Padre Angelo Stefanizzi, il Gandhi dello Sri Lanka. Una biografia spirituale

di Francesco Frisullo-Paolo Vincenti

 

Angelo Stefanizzi nasce il 2 ottobre 1919 a Matino (Lecce), secondo di cinque fratelli e due sorelle. Come il fratello Antonio, anch’egli entra nella Compagnia di Gesù, nel 1936, a Napoli. Per la precisione, compie il Noviziato e gli studi liceali a Vico Equense. Inizia gli studi filosofici in Sicilia e li completa a Gallarate, Varese, a causa degli spostamenti imposti dagli sviluppi della Seconda Guerra Mondiale. Compie gli anni del Magistero nel Collegio di Bari. Nel 1948 parte per l’India, dove l’anno successivo viene ordinato sacerdote.

Dopo aver compiuto gli studi di teologia, nel 1952, egli intraprende l’attività missionaria nel centro-sud dello Sri Lanka, prima a Yatiyantota come viceparroco, in seguito a Dehiowita, nel 1967, e poi a Maliboda, nel 1983, come parroco. Qui impara a parlare correntemente tre lingue: inglese, singalese e tamulico.

In totale ha trascorso ben 58 anni nello Sri Lanka. Si dedica all’assistenza della povera gente, in particolare dei lavoratori nelle piantagioni di the a Tamil, e all’assistenza dell’infanzia. Capisce l’importanza di dare ai bambini un’istruzione, per questo si fa promotore dell’apertura di scuole, corsi serali per minori ed adulti, reclutando moltissimi insegnanti volontari. “Sono giunto nello Sri Lanka nel 1952”, seguiamo le sue stesse parole, “e fui destinato alla parrocchia di Yatiyantota come collaboratore del parroco, P. C. Iannaccone. Inparticolare fui incaricato dell’apostolato nelle piantagioni di tè e di gomma presenti nella parrocchia, con lavoratori soprattutto Tamil di origine indiana. Oltre ai bisogni spirituali dei pochi cattolici, mi colpì la povertà di tutti e la scarsissima preparazione scolastica dei giovani e dei bambini”[1].

Per Padre Angelo arriva molto presto la chiamata missionaria. Egli si convince nel profondo che solo in terra di missione può realizzare pienamente sé stesso. In effetti, il gesuita è cittadino del mondo; nessun ordine è più cosmopolita della Compagnia di Gesù, in quanto nella sua Regola fondante è stabilito che il frate debba essere pronto a viaggiare in ogni parte del mondo, “quocumque gentium”, ubbidendo ciecamente a quanto ordinato dal suo superiore; egli non deve avere legami di sorta e deve annullare persino la propria coscienza di fronte ad un ordine che gli venga impartito dall’alto, sull’esempio dei fondatori dell’Ordine. L’apostolato di Padre Angelo fa guadagnare alla religione cristiana un numero sempre crescente di fedeli. In terra cingalese, si avvia un grande fervore soprattutto nei confronti della gioventù disoccupata. A Padre Angelo si deve la costruzione della chiesa di Maliboda e di alcuni centri di incontro e ricreativi per i cattolici indigeni.  Il territorio di Maliboda, luogo di grandi piantagioni di the, era dilaniato dallo scontro tra singalesi e tamulici, i due principali gruppi etnici presenti nello Sri Lanka, divisi linguisticamente e culturalmente, oltre che dalla religione. Frequenti scoppi di violenza mettevano a serio rischio la vita degli stessi missionari. In questo contesto, si inserisce l’opera di mediazione del Nostro, il quale tenta uno straordinario esperimento di riconciliazione, partendo proprio da quegli elementi divisivi che trasforma nel collante fra i due gruppi etnici. Padre Angelo, cioè, capisce che quello che prima divideva doveva unire. A quest’opera di mediazione viene dato ampio risalto dalla stampa e dai media locali tanto che egli si guadagna l’appellativo di “Padre Gandhi”, che lo accompagnerà per tutta la vita. Come il Mahatma, Padre Angelo è un profeta disarmato, che predica la non violenza e l’appianamento pacifico dei contrasti[2].  Mantiene i contatti con l’Italia, soprattutto grazie alla sua corrispondenza con gli organi di stampa dei Gesuiti. Riferisce della guerra che dilania il Paese sulla rivista «Societas»[3].

