Dalla pittura all’intelligenza artificiale. L’arte digitale di Piero Schirinzi

di Gianluca Fedele

 

Non è la prima volta che mi interesso di Arte Digitale, lo faccio stavolta raccontando un altro poliedrico personaggio che da decenni segna il Salento col suo simbolismo figurativo, un artista che si ispira a Magrittè e Dalì, ma che anche attraverso rappresentazioni teatrali, grafica pubblicitaria e tanto altro ha saputo affermarsi nello scenario contemporaneo. Sto parlando di Piero Schirinzi che ho conosciuto a Tuglie grazie alla Compagnia Teatrale Calandra di cui è storico componente.

L’idea di intervistarlo nasce da prima della pandemia ma per forza di cose solo ora siamo riusciti a incontrarci nel suo studio a Collepasso. L’ambiente mi si presenta come una sorta di galleria sulle cui pareti si alternano luoghi surreali e figure fantastiche. Dopo un caffè e una riassuntiva descrizione dei luoghi in cui tutto nasce, tra postazioni Apple e tavoli da disegno, ci accomodiamo alla grande scrivania che domina la sala.

  • Mi incuriosisce sempre conoscere gli albori di chi ha scelto l’arte come strada per la propria carriera, com’è stato per te?

La mia è quella che si definirebbe una “dote innata”, sin da bambino alle scuole elementari ho sempre saputo di poter contare su questa qualità, forse più che su altre. Alle medie ebbi la fortuna di avere come insegnante Lionello Mandorino, importantissimo esponente della pittura salentina del Novecento, il quale mi diede dei consigli che ricordo tuttora e che alla fine della terza media fu lui stesso che mi indirizzò verso il Liceo Artistico di Lecce.

  • Ho letto però che hai frequentato il Tecnico per Geometri.

  È esatto anche questo, o almeno in parte. Dopo tre anni lasciai il Liceo perché il mondo del lavoro mi imponeva un “pezzo di carta” e io nei cinque anni successivi, mentre lavoravo come disegnatore da tecnigrafo presso lo studio di un architetto che si trova proprio qui di fronte (indica una finestra nel palazzo dall’altra parte della strada),  frequentai un corso accelerato per Geometri. Anche se poi alla fine quel diploma mi è servito a poco, considerato cosa faccio oggi. Ciononostante continuo a ritenere quella gavetta professionale davvero formativa, in quanto ho avuto modo di affinare con l’esperienza le nozioni che avevo studiato al Liceo Artistico.

 

  • Devo ammettere che sono affascinato dal fatto che a questa tecnica tu ci sia arrivato partendo dalla più classica pittura.

Sì, certo!  È di tutta evidenza che nel mio percorso l’arte digitale non poteva assolutamente essere il punto di partenza, se non altro per ragioni squisitamente anagrafiche dato che sono nato nel 1960 e negli anni ’80 il computer non era esattamente lo strumento versatile che tutti conosciamo oggi. Il modo di creare arte che attualmente mi rappresenta è invece il risultato di varie tecniche che ho sperimentato nei corso dei decenni. Per dipingere all’epoca utilizzavo olio, matite, qualche acquerello, ma ti dico come la penso: più importante della tecnica è sempre il messaggio. Inoltre, pur riconoscendo lode e merito a certi virtuosisti della pittura che arrivano a riprodurre persino i pixel, io francamente non li capisco, raggiungono livelli di precisione nei dettagli che al giorno d’oggi l’uso della fotografia semplifica di molto.

 

  • Com’è avvenuto il passaggio al digitale?

La pittura per me aveva dei tempi troppo lenti e volendomi dedicare a temi surrealisti che implicano un indiscutibile livello di concentrazione, in quegli anni ero alla ricerca di mezzi che mi agevolassero non solo in ciò che facevo per diletto ma soprattutto nel lavoro.

Nel ’92 mi proposi, a titolo gratuito, come disegnatore alla tipografia Aluisi di Collepasso, una delle prime in zona ad aver investito nei computer per la grafica: i primi Macintosh. E fu proprio lì che incontrai per la prima volta nella mia vita tastiera e monitor: amore a prima vista che non si è ancora interrotto. Ho iniziato così a trasfondere tutto ciò che sapevo nel digitale e confondevo spesso, come mi capita ancora, il lavoro col piacere.

