I giornali neritini del XIX secolo diretti da Luigi Maria Personè e i loro motti

di Armando Polito

N, B. Le immagini delle testate sono tratte da https://www.nardofotoartestoria.it/testate-di-giornali-neritini-di-altri-tempi-da-fine–800-ai-primi-del–900.html

Da sempre il motto ha avuto una funzione che potremmo tranquillamente definire identificativa e pubblicitaria. La fine del regime feudale prima e  quella del riconoscimento a fini pratici e concreti dei titoli nobiliari poi sancita nella Costituzione hanno fatto anche dei motti spesso campeggianti sugli scudi oggetto di valenza esclusivamente storica. Negli ultimi tempi, infine, all’araldica scientificamente intesa si è affiancata quella commerciale, che, sfruttando la dabbenaggine e il narcisismo di non pochi, è capace di fornire, a prezzi non propriamente modici, un pedigree del quale solo un ignorante, nonché imbecille, può andare orgoglioso.

Dei motti legati al potere oggi sopravvivono solo quello del papa e quelli  dei vescovi, destinati a durare una vita; più, comunque, di uno dei moderni slogan pubblicitari del passato e ancor più di quelli attuali, avvezzi come sono ad annusare e soddisfare bisogni sempre più cangianti e indotti dal demone del massimo profitto.  Non è raro che questi siano integralmente in inglese, mentre è molto probabile  che non tutti i destinatari, oltretutto più presi dall’immagine che li accompagna, siano in grado di correttamente tradurre e capire; il che, bella consolazione a celebrare la superficialità e l’ignoranza!, li accomuna a quelli che sono in latino, di regola nessi non originali ma  citazioni tratte da testi del passato sfruttando l’autorevolezza degli autori e l’aureola di fascino che l’antichità assume. Di seguito non certo per anacronistiche nostalgie quello della famiglia Personè col motto Et pace et bello come appare sulla facciata del fu Castello Acquaviva, poi Palazzo Personè, attualmente sede del Municipio1.

 

Un posto a parte occupano, infine, i motti di rilievo istituzionale minore, non campeggianti su scudi o simili, come quelli di alcuni giornali del passato, il cui orientamento politico in un clima di scontro particolarmente acceso e senza esclusione di colpi, emergeva già dal titolo e il motto rappresentava la punta del proprio fioretto. Questo clima respirava Nardò nella seconda metà del XIX secolo2.

Protagonista assoluto per la sua caratura culturale, che non si espresse solo nell’attività giornalistica, fu Luigi Maria Personè (1830-1898).

Oggi il giornalista, anche quello locale, ha, grazie anche alle collaborazioni esterne e, soprattutto ai moderni strumenti di comunicazione, una visibilità imparagonabile rispetto a quella alla quale poteva aspirare solo pochi decenni fa. Non deve perciò sembrare strano che, almeno per questo aspetto del suo impegno culturale, la notorietà di Luigi Maria Personè non abbia valicato i confini di Nardò. Eppure era, come si dice, più che attrezzato per farlo, come dimostrano le Etimologie neritine, l’unico suo scritto pubblicato, a puntate, su una prestigiosa rivista napoletana3. Fa rabbia pensare come per un talento a quell’epoca non fosse facile esprimersi ed essere utile, cioè fruibile dal maggior numero possibile di lettori, mentre oggi l’autopubblicazione consento anche ad un ignorante cialtrone di spacciarsi per intellettuale, anche perché è latitante il buonsenso, sintesi di quelli del limite e del ridicolo.

Tre furono i giornali che lo videro protagonista in tempi successivi, tutti stampati a Lecce dalla Tipografia Lazzaretti. Ne fu direttore, anche se questa figura e la connessa responsabilità legale nascerà nel 1848. È normale perciò che nelle testate di allora non ne compare il nome, ma le nostre tre, a differenza di quelle coeve della concorrenza, mostrano gli articoli privi della firma del loro autore. Tale anonimato, che potrebbe dare adito a sospetti di vigliaccheria, è a mio avviso la prova di una notorietà ed autorevolezza di un direttore che si assumeva in toto la responsabilità morale di quanto pubblicato, essendo difficile immaginare che tutti gli articoli li scrivesse lui o sottoponesse quelli degli altri ad una forma di censura preventiva.

Il primo giornale fu Lo sprone (nell’immagine il numero 6 del 22 maggio 18834).

