L’ultima pubblicazione su Santa Maria al Bagno

Paolo Pisacane – Marcello Gaballo, Santa Maria al Bagno e l’accoglienza ai profughi ebrei, con contributi di Salvatore Inguscio, Emanuela Rossi e Alfredo Sanasi, ediz. Mario Congedo, Galatina 2021.

 

 

dalla prefazione di Giancarlo Vallone

Questo volume su Santa Maria può essere letto a diversi livelli di profondità, ma già nel suo impianto, ch’è quello d’una redazione collettiva, esprime l’esigenza d’un rispetto pieno delle ben diverse competenze necessarie a raggiungere il fine, e la diversità di queste competenze espone a sua volta la complessità della storia di questa importante località.

È, anzi, indiscutibile la sua antichità come nucleo abitativo, perché il contributo iniziale di Salvatore Inguscio ed Emanuela Rossi, ripercorre  appunto la vicenda degli scavi  e dei reperti di epoca neolitica, e successive, della Grotta del Fico,  esaminata nel 1961 da Arturo Palma di Cesnola (1928-2019) e da altri collaboratori, ed in seguito oggetto di studi ripetuti, durante i quali, come ben giustamente si ricorda, un operaio avvertì l’équipe dell’esistenza di altre grotte abitate  in epoche remote nella baia di Torre Uluzzu,  fornendo così la possibilità di provare il passato preistorico all’area costiera neretina.

Spetta ad Alfredo Sanasi il compito più arduo, quello di legare Santa Maria alla tradizione quanto meno romana di Nardò, ed è in questo buona guida uno degli ultimi scritti di Francesco Ribezzo (ed. 1952)…

 

… il progresso dei tempi, e in particolare la lunga stagione medievale, consente sguardi più approfonditi perché le testimonianze e i documenti si moltiplicano, grazie soprattutto al fatto che in Santa Maria l’importante Ordine Teutonico possedeva un’abbazia, poi col tempo trasformata in masseria (la masseria ‘del Fiume’ già ‘del bagno’); e se pure di essa sopravvive soltanto, immersa nell’abitato, una torre (cinquecentesca) d’avvistamento, la documentazione superstite è invece apprezzabile, ed è stata oggetto, per vari profili ed epoche, di più studi, dal Coco a Benedetto Vetere allo stesso Marcello Gaballo che ora ne fa chiara sintesi in un capitolo di questo volume, mettendo a frutto anche gli studi di H. Houben nel frattempo venuti alla luce…

… Si devono a Paolo Pisacane gli ultimi capitoli del volume, ed è in questi capitoli che muta notevolmente il modello di informazione e di comunicazione proposto ai lettori. Intanto Pisacane narra le vicende di Santa Maria in concreto dalla fine dell’Ottocento in poi, cioè dal momento in cui Santa Maria, dove qualche stabilimento balneare c’era stato anche in antico, rinasce nella forma di centro di villeggiatura secondo la mentalità borghese, perché la ‘villeggiatura’, l’affrontare ‘in villa’ la calura estiva, esprime una mentalità ed è un’invenzione di tipica matrice borghese…

… La memoria che ci offre Paolo Pisacane nei primi suoi capitoli è anzitutto quella che gli ha trasmesso la sua famiglia, che dalla fine dell’Ottocento risiede stabilmente a Santa Maria, ed i ricordi che ci vengono incontro sono legione: l’edificazione delle ville ed i palazzi signorili sulla piazza, gli stanziamenti di famiglie di pescatori (i primi residenti), gli spacci ed attività commerciali della prima ora…

 

C’è tuttavia un capitolo molto importante tra quelli proposti da Pisacane ed è quello che narra la vicenda, dalla fine del 1943 al 1947, dei molti ebrei, liberati dai campi di concentramento, ma anche di slavi evacuati dai loro territori: tutti internati nel campo-profughi nr. 34 che, appunto, faceva centro in Santa Maria, con gli aggregati di Santa Caterina, delle Cenate e Mondo nuovo (altri campi erano a Leuca, a Santa Cesarea, a Tricase marittima). La presenza di case e ville abitate solo d’estate, semplificava i problemi di insediamento di tutta questa gente priva di qualunque proprio sostegno, ma a volte anche violenta.

Si tratta di una storia della cui importanza ci si è accorti ad iniziare dalla metà degli anni Ottanta dell’altro secolo ed è una storia che senza la vigile curiosità e l’attenzione di Paolo Pisacane non si sarebbe potuta scrivere, o non si sarebbe potuta scrivere con la complessità di temi che oggi conosciamo…

Nardò, Le quattro colonne, ieri (fine del XIX secolo?) e oggi

di Armando Polito

Continua l’operazione-nostalgia1, le cui motivazioni, modalità d’esecuzione, finalità ed aspettative (quest’ultime, debbo confessarlo amaramente, finora totalmente deluse) ho avuto occasione di ribadire recentemente in https://www.fondazioneterradotranto.it/2016/07/19/nardo-santa-maria-al-bagno-via-dei-basiliani-ieri-1930-oggi/.

