I miracoli operati dal Crocifisso di Casarano in un libretto del 1688

di Fabio Cavallo

Nel 1688 si verificarono diversi interventi miracolosi e guarigioni, attribuiti ad una immagine affrescata raffigurante la Crocifissione, ritrovata nella Chiesa Madre di Casarano, non l’attuale ma la precedente del sec. XVI. Il resoconto completo dei fatti accaduti fu stilato da un notabile di Casarano, Santo Riccio, notaio e sindaco del paese, il quale depositò presso la Curia vescovile di Nardò un libretto contenente date, luoghi e nomi riferiti agli interventi miracolosi. Padre Antonio Chetry lo rinvenne nei faldoni dell’archivio diocesano e lo pubblicò nelle sue “Spigolature”. Di seguito riporto un adattamento linguistico del documento che, letto così come fu scritto, potrebbe risultare in alcune parti incomprensibile.

 

Libretto dei miracoli operati dal Santissimo Crocifisso di Casarano e compiuti nella Chiesa Matrice di questa città il 27 gennaio 1688 e raccolti dal sottoscritto Santo Riccio, indegno peccatore.

I.M.I. (Gesù, Maria, Giuseppe!)

A lode e gloria di Dio onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo, della Gloriosa Madre di Dio, la santissima Vergine Maria e di San Giovanni Elemosiniere nostro protettore, il quale, per sua intercessione, a favore del popolo di Casarano e di tutti i devoti, ottenne dall’Altissimo che, martedì 27 gennaio dell’anno 1688, intorno alle ore 18 pomeridiane, all’interno della Chiesa matrice di Casarano, si scoprisse un’immagine del SS. Crocifisso nascosta dietro una tela raffigurante la Passione che stava, da molto tempo, in precario equilibrio. Mosso da zelo il Rev.do Sac. Domenico Antonio Vernaleone del posto, avendo notato la tela prossima a cadere, disse a me, Santo Riccio, notaio e consigliere anziano di Casarano, di provvedere ad accomodare il quadro poiché mi trovavo in chiesa per rimuovere i paramenti utilizzati per la passata festività di San Giovanni Elemosiniere, il 23 gennaio. Mi rivolsi, quindi, ai sagrestani presenti e chiesi loro di prendere una scala per sistemare la tela. Essi mi risposero dicendomi: ”Perché vuoi sistemare quel quadro? Hai già fatto abbastanza organizzando la festa civile di San Giovanni”. Mi affrettai a prendere la scala ma mi precedettero i due sagrestani, Domenico De Paulis (+ 1730) e Tommaso Castrignanò (+18/06/1732), i quali la portarono subito in chiesa. Essendo presenti i signori Alessandro De Giorgi (+26/11/1738) e Antonio D’Astore (+21/06/1692), chiesi loro di aiutare i due sagrestani a sollevare la scala per sistemare la tela che si era staccata dall’altare di circa 15 centimetri. Durante la sistemazione, il quadro cedette dalla parte sinistra, dove era sostenuto da Domenico De Paulis, e questi con stupore mi disse: “Notaio mio, che bella immagine del Crocifisso c’è dietro!”. Tutti notammo l’effige della Crocifissione con Maria Vergine ai piedi ed altre figure, così linde come se fossero state dipinte quel giorno stesso da Mano Divina. Davanti all’immagine scoperta, lo zelante sacerdote Don Domenico Antonio Vernaleone si mise in ginocchio, commosso, e così facemmo anche noi. Implorammo pietà e misericordia per i nostri peccati davanti a quell’affresco, così bello, mai visto in precedenza e decidemmo di non coprirlo più. Nel frattempo la gente accorsa in chiesa per le funzioni notò il dipinto ed iniziò a diffondere la notizia del ritrovamento per tutto il borgo. Molti fedeli giunsero nel tempio chiedendo perdono per i loro peccati. Profondamente impressionato da tale visione, l’arciprete, Don Daniele Calò (+…), accese una piccola lampada davanti l’immagine e tutto il popolo che vi accorreva, iniziò a prelevare l’olio da questa, non con le dita ma inzuppando pezzi di stoffa stracciati delle proprie vesti senza che l’olio stesso diminuisse.

