Cavallino: un cenotafio, un’epigrafe e tre anagrammi funebri (2/2)

di Armando Polito

Dopo il cenotafio e la sua epigrafe, passo ai tre anagrammi. Essi costituiscono, rispetto a qualsiasi monumento, una testimonianza, per così dire, parzialmente immateriale, perché contenuti in una pubblicazione uscita in occasione della morte di Beatrice. Si tratta di Descrizione delle pompe funerali nell’esequie dell’illustriss. signora D. Beatrice Acquaviva D’Aragona, marchesa di Caballino. Celebrate a 24 agosto dell’anno 1637. Del M.R.P bacelliere fra Giovanni Palombo della citta di Lecce, Pietro Micheli, Lecce, 1638. I tre anagrammi si leggono nella parte che raccoglie vari componimenti scritti da diversi autori per l’occasione1, come mostra la pagina iniziale.

Quello che, almeno graficamente, ha le fattezze di un frontespizio, è in latino. Lo tradurrò sezione per sezione, cominciando dal titolo, che occupa le prime tre righe: è nelle prime cinque righe:  Varie opere latine di diversi. A seguire: in morte dell’illustrissima Donna Beatrice Acquaviva d’Aragona.

Subito dopo inizia la serie dei componimenti: Primo scritto del molto reverendo gesuita Francesco Belli2. Qui sono sciolte le giuste lacrime per Beatrice Acquaviva. Dunque richiameremo dalle tenebre della tomba alla luce di questo fulgente cenotafio la nobilissima donna a noi rapita.  Vedere di contro quanto inopportunamente fu sottratta una donna animata da virtù. Sarai pianta dalla lacrimevole gentilezza del recente dolore e sarai guardata con amarissimo sentimento di tristezza. Il marito offre dunque alle sacre ceneri lacrime e sepoltura.

Nonostante il Latina del titolo, la seconda parte ospita componimenti in volgare. Gli autori sono tra i letterati salentini più noti di quegli anni. Tra gli autori in latino spicca con un componimento Girolamo Cicala3, tra quelli in volgare Agostino Sanpier De Negri4 con cinque, col record di nove detenuto da Carlo Schito5; né poteva mancare il contributo, con cinque, del rappresentante del ramo napoletano della famiglia di Beatrice: Tommaso Acquaviva6.

Dei componimenti passerò in rassegna i tre in cui il personaggio è celebrato con una frase anagrammaticamente ricavata dal suo nome, replicata, con qualche adattamento, in uno dei versi dell’epigramma che segue.

Un anagramma oggi ci appare poco consono alla compostezza che il momento richiedeva. In realtà, essendo un esempio di abilità inventiva in campo linguistico, fu, insieme con la metafora, ingrediente immancabile nella produzione barocca, soprattutto nel filone celebrativo, anche, come qui, in morte. Per quanto riguarda il rigore enigmistico va detto che nessuno dei tre è perfetto, come mostrerò alla fine di ognuno.

Da p. 8

:

Di don Vincenzo Presteno di Campi

BEATRICE DI ACQUAVIVA

Anagramma

VERA DEA COLEI CHE È MORTA

Passeggero,  chiunque tu sia a venire presso questa sacra urna,  ferma il passo e a capo scoperto inginocchiati. Qui giace una divina eroina, adorala prono con una preghiera, impara a seguire il cammino che ti indica verso il Cielo. A lei offerte per mezzo dei favi (offerte di miele), sarai condannato dalle offerte (insufficienti), vera dea è quella che è lontana dalla terra per essere vicina.

Come anticipato poco fa, l’inizio ricalca una formula ed un’immagine topiche delle epigrafi funerarie di tutto l0impero romano e riciclate nei secoli successivi. Due esempi riguardanti la parte iniziale (a seconda conteneva i dati anagrafici del defunto con gli eventuali titoli e alla fine, spesso, il nome del dedicatario: … siste gradum quicumque2 (CIL  02, 01094); Siste gradum viator … (CIL 12, 00533)= … ferma il passo, chiunque … ; …  tu qui carpis iter gressu/ properante viator siste/gradu(m) quaeso … (CIL 02, 99558)3= … tu viandante, che cammini a passo affrettato, ferma il passo, ti prego …

 

BEATRIX DE AQUAVIVA

17 lettere (A4 B1 D1 E2 I2 Q1 R1 T1 U1 V2 X1)

 VERA DIVA QUAE ABIT

16 lettere (A4 B1 D1 E3 I2 Q1 R1 T1 U1 V1 X0)

 

Da p. 9:

L’anagramma riguarda, più che la defunta, suo marito Francesco, e pure indirettamente, visto che ne celebra la madre, Aurelia (alias Delia) Sanseverino. Non tutte le ciambelle riescono col buco, per cui l’autore è stato costretto ad adottare nella locuzione di partenza DOMNA, che è del latino medioevale, invece del classico DOMINA. In compenso non si p lasciato sfuggire la figura etimologica Aurelia aurata, entrambe da aurum=oro.
Di don Andrea d’Andrea di Cavallino
All’illustrissima genitrice dell’illustre marchese.
DONNA AURELIA SANSEVERINA.
Anagramma.
Vera rosa che sta nella reggia di Dio.

Aurelia, che potè tessere lodi dorate della Vergine celebrare le quindici rose (le centocinquanta Ave Maria recitate in dieci gruppi di quindici) e se talvolta i templi spirarono un effluvio di profumo, l’altro profumo di Aurelia sale attraverso la sommità delle stelle. O rosa vera che resta vitale nella reggia di Dio. Se nacque rosa gradita alla terra, ora lo è al cielo.