Il tema di oggi è costituito  non da una via ma da un manufatto a sè stante, rimasto, nonostante l’antropizzazione, fisicamente isolato, anche se meno rispetto al passato. Per questo, prima delle due consuete immagini comparative che costituiscono l’essenza di ogni post della serie, oggi presenterò i dettagli di alcune mappe del passato. Mi ha sorpreso non poco la constatazione che la nostra torre compare nelle carte (dedicate alla Terra d’Otranto ed aventi, più o meno, la stessa scala) solo a partire dalla Provincia di Terra d’Otranto già delineata dal Magini e nuovamente ampliata in ogni sua parte secondo lo stato presente, pubblicata da Domenico De Rossi a Roma nel 1714.

La carta di Giovanni Antonio Magini, cui il De Rossi fa riferimento, fa parte di Italia, opera pubblicata dal figlio Fabio a sue spese (non è indicato l’editore) a Bologna nel 1620. In essa (è la n. 56) il nostro toponimo è assente, come mostra in dettaglio l’immagine che segue.


Siccome la torre entrò in servizio nel 1605 e Giovanni Antonio mori nel 1617 bisogna ipotizzare che la tavola rimase così com’era stata realizzata prima del 1605.

Mi è parso normale, invece che essa fosse presente nell’Atlante geografico del  Regno di Napoli  di Giovanni Antonio Rizzi Zannoni, uscito a Napoli per i tipi della Stamperia Reale dal 1789 al 1808. Di seguito il dettaglio tratto dal ventiduesimo foglio.

Al tempo non può sottrarsi nulla, nemmeno la toponomastica e lo attesta Torre del Fiume2, il nome che la torre aveva prima che il crollo della sua parte centrale propiziasse il passaggio a quello attuale di Le quattro colonne. Ciò che segue, invece, documenta la trasformazione del luogo.

Immagine tratta da Salento com’eravamo (https://www.facebook.com/Salentocomeeravamo/photos/a.546052458786370.1073741828.546048392120110/1101068953284715/?type=3&theater)

Immagine tratta ed adattata da Google Maps (https://www.google.it/maps/@40.1257841,17.9970579,3a,75y,180.44h,82.18t/data=!3m6!1e1!3m4!1stJEzXlJecYuzydwTlPAF2g!2e0!7i13312!8i6656!6m1!1e1)
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1 Per chi gradisse il tema generale spunti di un certo interesse potrebbero esserci in:

https://www.fondazioneterradotranto.it/2013/08/25/nardo-operazione-nostalgia/

https://www.fondazioneterradotranto.it/2013/05/13/rusineddha-una-giovane-bagnante-di-cento-anni-fa-a-santa-caterina/

https://www.fondazioneterradotranto.it/2015/09/10/amarcord-salentino-1/

https://www.fondazioneterradotranto.it/2013/08/28/due-variazioni-sul-tema-a-nardo-e-a-s-maria-al-bagno/

https://www.fondazioneterradotranto.it/2015/08/04/unantica-peschiera-leccese-nei-pressi-di-frigole-22/

https://www.fondazioneterradotranto.it/2016/06/30/nardo-piazza-osanna-ieri-oggi-domani/

Segnalo anche la serie in 14 puntate La Terra d’Otranto ieri e oggi (anche se lo strumento di confronto non sono foto ma stampe antiche):

PRESENTAZIONE: https://www.fondazioneterradotranto.it/2013/12/19/la-terra-dotranto-ieri-e-oggi-114-presentazione/

ALESSANO : https://www.fondazioneterradotranto.it/2013/12/23/la-terra-dotranto-ieri-e-oggi-214-alessano/

BRINDISI: https://www.fondazioneterradotranto.it/2014/01/05/la-terra-dotranto-ieri-e-oggi-314-brindisi/

CARPIGNANO: https://www.fondazioneterradotranto.it/2014/01/09/la-terra-dotranto-ieri-414-carpignano/

CASTELLANETA: https://www.fondazioneterradotranto.it/2014/01/14/la-terra-dotranto-ieri-e-oggi-514-castellaneta/

CASTRO: https://www.fondazioneterradotranto.it/2014/01/20/la-terra-dotranto-ieri-e-oggi-614-castro/

LATERZA https://www.fondazioneterradotranto.it/2014/02/05/la-terra-dotranto-ieri-e-oggi-714-laterza/

LECCE: https://www.fondazioneterradotranto.it/2014/02/17/la-terra-dotranto-ieri-e-oggi-814-lecce/

MOTTOLA: https://www.fondazioneterradotranto.it/2014/02/21/la-terra-dotranto-ieri-e-oggi-914-mottola/

