L’avvocato mancato di Nardò

di Armando Polito

 

Tavola tratta da Le vite de’ letterati salentini di Domenico De Angelis, parte I, s. n.., Napoli, 1710
Tavola tratta da Le vite de’ letterati salentini di Domenico De Angelis, parte I, s. n.., Napoli, 1710

Non perdo tempo né lo faccio perdere al lettore e dico subito che il protagonista della storia di oggi  è  Antonio Caraccio (Nardò, 1630-Roma, 1702), letterato prestigioso quanto immeritatamente poco noto dell’età barocca, al quale ho già dedicato non molto tempo fa un post (https://www.fondazioneterradotranto.it/2014/11/06/antonio-caraccio-nardo-1630-roma-1702-note-iconografiche/) ed un lavoro meno settoriale che, un po’ di autopubblicità non guasta, dovrebbe vedere la luce fra qualche mese.

Il testo che segue fa parte della sua opera maggiore, un poema epico il cui titolo è L’imperio vendicato, uscito in una prima edizione di venti canti a Roma nel 1679 per i tipi di Bussotti e in quella definitiva con l’aggiunta di altri venti nel 1690 sempre a Roma ma per i tipi di Tinassi. I versi che seguono sono le ottave 74-77, 1-4 del canto XXXIII, alle quali mi sono permesso di aggiungere di mio qualche nota o, laddove mi sembrava necessario, la parafrasi in italiano corrente.

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Se il Caraccio non fosse diventato un letterato, come oggi si dice, di successo e non avesse dimostrato, comunque, di possedere un cervello al di fuori del comune, probabilmente qualche avvocato (io credo però, che il fallimento della giustizia sia da imputare in generale più all’insipienza ed alla malafede del potere legislativo/esecutivo che all’inabilità professionale, in buona o in malafede, di giudici e avvocati …) a questo punto scomoderebbe il famoso aneddoto della volpe e dell’uva.

Io, più diplomatico, nel titolo ho applicato solo una parte della metafora del bicchiere, pensando a quello mezzo vuoto.

Al di là della visione, quanto meno discutibile, che il neretino aveva della professione forense (qualche tempo dopo pure il Manzoni farà dire al suo Azzeccagarbugli All’avvocato bisogna raccontar le cose chiare: a noi tocca poi imbrogliarle) resta l’importanza di autonomia nelle scelte personali  e il diritto di seguire e coltivare, quando c’è, il proprio talento.

La carne che ho, con l’aiuto del Caraccio, messo al fuoco è parecchia e rispecchia problemi attualissimi e gravissimi. Lascio a genitori,  avvocati e a chiunque ne abbia voglia il compito di sorvegliare, con i loro commenti, i tempi di cottura della razione di oggi …

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