Il dire ulteriore. Immagini e parole
Scatti d’autore di Mauro Minutello – testi di Elio Ria
prefazione di Pier Paolo Tarsi, a cura di Marcello Gaballo
Edizioni Fondazione Terra d’Otranto – Collana Scatti d’autore n°1
formato A/4, cartonato, 84 p., stampa colore
ISBN: 978-88-906976-4-7
La lettura del libro e il godimento delle immagini rimanda ad un ulteriore dire in un panorama ampio di dettagli della terra salentina. Un libro “incompiuto” dove l’esaltazione dell’insieme è demandata al lettore. Il poeta e il fotografo hanno sottolineato ciò che hanno voluto secondo i propri interessi, in condizioni di imparziale attenzione, assumendo anche le vesti di spettatori trasognati.
Indubbiamente le immagini e i testi sono frutto delle abitudini e ossessioni degli autori: difatti in qualsiasi trattazione tematica fotografica e testuale affrontata, parlano in fondo di sé stessi, del proprio bisogno di trarre dalla geniale creazione di Dio un frammento concettuale per magnificare la sua opera.
La voglia di dire e di raccontare qualcosa che sfugge all’attenzione, e di cui non si avverte il valore, è palesemente suffragata dall’impegno del poeta Elio Ria e dal fotografo Mauro Minutello, i quali hanno dimostrato come la bellezza di un fiore resta tale anche se non c’è nessuno a contemplarla.
L’opera tenta di agganciare il lettore all’intorno di un mondo come l’odierno in cui tutto è uguale a tutto in osservanza della soddisfazione dei bisogni. Decelerare, soffermarsi a contemplare il significato della reale bellezza dei luoghi diventa un esercizio che rafforza le certezze di un’idea, sviluppatasi non solo per meravigliare gli occhi ma anche per traslare significati di architettura della natura. Il linguaggio dei luoghi è affine a quello della lingua.
Traspare nel volume edito da Fondazione di Terra d’Otranto il criterio di non deviare sia in parole che in immagini dal verisimile, rispettando ciò che gli occhi hanno visto – e comunque – in una sorta di res ficta o argumentum, vale a dire la res ficta è inventata sì, ma entro i limiti del verisimile, seppure in alcuni testi la poesia tende a colpire con lo splendore della forma: mirando a immaginare fantasie ma anche cose incredibili. Il poeta giustifica in questo modo la propria licenza di trattare cose impossibili al fine di rendere sorprendente e interessante la sua opera. Di converso il fotografo ha estrapolato da un contesto più ampio un dettaglio che – a parere suo – potesse illuminare con la fissità dell’immagine qualcosa che sfugge all’abitudine degli occhi. Si può dire che entrambi gli autori sono riusciti a dissimulare e a rendere gradevole persino l’assurdo, infrangendo le regole visive della verità, inducendo gli occhi a ragionare concetti di bellezza e di ulteriore dire, nel tentativo di conquistare gli occhi degli altri. Lo stupore dell’impossibile è un bisogno dell’uomo e i testi quando ne sono ricchi svolgono un compito preciso. Ricorrere alla finzione vuol dire allargare per un momento lo spazio del reale, muovere passi in zone normalmente vietate entro la logica della narrazione che si mantiene in un sistema coerente di rapporti tra possibile e impossibile.
Il volume, di pregevole fattura, assume l’onere della divulgazione conoscitiva di alcuni luoghi del Salento, rendendo partecipe il lettore alla realtà, la quale è assumibile a un modello che descrive la riconducibilità della vita umana a essa. Modello che può anche fornire chiavi critiche, che può favorire un’evasione, oppure appagarsi della sua contemplazione o riportarlo alla realtà che esso produce fittiziamente.
Il palcoscenico è l’immagine tratta da uno scenario naturale, la parola è il sostegno ad essa per coniugare nuove visioni e una validazione della fantasia. Il libro è da considerarsi a tutti gli effetti un coraggioso tentativo di connubio poetico-artistico che fa da contraltare ai canoni classici della letteratura e della fotografia, dimostrando che è possibile muovere insieme immagini e parole in un contesto regolato dalla ciclicità degli eventi naturali; inoltre la reversibilità del tempo, gli scambi reciproci fra immaginazione e vita, moltiplicano all’infinito i rapporti soggetto-oggetto. Ria e Minutello hanno teso al massimo il filo che collega il reale all’irreale: amplificando, modellando, cose quotidiane di un creato che può ancora meravigliare.