Delle tre questa è la sola testata il cui nome non è immediatamente riconducibile ad alcuna citazione, ma rappresenta l’estrema sintesi del motto tramite la sua parola chiave. In esso, infatti, collocato in posizione di sottotitolo, si legge: Buon cavallo e mal cavallo vuole sprone. Boccaccio.

Questa specie di motto è tratto dalla nona novella della nona giornata del Decameron. Chiara è la valenza politica della metafora, in cui il cavallo è il cittadino che, buono o cattivo, ha sempre bisogno di essere guidato e stimolato da chi lo cavalca, cioè da chi detiene il potere.

Segnalo come fortuita coincidenza e senza maliziose illazioni al cui alimento non sono in grado di fornire neppure un indizio, che lo stesso nome avrà una testata brindisina il cui primo numero uscì il 6 settembre 18915.

La citazione di quello che ho chiamato specie di motto diventa più dettagliata in La mascella d’asino, il cui primo numero uscì il 14 febbraio 18866 (nell’immagine  il numero del 6 maggio 1886; manca qualsiasi indicazione sulla periodicità), dove si legge: In maxilla asinidelevi  Giud. Cap. XV Ver. 16.

Dopo il cavallo presente nel motto della testata precedente, qui si è passati, col meno nobile asino, presente sia nel titolo che nel motto (In maxilla asini7), al racconto biblico (Giudici, XVI, 16) di Sansone, che con una mascella d’asino uccise mille Filistei. La metafora, qui parzialmente umanizzata, ha la stessa valenza politica della precedente.

E siamo al Dies irae, la cui pubblicazione iniziò il 2 febbraio 18928  (nell’immagine il n. 9  del 13 luglio 1893).

Il sottotitolo è: Giornale serio ed al bisogno umoristico.  Insieme con le testate precedenti forma un climax ascendente (sprone>violenza>ira di Dio), quasi a scandire un percorso professionale (sia pure limitato, come s’è detto, al giornalismo locale) e nella scelta dei titoli e dei sottotitoli non è azzardato supporre che il nostro sia stato protagonista e non solo comprimario, con quella acribia e onestà intellettuale che è una costante metodologica di Etimologe neritine4, dove per tutti i lemmi, ogni volta che riporta un’ipotesi etimologica diversa in parte o in tutto dalla sua, cita sempre la fonte con estremo rigore anche bibliografico.

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1 Vedi https://www.fondazioneterradotranto.it/2013/08/08/su-due-dettagli-della-decorazione-della-facciata-dellattuale-municipio-palazzo-persone-di-nardo/

2 Sul tema vedi Ennio D’Amico, Nardò e i suoi giornali: trent’anni di storia civile, 1885-1913, Edizioni del Grifo, Lecce, 1990, pp. 28-30..

3 Un assaggino in https://www.fondazioneterradotranto.it/2025/02/25/dialetti-salentini-nnizzu-ovvero-nardo-avellino-0-2/

4 Si legge in Guida della stampa periodica italiana, R. Tipografia Editrice Salentina dei fratelli Spacciante, Lecce, 1890, p. 485, nella sezione Giornali cessati: Lo Sprone, settimanale, n. 1885; direttore Luigi Maria Personè. Fu sostituito dalla Mascella d’asino. La data di nascita riportata è sicuramente un errore di stampa (1885 per 1883) più plausibile in una guida che nella testa, il cui n. 6 reca, come inequivocabilmente si legge nell’immagine riprodotta, la data del 1883. Nella stessa testata, inoltre, si legge: Il giornale si pubblica per ora la I e la III domenica d’ogni mese.

5 Giornale politico, amministrativo, letterario, commerciale. “Sarò di tutti e di nessuno”. Si pubblica la domenica (da Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, Bollettino delle pubblicazioni italiane ricevute per diritto di stampa,  ricevute per diritto di stampa, Successori di Le Monnier, Firenze, 1891, scheda n. 10366). Nei precedenti numeri del bollettino compaiono regolarmente, cone specificato nelle note 6 e 8, le altre due testate neritine.

6 Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze Bollettino delle pubblicazioni italiane ricevute per diritto di stampa,  ricevute per diritto di stampa, Successori di Le Monnier, Firenze, 1886, scheda n. 2884).

7 Il testo originale completo è: In maxilla asini, in mandibula pulli asinarum delevi eos, et percussi mille viros (Con la mascella di un asino, con la mandibola di un piccolo d’asine li ho annientati e ho percosso mille uomini).

8 Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, Bollettino delle pubblicazioni italiane ricevute per diritto di stampa,  ricevute per diritto di stampa, Stabilimento Tipografico Fiorentino, Firenze, 1892, scheda n. 2260).

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