di Gilberto Spagnolo
Il teatro, come forma d’arte e di comunicazione, ha origini molto antiche. Ha origini che affondano nelle radici più profonde della storia umana e continua ad essere ancora oggi un elemento centrale nella vita culturale e sociale della comunità. Il teatro rende visibile la storia dell’umanità e i temi essenziali dell’esistenza. Il suo valore culturale è certamente legato alla sua capacità di raccontare storie, di preservare tradizioni e di stimolare la riflessione, mentre il suo valore sociale si esprime nella sua stessa funzione di aggregazione, educazione e denuncia. Il teatro perciò è un potente strumento di trasformazione, un luogo di incontro, di crescita e di riflessione, che rimane di fondamentale importanza in tutte le epoche e in tutte le società. Fatta questa premessa, nel nostro caso e più specificatamente la Terra d’Otranto, oggi nota come provincia di Lecce, ma un tempo parte integrante del grande territorio salentino, ha visto nella seconda metà dell’Ottocento, un fiorire di teatri popolari che, pur inserendosi in una tradizione teatrale più ampia, hanno saputo mantenere tratti distintivi legati alla cultura locale e alle trasformazioni sociali e politiche di quell’epoca.
Mirabili testimonianze di tale fenomeno, sono stati ad esempio i teatri sorti a Lecce, Nardò, Novoli, Gallipoli, Galatina, Maglie, Taranto; teatri protagonisti di un’intensa attività teatrale che rispecchiava le peculiarità sociali, economiche e culturali della Terra d’Otranto. Indubbiamente i teatri popolari ottocenteschi della Terra d’Otranto furono soprattutto preziosi luoghi vitali di aggregazione sociale, di educazione e di espressione culturale. La loro costruzione e sviluppo rispecchiavano il desiderio delle comunità salentine di rafforzare la propria identità e di rispondere ai cambiamenti sociali ed economici che caratterizzavano l’epoca.
Pur con le diversità di “forma e contenuto”, questi teatri in concreto e fondamentalmente ebbero un ruolo importante nella vita culturale e politica del Salento, preservando e trasmettendo tradizioni popolari e valori comuni attraverso le generazioni. E ancora oggi, la memoria di queste strutture e delle attività teatrali che vi si svolgevano, rappresenta una testimonianza fondamentale della ricchezza culturale della Terra d’Otranto stessa. In tale contesto perciò è da considerare semplicemente “monumentale” e di incomparabile bellezza il volume Centocinquant’anni di storia del Teatro a Nardò, che narra la storia del suo teatro comunale, un capolavoro editoriale stampato recentemente dell’editore Claudio Grenzi di Foggia e curato da Marcello Gaballo e Andrea Barone. Una non malcelata emozione e un grande stupore ho potuto provare infatti nello sfogliare queste pagine di grande formato; pagine in cui “l’idea di costruire un teatro, ove incontrarsi per ascoltare musica, assistere a rappresentazioni teatrali, discutere di problemi vitali per lo sviluppo del paese, si radicava in una antica tradizione culturale che aveva fatto di Nardò un centro di studi umanistici e di ricerca scientifica ed artistica” (A. Barone, p. 21).
Un capolavoro perciò non solo editoriale ma soprattutto un capolavoro che ha saputo tracciare, come meglio non si poteva fare, la storia di centocinquant’anni di vita di questo monumento della città neretina, una delle città più importanti del Salento, centro fondamentale per la vita culturale e teatrale della regione stessa.
Anni iniziati esattamente il 3 febbraio 1872, allorquando il tre volte sindaco Giovan Battista De Michele (patriota con un passato mazziniano ed idee liberali) all’inizio del suo primo mandato, nella sua prima seduta consiliare, nel vasto piano di opere pubbliche da realizzare, propose di costruire in Piazza Municipio (oggi Piazza Salandra) un teatro comunale esattamente accanto alla chiesa di S. Trifone (la Prefettura bocciò questo primo progetto accogliendo invece nel 1893 quello dell’ing. Quintino Tarantino redatto per la sua costruzione nella piazzetta del Carmine, luogo più adatto individuato dal Consiglio Comunale nel 1891).
Il libro infatti, si presenta come un possente racconto, oserei dire un grande romanzo scritto con una singolare potenza storica e intellettuale e in cui si raccolgono una serie di pregevoli contributi che ripercorrono e ricostruiscono, con una puntuale dettagliata disamina, la storia e le attività del Teatro popolare di Nardò, una delle realtà più significative e appassionanti della tradizione pugliese. Introdotta dagli interventi del Sindaco Pippi Mellone e dell’Assessora alla cultura e all’istruzione della città di Nardò Giulia Puglia, l’opera, pietra miliare anche per la sua coralità di ricerca capillare e per i suoi molteplici e importanti aspetti completamente inediti, resa possibile soltanto per la passione e il grande amore della nobile città di Nardò nel senso più alto del termine, si dipana esemplarmente attraverso ben otto contributi (per complessive 253 pagine) raccolti (a cui segue una corposa e preziosa bibliografia) che documentano sia il percorso di ricerca di ogni singolo autore che la sua competenza culturale, evidenziando nel contempo sull’argomento aspetti diversi ma fortemente complementari.
