Libri| Paolo Emilio Stasi, pittore e archeologo. Arte e scienza in Terra d’Otranto

 

Paolo Emilio Stasi, pittore e archeologo. Arte e scienza in Terra d’Otranto tra fine ‘800 e inizi ‘900. Pagine sparse e documenti inediti sulla vita e sull’opera di Paolo Emilio Stasi scritti e raccolti da Cesare Teofilato, a cura di Glauco Teofilato, Edizioni Esterno Notte, 2021, brossura, pp. 316, € 18.00

 

Introduzione di Glauco Teofilato

Strano a dirsi, l’artista produsse lo scienziato

“Effetto di neve” è il quadro che Paolo Emilio Stasi donò, con dedica, nell’agosto del 1921, al suo fraterno amico Cesare Teofilato. Quel quadro, che primeggiava nello studio di mio padre ora, offre un cara ed antica visione accanto alla mia scrivania. Osservando il quadro, mio padre con il viso illuminato dai ricordi, raccontava di aver conosciuto un Grande Vecchio quando lui, giovane insegnante e ufficiale, nel 1917 venne destinato presso il Comando  del Presidio e Vigilanza Costiera di Castro in Terra d’Otranto, nella prima Guerra Mondiale. Mi parlava della loro grande amicizia nata per un fortuito incontro che li legò fraternamente per sintonia di pensiero, di cultura e vivacità intellettuale. Proseguiva con la descrizione del quadro:

               ” Credo questo l’ultimo lavoro dello Stasi. L’Autore volle rendere nella tristezza di un bosco coperto di neve lo stato dell’animo suo all’approssimarsi della morte. Il quadro diffonde un senso di pace solenne in quanti lo ammirano, ed ispira quella gioia infantile da cui siam presi, un po’ tutti, dopo una nevicata. L’ho sempre dinanzi agli occhi e costituisce per me la più cara memoria del vecchio amico diletto ed estinto.”

Poi dei suoi studi a Napoli nella facoltà di farmacia, anche con l’interesse sottaciuto per la chimica, al fine di conoscere i segreti dei materiali per la composizione dei colori nella pittura. Anche il periodo napoletano, infatti, contribuì a perfezionare il  suo genio pittorico. E mi esaltava il suo spirito “garibaldino” sempre vivo anche in tarda età. Seguì il rientro da Napoli nella sua Spongano per insegnare disegno presso il Ginnasio Capece di Maglie, per molti anni. Era divenuto un bravo maestro ed eccellente artista quando, nel secondo tempo della sua vita, complice la richiesta di realizzazione di un quadro e la conseguente ricerca di uno sfondo adeguato sulla costa castrense, nacque l’interesse per l’esplorazione e lo studio delle grotte ivi presenti, con la straordinaria scoperta del sito paleolitico di Grotta Romanelli.

Quindi mio padre sintetizzò la sua vita:  “Strano a dirsi, l’artista produsse lo scienziato”.

Nel tempo in cui si conobbero, lo studio-laboratorio a Spongano, spaziava con “artistico disordine” relativo alla esposizione dei suoi quadri e relativi strumenti per la produzione, una notevole varietà di ritrovamenti provenienti da Grotta Romanelli ( da suscitare invidia ai musei di paleontologia) e poi giornali e riviste contenenti articoli sulla sua scoperta,  libri di arte pittorica e di archeologia, appunti e straordinari schizzi di ogni genere, infine corrispondenza con  le autorità scientifiche.  L’età avanzata di Paolo Emilio, lo stato di salute precario, l’assenza di altri collaboratori al suo lavoro ed il susseguirsi di continui impegni con il mondo esterno, fecero accettare a mio padre l’invito a “dargli una mano” per  la riorganizzazione ed il censimento del materiale artistico, archeologico ed epistolare. E Cesare, fervido sostenitore della sua Opera, accettò con grande entusiasmo, guadagnando la  qualifica di collaboratore ed il privilegio di divenire suo “erede culturale”.  In quel periodo, mio padre quindi, oltre alla attività di organizzazione nello studio-laboratorio di Paolo Emilio, pubblicò anche diversi articoli per diffonderne l’opera di artista e archeologo. Seguì infine, da parte di Cesare,  la promessa solenne a Paolo Emilio di tener viva ai posteri  la sua arte ed il suo straordinario impegno scientifico.

Dopo la scomparsa di Paolo Emilio nel 1922, Cesare proseguì il lavoro promesso, tenendo i contatti anche con il figlio Gino che, all’epoca, conservava ancora relazioni con le autorità scientifiche. Seguirono purtroppo tempi  che contrastarono il lavoro di Cesare, privandolo anche della libertà individuale e riducendolo per lungo tempo al confino. Dopo la Liberazione d’Italia Cesare fu coinvolto in impegni istituzionali e vicende familiari che non gli permisero di completare la realizzazione della solenne  promessa fatta allo Stasi.