DOMINA AURELIA SANSEVERINA
24 lettere (A5 D1 E3 I3 L1 M1 N3 O1 R2 S2 U1 V1)

VERA ROSA MANENS IN AULA DEI
23 lettere (A5 D1 E3 I2 L1 M1 N3 O1 R2 S2 U1 V1)

Da p. 10, dello stesso autore:

Illustrissima signora
BEATRICE DI ACQUAVIVA DI ARAGONA
Anagramma
GODA IL MARCHESE
QUELLA DEA
INFATTI VISSE BENIGNA
QUASI DIVINA PER LA TERRA

Si fanno onoranze ad un tumulo perché non risuoni una voce mesta. Gioisca, affinché al tumulo non siano dedicati mesti onori. Essa, marchesa, è una dea degna di essere onorata. Infatti visse quasi dea del Cielo benigna per la terra, emanando un profumo eterno. Il nome vola fino alle stelle. Ha il nome e il presagio la fama che resta di Beatrice. Va’ felice e tu beata rendi beati con insieme con te pure noi.

ILLUSTRISSIMA DOMINA BEATRIX DE AQUAVIVA DE ARAGONIA
46 lettere (A9 B1 C0 D3 E3 G1 H0 I7 L2 M2 N2 O2 Q1 R3 S3 T2 U2 V2 X1)

GAUDEAT MARCHIO ILLA DEA NAM VIXIT BONA TERRIS QUASI DIVa
48 lettere (A9 B1 C1 D3 E3 G1 H1 I7 L2 M3 N2 O2 Q1 R3 S2 T3 U1 V2 X1)

_________
1 L’anno prima erano usciti, sempre per lo stesso editore: Orazioni funerali recitate nell’esequie dell’illustrissima signora d. Beatrice Acquauiua D’Aragona, marchesa di Caballino. Celebrate per tre giorni nella chiesa maggiore di detta terra. Cominciate a 24 agosto 1637, composto da Il trionfo di morte dell’illustrissima signora d. Beatrice Acquaviva D’Aragona marchesa di Caballino. Descritto, e recitato a 24 agosto 1637 dal M. R. dottor D. Angelo Fusco della terra di Morciano; Ragionamento funerale di don Basilio Pandolfi chierico regolare, in morte dell’illustriss.ma signora d. Beatrice Acquaviva D’Aragona, marchesa di Caballino; Diceria funerale del r. padre frat’Antonino da Bisceglia. Angelo Fusco fu autore di Cronologia nobilissimae familiae de Castromediano de Lymburgh in regno et illustrissimae civitatis Neapoli ab anno 1156, Pietro Micheli, Lecce, 1660. Il Pandolfi è autore anche di Rime sacre di d. Basilio Pandolfi chierico reg.e madrigali, e canzoni dedicate alla serenis.ma reina del cielo Maria Vergine madre di Dio, Pietro Micheli, Lecce, 1634
2 Autore di: Divoto tributo di Francesco Belli. Al serenissimo prencipe di Venetia Antonio Priuli dedicato all’ill.mo Sig. Gieronimo Priuli, fù dell’illustrissimo Sig. Gieronimo, Pinelli, Venezia, 1618; Sermoni della passione di Christo, Pietro Micheli, Lecce, 1635.
3 Autore di: Hieronymi Cicadae sternatiae domini Parnasus sive carminis certamen eridani, sarni, et idume ex italicis Areosti, Tassi, et Grandis, Pietro Micheli, Lecce, 1636 e Cicada sive Carmina Hieronymi Cicadæ Sternatiæ domini, Pietro Micheli, Lecce, 1649.
4 Quattro suoi suoi sonetti sono in Vari componimenti volgari, e latini jn lode dell’Illustrissimo Signor Don Francesco Lanario, et Aragona, hora Duca di Carpignano, Cavaliero dell’habito di Calatrava, et del Consiglio di Guerra di Sua Maestà Cattolica ne’ Stati di Fiandra, Governatore Generale della Provjncia di Terra d’Otranto, con la potestà ad modum belli raccolti da Giulio Cesarea Grandi, Gentil’huomo di Lecce, Patritio et Senator Romano, Cirillo, Palermo, 1621, pp. 18-20.
5 Così di lui scrive Luigi Tasselli in Antichità di Leuca, Eredi di Pietro Micheli, Lecce, 1693, p. 506, nel paragrafo dal titolo Huomini preclari in Virtù, e Sapere, che sono stati nel Secolo passato, e principio di questo, nel Capo Salentino: Presicce, che stà hoggi al comando della Signora D. Virginea Raetana Madre del Prencipe Fanciullo Vincenzo Bartilotti Piccolomini d’Aragona, mi mette davanti il suo Dottor Carlo Schito, che fù Filosofo, e Poeta molto arguto. Un suo sonetto è in Le rime di Francesco Lanario et Aragona, Carlino, Napoli, 1625, p. 12.
6 Autore di: L’aquila grande orazione per la morte di Filippo Quarto il grande monarca delle Spagne, De Bonis, Napoli, 1660; Discorso per l’Assunta, in Antonio Stefano Cartari, Discorsi sacri e morali detti nell’Accademia de gli’Intrecciati eretta dal dottore Gioseppe Carpano … Co i Fasti di tutte le accademie fin’hora tenute, Stamperia della Camera Apostolica, Roma, 1673, p. 335-347; un suo sonetto è in Antonio Bruni, Le tre Gratie, Ingrillani, Roma, 1630, p. 629 ed uno, alla fine del libro che non ha numerazione delle pagine, in Giovanni Battista Crisci, Lucerna de cortegiani, Roncagliolo, Napoli, 1634.

PER LA PRIMA PARTE: https://www.fondazioneterradotranto.it/2025/02/08/cavallino-un-cenotafio-unepigrafe-e-tre-anagrammi-funebri-1-2/

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