E fra tanto afflusso di fedeli, vi fu un certo Giuseppe Ferilli, il quale mosso da viva fede, andò a casa di Angelo Romano, suo amico, che si trovava allettato da molti mesi per irrigidimento dei nervi motori ed impossibilitato a muoversi, e gli disse: “Sii felice che il SS. Crocifisso, ritrovato dentro la Chiesa Madre ti ha fatto la grazia, vieni con me davanti a quell’immagine”. Angelo Romano gli rispose: “Volesse Iddio farmi camminare!”. Giuseppe replicò: “Se sei impossibilitato, ti porto io in groppa”. Angelo, pieno di speranza, pian piano si alzò dal letto e, appoggiandosi a Giuseppe e alla stampella, raggiunse la chiesa. Arrivati davanti al sagrato, Angelo disse a Giuseppe: “lasciami andare che il SS. Crocifisso mi ha fatto la grazia”. E così, davanti a tutto il popolo, cominciò a camminare in chiesa senza impedimenti, liberandosi della stampella ed inginocchiandosi davanti l’immagine. Chiese perdono dei suoi peccati gridando “Grazie!”. Se ne ritornò a casa, guarito, davanti a tutto il popolo di Casarano. Questo fu il primo miracolo.

Sempre il 27 gennaio.

Anna Mennella di Casarano (+31/01/1727) era affetta, da sei mesi, da continui dolori che le avevano fatto perdere la vista; entrata in chiesa, inginocchiatasi davanti all’immagine del Crocifisso ed implorando la grazia di rivedere, toccatisi gli occhi con l’olio della lampada, riottenne la vista davanti al popolo. Furono così numerosi i fedeli accorsi che circa 100 litri d’olio non sarebbero stati sufficienti per segnarsi la fronte col dito unto. Eppure la piccola lampada, accesa davanti all’immagine, nella quale inzuppavano larghi stracci, non si spense mai né mai venne meno l’olio. Essa arse continuamente tre giorni e tre notti nonostante le grandi folle, provenienti da Casarano e dai paesi limitrofi, continuassero a prelevare l’olio senza mai rabboccarlo. Mi è stato riferito che, dopo i tre giorni, una devota aggiunse del nuovo olio e, dal quel momento, esso cominciò a consumarsi.

Sempre il 27.

Angela Cursano da Casarano, paralizzata da molti mesi da entrambe le braccia e in stato indigente poiché si sosteneva col lavoro della figlia, essendo venuta fiduciosa davanti all’immagine del Crocifisso e toccatasi con l’olio, ottenne la grazia davanti al popolo tant’è che il mattino seguente andò in campagna a raccogliere le olive insieme a sua figlia. Per disposizione dell’arciprete Don Daniele Calò si coprì la miracolosa immagine con un telo ed io venni incaricato a raggiungere Nardò ed incontrare l’illustrissimo Vescovo, Mons. Orazio Fortunato, per relazionare di tutti gli avvenimenti. Fui accompagnato dal Rev.do Don Giuseppe Nicola Gaballone e dal chierico Don Antonio Arnò. Mons. Vescovo, ascoltata la mia relazione, concluse che 200 litri di olio per segnarsi non sarebbero stati sufficienti, dato il forte afflusso di fedeli, eppure la lampada rimase accesa ininterrottamente per tre giorni, ed e questo il maggior miracolo che ha operato il SS. Crocifisso. Dopo questa relazione, Mons. Vescovo delegò il chierico Antonio De Jaco di Felline a prendere informazioni; egli venne a Casarano, indagò sui fatti annotando il tutto. Avendo interrogato Francesco Marrella (+ 20/10/1706) e Scipione Caroppo (+ 21/10/1694), quali persone più anziane di Casarano, chiese loro semmai avessero mai vista l’immagine affrescata del SS. Crocifisso; essi dichiararono di no, aggiungendo quanto fosse bellissima. Ricordavano, invece, che tale affresco era così sbiadito da indurre i vescovi, venuti in visita pastorale, di coprirlo con una tela della Passione dal momento che le figure dipinte non erano più visibili; pertanto la Famiglia De Lentinis, che detiene lo giuspatronato sull’altare, fece dipingere la tela, che è proprio quella che si è tolta. Questi sono i fatti reali così come sono esposti nella relazione del Chierico.

 

29 gennaio.