Solo nel 1961, all’età di 80 anni, Cesare riuscì a ricomporre l’opera che purtroppo, anche se incompleta di alcuni documenti originali (però in precedenza trascritti), e in assenza di interesse culturale per la materia, restò inedita e sconosciuta.  Alla fine dello stesso anno morì.  Quindi, tutti gli inediti di Cesare, compreso il suo lavoro su Paolo Emilio Stasi e Grotta Romanelli, furono archiviati e gelosamente custoditi da mia madre.

Un nuovo salto temporale, purtroppo inattivo per la storia di Paolo Emilio e Grotta Romanelli, ci trasferisce nei primi anni 2000, quando ebbi l’opportunità di iniziare ad “esplorare” i lavori inediti di mio padre.  Notai che tra i tanti, in evidenza, c’era “Grotta Romanelli e il suo Primo Esploratore” datato maggio 1961. Mi ritrovai emotivamente proiettato nella Castro dei  loro  tempi e, volgendo lo sguardo sul quadro “Effetto di neve”, è come se gli alberi raffigurati avessero avuto un sussulto quando lessi  il nome di Paolo Emilio Stasi su quelle vecchie carte. Pertanto, non avendo personalmente competenze di arte pittorica e di archeologia, la mia prima attività si concentrò su una rapida ma “profonda” lettura che mi entusiasmò a tal punto da chiedere  aiuto a mio figlio, allo scopo di riportare in vita il contenuto delle vecchie carte e della  corrispondenza. Proseguendo con il lavoro, mio figlio si chiese se si poteva risalire alle lettere che mio padre aveva inviato allo Stasi, forse custodite da un suo parente. Fu così che dopo alcune ricerche in zona  e dopo  quasi novant’ anni  si ripropose lo straordinario incontro tra gli stessi nominativi: mio figlio Cesare Teofilato ed il pronipote, materano, Paolo Emilio Stasi. Inutile a dirsi, e a conferma dei valori dei tempi trascorsi,  anche in questo nuovo incontro nacque una nuova ma antica e sincera amicizia. Grazie ai comuni interessi, immediata e proficua fu la collaborazione delle parti allo scopo di riportare in auge la figura, l’arte e la scoperta paleolitica.

Pertanto  é con immensa soddisfazione, presentare  il volume di mio padre sullo Stasi , iniziato nel 1917 ed aggiornato fino al 1935, su “Grotta Romanelli e il suo primo esploratore”, unico sulla vita e sull’opera di Paolo Emilio Stasi,  dedicato alla conoscenza dell’Uomo, dell’Artista e dell’Archeologo salentino. Il volume è determinante per comprendere il periodo e le difficoltà affrontate per portare al riconoscimento ufficiale dell’importanza della scoperta. Sono evidenti i contrasti, l’assenza di collaborazione ed il rifiuto anche governativo all’utilizzo di fondi per la prosecuzione dei lavori. La tenacia infine, ed il valido contributo di alcuni scienziati, tra i quali il paleontologo Ettore Regàlia, permisero di confermare la scoperta a livello nazionale e internazionale.

Suddiviso in VI parti, il volume nasce anche con l’esigenza di raccogliere pubblicazioni e documenti editi ed inediti, in alcuni casi difficilmente reperibili, quali l’epistolario inedito con le massime autorità dell’archeologia dell’epoca, ed alcuni contributi e giudizi della stampa italiana e straniera. E’ compresa anche una parte dedicata agli studi sui ritrovamenti, sulle vie dell’Alca Impennis, del Pinguino e delle civiltà preistoriche, con interessanti considerazioni che spaziano dalle verità geologiche anche poeticamente considerate dal Leopardi, alle teorie ed al complesso lavoro degli scienziati.

Paolo Emilio Stasi oggi, ad un secolo dalla tua scomparsa, – ti prego di non volermene –  si sono verificate le condizioni che hanno permesso di  approvare e far realizzare il progetto che, grazie alle opere pittoriche ed agli archivi storici  di casa Stasi e Teofilato, coadiuvati dalla professionalità di uno straordinario Gruppo di Lavoro, ha consentito di far rivivere la tua Opera. L’intento è quello di riconsegnarti alle generazioni del nostro XXI° secolo, a beneficio della nostro Territorio, dei nostri giovani e dei luoghi tutti dove si genera Cultura. Permettimi infine di rivolgere un particolare e sincero “grazie” al tuo pronipote Paolo Emilio, amorevole ed attento custode delle tue opere ed a mio figlio Cesare per il costante e grande impegno dimostrato nei tuoi confronti, riportando alla luce la tua straordinaria Opera.

Lecce – dal Museo Sigismondo Castromediano ,  14 dicembre 2021.

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