Sostanzialmente il volume (pur non avendo una indicazione in tal senso) si sviluppa a nostro parere in due parti: una parte prettamente di carattere storico-archivistico con l’esplorazione dei più importanti archivi istituzionali e privati in merito (cuore pulsante del libro) e una parte, di fatto, artistica e culturale. La parte più consistente, nell’impianto della ricerca, è quella che comprende i contributi di Pantaleo Dell’Anna con Il primo ventennio di storia del Teatro Comunale di Nardò (1872-1892) (pp. 21-34) e quella di Marcello Gaballo con Lineamenti per una storia dello spettacolo a Nardò e del suo teatro (pp. 35-144). Dell’Anna, alla luce dei documenti municipali rintracciati, pone le basi della ricerca stessa, a partire dalla prima seduta consiliare del 3 febbraio 1872 del Sindaco Giovan Battista De Michele, seduta in cui si delibera per la prima volta la costruzione di un teatro affidando l’incarico di redigere il progetto all’architetto Gregorio Nardò fino alla seduta straordinaria del Consiglio Comunale del 18 febbraio 1892 con “l’approvazione del progetto per la costruzione del teatro dell’Ing. Quintino Tarantino, personaggio di rilievo nella storia cittadina di fine Ottocento”. “La parte del leone”, e non si può dire diversamente, è sostenuta certamente dal contributo “meritevole di encomio” di Marcello Gaballo, studioso emerito e di straordinario talento e valore. Al di là delle sue indubbie competenze specialistiche di notevole spessore (autore di innumerevoli ed eccellenti monografie), il ruolo di Marcello Gaballo risalta fortemente nel quadro complessivo di questo lavoro di anni, perché ha soprattutto un grande merito: quello di aver comunque avviato, con risultati straordinari una storia dello spettacolo a Nardò e di conseguenza del suo teatro e della sua storia travagliata, a partire dalla prima fonte in argomento che sono le Costituzioni Sinodali del 1579 del Vescovo di Nardò Cesare Bovio (1577-1583) (in cui viene stabilito che durante le celebrazioni sacre che si tenevano in città nei giorni di precetto non potevano esibirsi ciarlatani, canti in banca, zanni, rappresentatori di Comedie) fino alle vicende del teatro svoltesi tra il 1982 e il 2006, allorquando dopo ben 32 anni di fermo, e a 88 anni dalla sua fondazione, finalmente il 6 febbraio 1982, il Teatro Comunale riaprì i battenti e il Sindaco Cosimo Sasso ufficializzò la sua riapertura al pubblico con tre concerti d’apertura che si tennero dal 15 al 17 maggio, eseguiti da Elementi del Gruppo da Camera “I Solisti Veneti”.
Nella sua “travagliata storia”, il teatro venne inaugurato nel 1909 con la rappresentazione del Mefistofele di Arrigo Boito, rischiò di essere distrutto durante le serate danzanti del carnevale nel 1925, fu adibito a sala cinematografica, fu chiuso per mancanza di requisiti di sicurezza fino ad essere abbandonato completamente e riportato in vita nel 1982 con i lavori di restauro. In tale percorso è significativo anche ricordare che dopo il collaudo effettuato il 19 luglio 1900 dall’Ing. Francesco Nicola De Pace, il teatro per meglio accordare dal punto di vista artistico ed estetico i lavori già eseguiti, fu affidato all’ingegnere leccese Oronzo Greco di provata esperienza in questo settore essendo stato progettista anche del Teatro Comunale di Novoli (1885), del Politeama di Lecce voluto da suo fratello Donato e di altri rimasti inattuati in comuni delle province di Bari e Taranto. Oronzo Greco, pur esercitando validamente e con successo l’attività d’ingegnere, non possedeva la laurea in ingegneria. Lo fece presente lui stesso al Sindaco di Novoli, come risulta in una sua risposta personale alla nota prefettizia intorno all’autorizzazione sulla sua nomina deliberata dal Consiglio Comunale di Novoli il 17 novembre 1883 per il completamento del Teatro novolese.

Nel contributo di Gaballo, frutto certamente di un lungo e rigoroso lavoro di ricerca e di uno studio scrupoloso e accurato, oltre a una mole sconfinata di documenti di prima mano, ciò che colpisce maggiormente di questo percorso organico di un luogo realmente simbolo per la città, è il prezioso e copioso materiale documentario sugli spettacoli della prima stagione teatrale nel 1909, illustrati dalla collezione di Giuliano Cacciapaglia, acquisita di recente dall’Associazione Piccolo Teatro “Città di Nardò” e aggiuntasi a quella già posseduta dal loro Archivio Storico in fase di organizzazione (di questa raccolta documentale se ne parla nel saggio di Adele Perrone, ultimo saggio del libro). Dalla consultazione di questa raccolta cartacea di manifesti e locandine dell’epoca, si sono potuti così conoscere, come scrive lo stesso Gaballo, i nomi delle compagnie, degli Autori e degli interpreti, ricostruendo infine l’intensa e sconosciuta attività teatrale di quei decenni.