ORIA: https://www.fondazioneterradotranto.it/2014/02/26/la-terra-dotranto-ieri-e-oggi-1014-oria/

OSTUNIhttps://www.fondazioneterradotranto.it/2014/03/04/la-terra-dotranto-ieri-e-oggi-1114-ostuni/

OTRANTO: https://www.fondazioneterradotranto.it/2014/03/14/la-terra-dotranto-ieri-e-oggi-1214-otranto/

TARANTO: https://www.fondazioneterradotranto.it/2014/03/31/la-terra-dotranto-ieri-e-oggi-1314-taranto/

UGENTO: https://www.fondazioneterradotranto.it/2014/04/03/la-terra-dotranto-ieri-e-oggi-1414-ugento/

2 Torre del fiume di Galatena [oggi Galatone] in Girolamo Marciano (1571-1628),  Descrizione, origini e successi della provincia d’Otranto, opera postuma uscita, con le aggiunte di Domenico Antonio Albanese (1638-1685) per i tipi della Stamperia dell’Iride a Napoli nel 1855, p. 142. Sorprende il fatto che la torre non compare tra quelle citate per il territorio di Nardò  in Cesare D’Engenio Caracciolo, Ottavio Beltrano ed altri, Descrittione del Regno di napoli diviso in dodeci provincie, Beltrano- De Bonis, Napoli, 1671, p. 217. Del fiume oggi resta solo il ricordo in una sorgente da tempo cementata (credo per motivi igienici causati dall’inquinamento) ma negli ultimi anni ripristinata da alcuni volontari: https://www.youtube.com/watch?v=Ws0s6g-gSGc (ignoro, tuttavia, lo stato attuale).

Sulla storia della torre:

https://www.fondazioneterradotranto.it/2012/06/12/note-sulla-torre-del-fiume-di-s-maria-al-bagno-nota-come-quattro-colonne/

 

I cavalieri teutonici in Puglia e a Santa Maria al Bagno (III ed ultima parte)

L’ ABBAZIA DI S. MARIA DE BALNEO

DA DIMORA DEI CAVALIERI TEUTONICI A MASSERIA

di Marcello Gaballo

… Tra i beni ceduti vi era anche l’ edificio abbaziale di S. Maria de Balneo che, nell’ annotazione degli annui censi che ogni anno, nella festa dell’ Assunta, si devono versare alla Mensa Episcopale di Nardò, registrati nella visita pastorale del Vescovo Bovio del 1578[67], risulta essere ormai diventata masseria vulgariter dicta lo Bagno olim Abbatiae S. Leonardi de la Matina, sita in loco dicto lo Vagno, in territorio Neritoni, iuxta bona Abbatiae S. Maria de Alto et Abbatiae S. Nicolai de Scundo[68], ora del Mag. Gio: Francesco Della Porta e di cui era stato ultimo commendatario il Cardinale di Sermoneta. La masseria versava annualmente due libbre di cera et alias libras duas incensi. Dictus census debebat ab antiquo ipsi mense pro dicta Abbatia S. Leonardi.

Santa Maria al Bagno (Nardò-Lecce), masseria Fiume che ingloba, nella parte inferiore, l’abbazia di Santa Maria de Balneo

L’ acquisto dell’ edificio e del terreno circostante da parte del barone di Serrano Della Porta probabilmente comportò una sua modifica strutturale, avendo riutilizzato la maggior parte della costruzione precedente con i grossi muri esterni, aggiungendovi un corpo superiore per ottenenere così una torre con le caratteristiche di cui si è già detto e con elementi in comune con le numerose masserie fortificate del neritino e con le torri costiere che nello stesso periodo venivano erette lungo la costa a scopo difensivo.

Il notevole spessore murario del piano terra dell’edificio

Da Francesco di Antonio Della Porta la masseria con i terreni circostanti, come tutti gli altri beni della famiglia,  passò al figlio Giorgio Antonio, da cui alla figlia Eleonora[69]. Questa, sposa di Mario Paladini da Lecce, VII barone di Lizzanello e Melendugno, il 9 giugno 1589 vendette la masseria nuncupata de lo Bagno al magnificus Marco Antonio de Guarrerio per 1000 ducati, con un censo annuo di 90 carlini di argento[70].

Dal De Guarrerio il bene fu rivenduto per 1000 ducati ad un altro neritino, Antonio de Monte, con istrumento per notar Pietro Torricchio del 15/7/1590[71].

