di Marcello Gaballo
Nel centenario della scomparsa di Paolo Emilio Stasi (Spongano 16 gennaio 1840 – 4 marzo 1922), il Museo Castromediano di Lecce ha organizzato un evento per ricordare una delle personalità più importanti e poco note della cultura di Terra d’Otranto di fine Otto e inizi Novecento.
Figura eclettica e poliedrica, di lui vengono esposte per la prima volta le opere d’arte, i reperti archeologici, le fotografie, documenti e altri materiali provenienti da collezioni private e degli eredi, dalle raccolte del Museo Castromediano.
Non è vasta la bibliografia che lo riguarda, ma è sufficiente per inquadrare al meglio questo valido artista che è da ritenersi tra gli esponenti della pittura napoletana del tardo Ottocento.
Nella capitale partenopea Stasi, studente di farmacia negli anni 1865-66, si forma all’Accademia di Belle Arti di Napoli, alla scuola dei maggiori maestri di quel periodo, tra cui il salentino Gioacchino Toma.
Rientrato nel 1870 nella sua Spongano fu maestro di disegno presso il Ginnasio “Capece” di Maglie e produsse un discreto numero di dipinti a vario soggetto, prediligendo la ritrattistica e il paesaggio, con i toni dell’Impressionismo e del post-Impressionismo francese, opere tutte finora poco indagate ed apprezzate.
Per niente trascurabile la committenza proveniente dal mondo ecclesiastico, che a più riprese e da diversi luoghi del Salento richiese dipinti a tema sacro da esporre nelle chiese. Di lui ritroviamo infatti una Deposizione dalla Croce nella chiesa madre di Castrignano del Capo (dove è anche presente una Madonna del Rosario), che l’artista replica come tema per la chiesa madre di Nociglia.
Ma oltre ad essere artista Paolo Emilio Stasi restò alla storia per aver scoperto nel 1904, in maniera del tutto casuale, la grotta Romanelli, fra Castro e Santa Cesarea Terme, dove si era recato per dipingere su commissione un quadro della Madonna di Lourdes, scorgendovi un reperto fossile e alcuni graffiti, poi indagati con l’ausilio del paleontologo Ettore Regalia del Gabinetto Paleontologico di Firenze.
Le successive esplorazioni sul territorio e il desiderio di approfondire questo particolare ed avvincente ramo della scienza, gli procurarono nuovi ritrovamenti e lo portarono a dirigere gli scavi nella grotta Zinzulusa a Castro e nei cunicoli dei Diavoli a Porto Badisco, con rinvenimento di ceramiche e numerosi frammenti vascolari. Fu sempre lui a rinvenire, nel 1910, il dolmen di Castro.
La mostra, coordinata da Luigi De Luca, direttore del Polo biblio-museale di Lecce, curata da Brizia Minerva, Annalucia Tempesta, Michele Afferri e Salvatore Bianco, sarà visitabile fino al 31 gennaio 2023, tutti i giorni dal martedì alla domenica, dalle 9 alle 20.
Si prevede a breve la pubblicazione di una monografia che illustrerà la sua vita, ricostruendone l’attività artistica e scientifica. Questa affiancherà un’edizione a stampa di 316 pagine, già in circolazione dal 2021: Paolo Emilio Stasi, pittore e archeologo. Arte e scienza in Terra d’Otranto tra fine ‘800 e inizi ‘900. Pagine sparse e documenti inediti sulla vita e sull’opera di Paolo Emilio Stasi scritti e raccolti da Cesare Teofilato, curata da Glauco Teofilato, con grafica di Daniele Coricciati e foto di Raffaele Puce, edita dall’Associazione Esterno Notte.
Ad maiora. Il Salento ha bisogno di pubblicare queste originali testimonianze, sue proprie!
Bellissima iniziativa.
P:S: A completamento della mia ricerca sulla famiglia Stasi sono in cerca di notizie (luogo di nascita, di matrimonio, di morte) di Costanza Ruggeri, moglie di Paolo Emilio Stasi; l’unica notizia rinvenuta è contenuta nell’atto di morte di Paolo Emilio Stasi del 4-3-1922 ove è riportato che era vedovo di Ruggeri Costanza. Grazie.