 

  • Quindi, per sintetizzare, possiamo dire che la migliore caratteristica dell’Arte digitale è l’immediatezza tra pensiero e realizzazione?

È decisamente questa la caratteristica migliore, sì. Poi va detto che, a seconda della complessità del soggetto, parto diverse volte da un bozzetto preparatorio a matita, ripreso, ritoccato, sistemato fino a ottenere una base soddisfacente, dopodiché si passa alla scansione e alla vettorializzazione. È su questo principio che nasce l’intera costruzione dell’immagine digitale, che non è mai assolutamente elaborazione di immagini o ritocco fotografico, ci tengo a questa precisazione. Ed è una tecnica per la quale vengo persino chiamato a relazionare in workshop organizzati in tutta Italia.

 

  • Quando hai iniziato a capire che le tue opere piacevano al pubblico?

Sarà perché non tocco i pennelli dal lontano 2000, ma parto col dire che non mi sento un pittore, piuttosto un illustratore. Non lo dico per declassare quello che faccio, figuriamoci, sottolineo che amo il mio lavoro e per molti versi lo considero un’arte ma ancora oggi, così come quando ho iniziato a vendere le illustrazioni che realizzavo esclusivamente per il mio piacere, mi sorprendo del fatto che la gente possa pagare per una stampa perché, a rifletterci, l’originale in questo campo non esiste materialmente. Nel 2010, per mezzo di una mia amica e collega, fui invitato in Calabria ad esporre alcune mie tavole e accettai persuaso dal pretesto di trascorrere cinque giorni in vacanza. Con mia enorme sorpresa la mostra fu un successo e alla sua conclusione avevo persino venduto le locandine che mi ero portato a corredo del mio curriculum. Da quel momento ebbi la certezza che esisteva un pubblico interessato alla mia arte.

 

  • Riguardo la riproducibilità delle stampe ti hanno mai chiesto l’esclusiva di un’immagine?

Chiaramente sì. Intanto diciamo che come avviene per le copie di litografie, dove l’artista a un certo punto riga la matrice, anche io m’impongo un definito numero di copie, cinquanta per ogni opera, oltre il quale non andrei. Poi può accadere, come è effettivamente successo con la SEA, importante azienda a livello nazionale che si occupa di servizi ecologici ambientali e che ogni anno seleziona illustratori per il suo calendario artistico, che proprio per l’edizione 2023 abbia acquistato l’esclusiva di dodici mie opere.

 

  • So che hai avviato nel tempo importanti collaborazioni anche con case editrici.

Per mestiere tratto spesso con editori, realizzando copertine, illustrazioni e altro. Attraverso i libri ho avuto l’occasione di allacciare proficue collaborazioni con autori brillanti i quali, prendendo spunto da alcune mie creazioni, hanno imbastito brevi racconti o realizzato interi libri. Un esempio del genere è accaduto durante il lockdown quando la Morganti Editori, del Friuli Venezia Giulia, propose a trentadue suoi autori di lasciarsi ispirare dai miei disegni tra cui un Cupido obeso e posto arbitrariamente sotto una campana di cristallo a simboleggiare l’isolamento. Quasi contemporaneamente è successo ancora con un’altra autrice che ne ha tratto un nuovo libro. Ho trovato questi esperimenti intriganti e insoliti perché loro offrivano a me, che ne sono il creatore, chiavi di lettura introspettive e psicologiche mentre le facevano proprie dando sfogo alla loro di arte: la scrittura.

 

  • Altri incarichi in questo settore?

Non posso non citare la Rizzoli Education la quale, sempre durante l’ormai tristemente celebre pandemia del Covid, mi ha selezionato affinché mi occupassi del settore testi scolastici, in particolare mi è stato affidato il compito di illustrare le favole dell’antologia per ragazzi delle scuole primarie “Lettura Oltre” di Rosetta Zordan. È forse uno dei lavori più prestigiosi che abbia svolto sino ad oggi, se non altro l’orgoglio di essere stato scelto tra professionisti di tutta Italia e forse anche fuori dai confini nazionali.

 

  • Mi sembra di capire che l’editoria ti ha offerto l’occasione per puntare su sempre nuove sfide.

È proprio così, e ogni nuovo incarico è sempre più avvincente. Ultimamente mi è capitato persino di lavorare insieme a Roberto Marius Treglia come coautore per le illustrazioni del romanzo interattivo Brilla edito da Vesepia edizion, le cui illustrazioni, attraverso un’applicazione scaricabile sullo smartphone, si animano magicamente. Ma non solo, l’audiolibro è recitato da attori, quindi non una semplice lettura.