Margherita Finagrana aveva un ginocchio rotto che le impediva di camminare; con profonda fede si unse con l’olio della lampada ed ottenne la guarigione; Agata Finagrana era affetta da un tumore alla mammella sinistra, si spalmò l’olio e, subito, guarì. Brigida Lezzi, da molti mesi affetta da ulcere della pelle, nonostante i tentativi di cura da parte di molti medici, non era guarita. Si rivolse al SS. Crocifisso implorando perdono per i suoi peccati. Untasi con l’olio, subito ottenne la grazia davanti alla folla presente. La figlia di Francesco De Nuzzo ebbe un attacco epilettico mentre era davanti l’immagine del Crocifisso, subito fu segnata con l’olio e il male la lasciò definitivamente. Domenica Coia di Supersano era ammalata da un anno e mezzo, impossibilitata a parlare; venendo a sapere delle grazie dispensate dal SS. Crocifisso di Casarano, con viva fede partì dal suo paese. A metà del tragitto ottenne la guarigione e ricominciò a parlare. Giunta a Casarano, entrò in chiesa ed iniziò a gridare: ”grazie SS. Crocifisso”. Il popolo ivi presente, incuriosito, domandò quale grazia avesse ricevuta. Ella disse di aver riconquistato l’uso del parlare dopo un anno e mezzo di malattia; si unse con l’olio della lampada e guarì definitivamente. Venne in chiesa Leonardo Marrella, indigente e con menomazioni al braccio, chiese perdono dei suoi peccati davanti alla sacra Immagine del SS. Crocifisso e segnatosi con l’olio ottenne la grazia davanti a tutti.

2 febbraio 1688.

Domenica Felippo di Matino, storpia e immobilizzata in un fondo di letto da settembre scorso, senza speranza di guarigione come affermato dai medici e dal Dottor Onofrio Tafuro di Matino, fu legata su un cavallo e venne trasportata a Casarano; appena arrivata sul sagrato della chiesa disse: “slegatemi perché il SS. Crocifisso mi ha fatto la grazia”. Scesa autonomamente da cavallo, iniziò a camminare per tutta la chiesa davanti ai fedeli presenti e al predetto medico Tafuro, il quale affermò che tale guarigione era attribuibile esclusivamente al Crocifisso. Unta con l’olio della lampada dal Rev.do Don Domenico Antonio Buffello, guarì definitivamente e tornò risanata nel suo paese di Matino. La povera ragazzina Lucrezia Ammassara di Matino di anni sette, sofferente dalla nascita, venne trasportata in un cesto davanti all’immagine; venne segnata con l’olio su tutto il corpo mentre la madre recitava le litanie; giunta all’invocazione “Santa Trinita, unico Dio”, la piccola uscì dalla cesta ed iniziò a camminare per tutto l’altare davanti a tutti. Il genero della “Cocozzella” [sic] era storpio e, davanti al SS. Crocifisso, si unse con l’olio ed ottenne la grazia.

8 febbraio

Lucia Mi di Taviano, menomata da entrambe le mani, venuta davanti alla sacra Immagine, preso l’olio della lampada, guarì. Il povero Domenico Feuli, mentre caricava del ghiaccio dalla neviera con la sua carretta, cadde da essa ed esclamò “SS.Crocifisso aiutami”. I cerchioni delle ruote lo investirono all’altezza delle gambe ma questi rimase illeso grazie alla sua fede. Corse in chiesa e rese grazie al Crocifisso. Nel paese di Supersano, crollò una casa e i detriti caddero sopra l’abitazione vicina in cui dormivano cinque persone. Al rumore del crollo essi esclamarono “SS. Crocifisso di Casarano aiutaci!” uscendone incolumi. Furono liberati dalle macerie insieme al loro somaro. La mattina seguente vennero a Casarano per ringraziare il Crocifisso della grazia ricevuta. Un sacerdote di Tiggiano, affetto da dissenteria da molto tempo, appena giunto nel feudo di Casarano, ottenne la guarigione; entrò in chiesa e rese i dovuti ringraziamenti davanti all’Immagine. Una povera giovine di Gagliano del Capo, gravemente inferma ed abbandonata dai medici, mentre era assistita spiritualmente dai sacerdoti, farfugliò a denti stretti una frase indecifrabile. Essi, credendola in agonia, la invitarono a raccomandarsi alle piaghe di Gesù Cristo. Allora la povera inferma riuscì a gridare ad alta voce: “SS. Crocifisso di Casarano aiutami!”. I sacerdoti chiesero il perché di questa invocazione ed essa dichiarò di aver udito un uomo che parlava del ritrovamento di un miracoloso Crocifisso a Casarano. Aggiunse di doversi recare lì per rendere grazie qualora avesse ricevuto la guarigione. Dopo qualche tempo, essendo risanata completamente, venne a Casarano per il ringraziamento e raccontò tutti i fatti davanti al popolo.