In un atto del 1597 ne sono proprietari Antonio e suo figlio Scipione de Monte[72].

l’accesso alla masseria visto dal cortile interno, prima degli ultimi restauri

Nel 1600 la masseria è denominata lo Bagno… cum turre, curtibus et omnibus territoriis, iuxta massariam abbatie sub titulo S.ti Nicolai de Scundo, iuxta bona benefitialia benefitii sub titulo S.ti Laurentii ac bona benefitialia sub titulo S. Caterina de Modio, iuxta litus maris ed appartiene al giudice Antonio

I cavalieri teutonici in Puglia e a Santa Maria al Bagno (II parte)

Santa Maria al Bagno - Nardò (Lecce), masseria Fiume, ingresso principale

L’ ABBAZIA DI S. MARIA DE BALNEO

DA DIMORA DEI CAVALIERI TEUTONICI A MASSERIA (seconda parte. La vendita di tutti i beni pugliesi dell’ordine)

 

di Marcello Gaballo

… Per restare nello specifico della nostra abbazia di S. Maria e nel tentativo di ordinare cronologicamente le sue vicende attraverso i documenti pervenutici, l’ Ordine, rappresentato dal procuratore Giovanni Helfenbeck di Norimberga, dovette sostenere una lite con la diocesi neritina, rappresentata dal vescovo Stefano Agricola De Pendinellis (1436-1451), per il possesso pleno jure dell’ abbazia di S. Maria de Balneo; lite poi risolta da papa Eugenio IV, che confermò al monastero di S. Leonardo di Siponto il possesso  dell’ abbazia[42].

Il primo documento sulla questione è stato riportato dal Camobreco nel suo “Regesto”[43]. Datato 13 aprile 1440 e rilasciato a Barletta, vede tra i testimoni pure Marinus de Falconibus et Perrus eius frater, Lodovicus de Noya, Petrus de Fonte Francisco, artium et medecine doctores, fr. Cicchus abbas S. Marie de Alto, fr. Benedictus abbas S. Angeli de Salute, Cobellus Cafaro vicarius Episcopi in spiritualibus, abbas Nicolaus Grande episcopi vicarius in temporalibus, fr. Victori Gayetanus propositus maioris eccl. Neritonensis, not. Antonius Natalis, not. Loysius Securo et not. Loysius de Vito, tutti di Nardò.

 

Un altro documento datato 20 giugno 1444, rilasciato in Manfredonia[44], tra l’ altro riporta: …locumtenentem cum aliis fratibus dicentes ab antiquo possedisse ecclesiam S. Marie de Balneo… et ipsam ecclesiam Stefanus episc.

I cavalieri teutonici in Puglia e a Santa Maria al Bagno (I parte)

 

L’ ABBAZIA DI SANCTA MARIA DE BALNEO

DA DIMORA DEI CAVALIERI TEUTONICI A MASSERIA

 

di Marcello Gaballo

A meno di 300 metri dal rudere delle Quattro Colonne, a sud del piccolo abitato costiero di Santa Maria al Bagno, sulle ultime propaggini delle Serre Salentine, a circa 35 metri dal livello del mare, seminascosta dalle abitazioni sorte senza rispetto del paesaggio e fuori da ogni regola urbanistica, si intravede la torre di quella che un tempo fu la masseria Fiume, oggi radicalmente ristrutturata in moderna e confortevole abitazione.

L’ ingresso alla masseria si raggiunge da una traversa, sulla provinciale S. Maria al Bagno-Galatone, prima di via Edrisi, per la quale si giunge alle Quattro Colonne e che un tempo era contigua all’ importante ed antica via di comunicazione che da Galatone portava al mare.

La denominazione della masseria si spiega, probabilmente, col fatto che la costruzione fiancheggiava un corso torrentizio in cui si raccoglievano le acque reflue da tutto il territorio a monte, per mescolarsi poi con quelle della sorgente delle Quattro Colonne[1]. Il complesso, nel modo con cui si colloca, corona una prospettiva che sale regolarmente dal litorale verso l’ entroterra.

Le numerose modifiche delle costruzioni adiacenti e la suddivisione successiva impediscono di delineare l’aspetto originario della masseria, restando comunque evidenti l’ androne di ingresso alla corte e, soprattutto, la torre, che rappresenta ancora oggi il nucleo centrale e l’ elemento più sorprendente.

Essa, formata in epoche successive, si sviluppa su due piani, di cui quello a piano terra molto ampio, con volta a botte e spessa muraglia; il secondo è il piano diventato utile, in cui risiedeva il proprietario, con volta a botte lunettata, tre finestre, il camino (poi trasformato in “cucina economica”), una muraglia dello spessore di circa 80 cm.

Santa Maria al Bagno – Nardò (Lecce), masseria Fiume, ingresso principale

Opere in muratura successive dividono questo piano in più ambienti, evidenziandosi comunque un corpo aggiunto sul lato orientale, che ha trasformato la pianta della torre da quadrata in rettangolare. Tale modifica ha previsto anche l’ aggiunta di una scala esterna a due rampe che collega i due piani, in sostituzione di quella più antica che si sviluppava nello spessore delle

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