Di grande importanza ovviamente sono anche i contributi che occupano e si sviluppano nella parte artistica e culturale e che sono i seguenti: Andrea Barone, Presidente “illuminato e mecenate” dell’Associazione Amici Museo Porta Falsa e della Compagnia del Piccolo Teatro “Città di Nardò”, con Cinquant’anni di emozioni e Cinquant’anni di attività del Piccolo Teatro “Città di Nardò”; impeccabile e completa la sua ricostruzione dell’epoca, con personaggi, scene, interpreti, di tutte le rappresentazioni teatrali che si sono svolte nei cinquant’anni di attività, a partire dallo spettacolo di “arte varia” “Sacrificio di una mamma” messo dal gruppo di sostenitori cittadini per la salvaguardia del teatro voluto da Paolo Zacchino nel 1974, fino al 28 aprile 2024 con “Passaportu Pi llu ‘Nfiernu”, commedia in due atti di Mimino Spano realizzata per celebrare il cinquantesimo anniversario della costituzione del Piccolo Teatro “Città di Nardò”. Seguono Riccardo Quaranta con Due meravigliose realtà cittadine; Andrea Barone, Luigi Conte, Marcello Gaballo, Adele Perrone, Gabriella Schirosi con Figure salienti nei cinquant’anni di storia del Piccolo Teatro; Paolo Marzano con Quando la storia è di scena; Adele Perrone, infine con Cinquant’anni di attività del Piccolo Teatro “Città di Nardò”.
I contributi qui raccolti, offrono un’analisi accurata e approfondita di come il Teatro si sia sviluppato in questa area del Salento, tanto da diventare un punto di riferimento per le comunità locali e un importante veicolo di espressione sociale, culturale e politica. In sostanza, un luminoso esempio sul ruolo del Teatro come luogo di socializzazione e di aggregazione, dove diverse generazioni si sono incontrate e hanno interagito attraverso il linguaggio teatrale. Emergono così nelle loro narrazioni l’impegno civile, la determinazione, l’abnegazione, il lavoro, le storie delle due “realtà meravigliose” che rispondono ai nomi dell’“Associazione Amici Museo Porta Falsa” e della “Compagnia del Piccolo Teatro “Città di Nardò””.
Nella loro narrazione i ricordi e le commoventi emozioni delle loro esperienze teatrali s’intrecciano felicemente con i dati storici. Su questo grande palcoscenico di vita s’innalzano, con il loro carisma e il loro impegno civile le “figure salienti” del Piccolo Teatro che rispondono ai nomi di Gino Alemanno, Gregorio Caputo, Claudio Contaldo, Egidio Presicce, Federico Schirosi, Mimino Spano, Giovanna Zacchino, Paolo Zacchino, “l’eroe” come lo definisce il sindaco Pippi Mellone, a cui si deve la nascita nel 1974 della Compagnia del Piccolo Teatro “Città di Nardò”, che tanto si prodigò per la riapertura del teatro dopo il lungo periodo di inattività a causa della chiusura e che prima di morire, nell’aprile del 2013, ebbe cura di consegnare, o meglio di donare, ad Andrea Barone tutto il materiale documentario da lui raccolto sul Teatro Comunale.
Infine, tra i pregi del volume, oltre la rigorosità scientifica e la ricchezza dei contributi, “un libro nel libro” di estremo interesse, splendida veste tipografica, edizione a stampa pregevole dell’editore Grenzi di Foggia, stampata presso la benemerita Industria Servizi Grafici Panico di Soleto, nella collana di Storia e tradizioni locali, con un’immagine dell’interno del teatro che emoziona fortemente, bibliografia esaustiva e aggiornata, un “libro nel libro”, dicevamo, è l’apparato iconografico; “la cura iconografica” per meglio dire che arricchisce e orna il testo scritto con il potente mezzo comunicativo dell’illustrazione, composto da numerose e pregevoli foto opera di Lino Rosponi, antichi documenti, cromolitografie, litografie, antiche piante e tavole, foto d’epoca. In conclusione, il testo si presenta come una risorsa fondamentale per comprendere non solo la storia di un importante fenomeno teatrale locale, ma anche per riflettere sulla funzione sociale ed educativa del teatro in una comunità.
La raccolta dei vari contributi offre pertanto una panoramica più che completa e ben documentata, che potrà interessare ulteriormente altri studiosi di storia, ma anche di antropologia, teatro e cultura popolare, e chiunque sia appassionato (come noi e i Neretini) di tradizioni locali e della loro capacità di sopravvivere e trasformarsi nel tempo.
Oggi, dopo tante tribolazioni e un felice epilogo, orgogliosi di una storia comunque meravigliosa per uomini e idee, dal 2008 il Teatro Comunale è anche diventato “la casa di una vera e propria compagnia teatrale, la TerramMare Teatro, essendo una delle Residenze Teatrali Pugliesi, grazie al forte impegno e collaborazione della città di Nardò e alla promozione del Teatro Pubblico Pugliese, della Regione Puglia, del Ministero delle attività culturali e della Comunità Europea (sito Web https://terrammareteatro.it).