Il chierico Filippo Gioffreda (+ 16/12/1696) essendo precipitato da sei metri di altezza, invocò l’aiuto del SS. Crocifisso e, a vista di tutti, non si fece alcun male. A Carluccio Ferrari di Casarano (+ 24/01/1704) gli scoppiò il fucile tra le mani; invocando il SS. Crocifisso rimase illeso davanti a numerosi testimoni.

Io stesso, ritrovandomi nel borgo di Grottaglie, incontrai una donna, addetta al castello, che mi domandò se avessi con me l’olio del SS. Crocifisso di Casarano in quanto aveva una figlia morente a causa di un aborto. Il feto era morto in grembo ma la donna non era riuscita ad espellerlo non avendo contrazioni spontanee. Diedi l’olio alla madre e la invitai a chiamare un sacerdote per recitare le litanie e far ungere la povera ragazza. Così fece e, mentre il sacerdote invocava la SS. Trinità, subito iniziarono le contrazioni e la ragazza riuscì ad espellere il feto morto riacquistando la salute.

Nel Casale di San Giorgio [Ionico], uno storpio, avendo ricevuto dell’olio del SS. Crocifisso dal Sacerdote Don Mauro Occhiazzo, si unse, ottenne la grazia e venne a Casarano per rendere grazie alla miracolosa immagine.

Moltissimi infermi, affetti da diversi mali, segnatisi con l’olio della lampada, immediatamente ricevevano la grazia davanti al popolo e gli stessi invocavano più volte:”Grazie, grazie Santissimo Crocifisso perché ci hai liberati da molti mali”.

Nicolò Silvestri di Napoli, in servizio presso il palazzo del Sig. Duca, Don Antonio D’Aquino (+22/11/1690), avendo suonato il violino per la festività del Crocifisso, si ammalò gravemente senza speranze di guarigione; chiese grazia al Crocifisso, ottenendola e, come ex voto, fece appendere di fianco alla miracolosa immagine, la cassa da morto che era già pronta per il suo funerale.

Don Antonio Coluccia di Casarano (+19/02/1706), si ammalò di cistite e non poteva orinare nonostante le applicazioni mediche. Segnatosi con l’olio, immediatamente guarì.

 

Nella prima festa del SS. Crocifisso che si fece con una fiera mercatale,  necessitando una certa quantità di farina per preparare la colla con cui rivestire di fogli di carta le mura della città finta di legno, io stesso mi ritrovavo in casa un vaso con dentro circa sette chili di farina. Ebbene, questa farina non venne mai meno, tant’è che il vaso risultava sempre pieno, pur avendo preparato e consumato tre caldaie di colla al giorno per otto dì consecutivi. Sicché un giorno chiesi a mia sorella Caterina (+12/12/1713) come si stesse in farina ed ella prese il vaso e lo mostrò al Rev. Don Giacomo Antonio Costa (+11/06/1718) e a tutti i presenti: il vaso era pieno! Ciò avveniva per grazia del SS. Crocifisso che faceva crescere la farina poiché, a mio giudizio, non sarebbe stato sufficiente oltre mezzo quintale di farina per incollare tanti fogli, lunghi circa due metri e mezzo e alti un metro e mezzo, per non parlare poi di tanti altri pezzi di carta di varie dimensioni. In un altro anno si celebrava la festa del Crocifisso. Nell’ultimo giorno delle festività, quando si stava rappresentando la liberazione della città di Otranto dai Turchi, la finta città di legno, circondata da figuranti vestiti da soldati ed altri mascherati da ottomani, cadde rovinosamente. Tutti i presenti gridarono “SS. Crocifisso aiutali!”. In virtù di questa invocazione nessuno si fece alcun male e tutto ciò per la grazia concessa dal SS. Crocifisso.

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