  • Come si coniuga tutto questo con la passione per il teatro?

Inizialmente il mio vero interesse era la scenografia e credo di aver raggiunto buoni livelli anche lì. Non cambia molto dal trasporto che nutro per l’arte figurativa che mi ha influenzato per tutta la vita. Più della messa in scena ciò che mi ha affascina da sempre è la costruzione dello spettacolo perché, come nella grafica, non guardo all’opera finita ma al percorso. Oggi mi trovo a far parte di una bella famiglia che è la Compagnia Teatrale Calandra per la quale realizzo locandine, scenografie, varie ed eventuali.

  • E reciti anche.

Quando si fa parte di una squadra come la nostra bisogna mettere in conto la versatilità, diciamo così, ma non mi sognerei ad esempio di affrontare l’interpretazione un monologo. Il ruolo di scenografo piuttosto mi ha dato ben altre soddisfazioni. Ricordo per l’appunto due primi premi per la miglior scenografia e miglior locandina teatrale, entrambi per il nostro Don Chisciotte Sancio Panza.

 

  • Cosa vedi nel tuo futuro?

Proprio in queste ultime settimane sta prendendo piede il tema che riguarda una nuova tecnologia, che sta spaventando non solo artisti, grafici e fotografi ma che sta sconvolgendo anche altri settori come la letteratura, il giornalismo, lo spettacolo, ecc., un argomento che merita un’attenzione e un approfondimento principalmente etico. Sto parlando dell’intelligenza artificiale. Le possibilità di questo nuovo prodotto sono incredibili ma se c’è una cosa che forse ho capito è che, anche in questo caso bisognerebbe adoperarlo invece che farsi usare. Alla fine è sempre l’uomo che introduce le informazioni, le indicazioni e la propria cultura.

  • È davvero utile tutto questo all’uomo?

In questo momento ci sono trilioni di persone in tutto il mondo che stanno immettendo nell’intelligenza artificiale una banca dati di incalcolabili proporzioni. Io so solo che non la possiamo fermare e allora dico a me stesso che è meglio approdare a questa tecnica prima degli altri. In fondo quando è arrivata la fotografia i pittori la temevano, poi col tempo proprio le foto hanno favorito la pittura.

Forse il vero problema dell’uomo rispetto alla tecnologia è l’impigrimento ma in fin dei conti tutto dipende da quale profondità si decide di pescare.

 

Condividi su...

2 Commenti a Dalla pittura all’intelligenza artificiale. L’arte digitale di Piero Schirinzi

Lascia un commento

La Fondazione Terra d'Otranto, senza fini di lucro, si è costituita il 4 aprile 2011, ottenendo il riconoscimento ufficiale da parte della Regione Puglia - con relativa iscrizione al Registro delle Persone Giuridiche, al n° 330 - in data 15 marzo 2012 ai sensi dell'art. 4 del DPR 10 febbraio 2000, n° 361.

C.F. 91024610759
Conto corrente postale 1003008339
IBAN: IT30G0760116000001003008339

Webdesigner: Andrea Greco

www.fondazioneterradotranto.it è un sito web con aggiornamenti periodici, non a scopo di lucro, non rientrante nella categoria di Prodotto Editoriale secondo la Legge n.62 del 7 marzo 2001. Tutti i contenuti appartengono ai relativi proprietari. Qualora voleste richiedere la rimozione di un contenuto a voi appartenente siete pregati di contattarci: fondazionetdo@gmail.com.

Dati personali raccolti per le seguenti finalità ed utilizzando i seguenti servizi:
Gestione contatti e invio di messaggi
MailChimp
Dati Personali: cognome, email e nome
Interazione con social network e piattaforme esterne
Pulsante Mi Piace e widget sociali di Facebook
Dati Personali: Cookie e Dati di utilizzo
Servizi di piattaforma e hosting
WordPress.com
Dati Personali: varie tipologie di Dati secondo quanto specificato dalla privacy policy del servizio
Statistica
Wordpress Stat
Dati Personali: Cookie e Dati di utilizzo
Informazioni di contatto
Titolare del Trattamento dei Dati
Marcello Gaballo
Indirizzo email del Titolare: marcellogaballo@gmail.com

error: Contenuto protetto!