Padre Angelo nella sua missione in Sri Lanka

 

Nel 1972, l’isola di Ceylan o Ceylon aveva assunto l’attuale denominazione di Sri Lanka. Intanto però, nel nord-est del paese, popolato dal gruppo etnico dei Tamil, si era generato un vasto malcontento, con la nascita di un movimento autonomista che portò alla guerra civile che insanguinò il paese negli anni Ottanta e Novanta. Del resto, la complessità delle componenti etniche in cui era frammentato il Paese risultava già nota agli antichi viaggiatori europei. Lo scontro fra tamulici e singalesi giunse solo a peggiorare un quadro già critico. Come detto, lo scontro politico e civile diventava anche contrapposizione religiosa poiché il gruppo etnico dei tamulici professa in gran parte il cristianesimo, mentre il gruppo dei singalesi si riconosce nel buddismo. I frequenti bombardamenti aerei portavano migliaia di morti fra i civili e comportarono una fuga di massa da parte della popolazione che cercava scampo lontano dalle zone di guerra. I rapporti dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite in quegli anni parlarono di più di un milione di rifugiati, su una popolazione totale di 19 milioni, che trovarono asilo nei campi profughi sparsi per il Paese dove molti di essi vivono ancora oggi. Oltre alle inevitabili ripercussioni su donne e bambini, la guerriglia procurò vittime anche fra i religiosi, soprattutto della maggioranza cristiana tamulica, i quali cercavano di portare conforto ai feriti o, ancor di più, denunciavano le continue violazioni dei diritti umani. Padre Angelo, nella terribile contingenza determinata dallo scontro fra forze governative e truppe indipendentiste, più che prendere posizione politicamente, si adoperò a favore degli orfani e delle vedove di guerra. Nel 2009 è stata firmata la pace, ma la tensione corre ancora sotterranea nel popolo srilankese, se è vero che il governo non riconosce tuttora l’autonomia delle regioni tamil e continua ad intervenire manu militari, e se è vero che il giorno di Pasqua 2019 tre chiese cattoliche di Colombo sono state oggetto di un attentato con centinaia di morti[4].

Padre Angelo, dunque, cerca di mettere in contatto le due comunità etniche in guerra attraverso il dialogo attivo e chiama nelle sue scuole insegnanti di tamulico per i singalesi e lo stesso fa con gli insegnanti singalesi per i tamulici. Abbiamo già evidenziato come a lui si debbano la costruzione di case per senzatetto e l’avvio di moltissime attività di assistenza e volontariato. La sua vocazione alla riconciliazione in verità era cominciata prestissimo, fin da quando era giunto a Dehiowita alla sua prima esperienza missionaria. Già all’epoca egli, vedendo la città di Ceylon sconvolta dal sangue della guerra civile, lanciava un appello alla pace e alla ricomposizione. “Da Cylon, che fu teatro recente di rivolta e di sanguinosa repressione ci giunge l’appello accorato di un missionario P. Angelo Stefanizzi. Affronta nel suo territorio uno dei problemi più scottanti per il Terzo Mondo: come preparare al domani una gioventù fatalmente in crisi”: così scriveva, in un articolo a firma dello stesso P. Angelo Stefanizzi, la rivista «Popoli e Missioni», che riportava anche una foto del giovane Padre Angelo insieme alla madre e alla sorella che erano andate a trovarlo a Dehiowita[5].

L’aspetto più interessante della sua carriera consiste nell’ecumenismo del suo missionariato, nel senso che egli cerca un dialogo anche con le altre confessioni religiose presenti sul territorio indiano, ossia l’induismo, l’islamismo e il buddismo. “Dialogo e riconciliazione”, chiama la sua opera, e questo binomio caratterizza tutta la sua attività apostolica. «Nell’opera promozionale dello sviluppo sociale era guidato da due princìpi: “sviluppo di tutti nella solidarietà” e “sviluppo di ogni comunità utilizzando gli uomini migliori della comunità”»,

Tratto da «Popoli e Missioni», novembre 1971, pp. 5-6.

 

scrive il fratello, P. Antonio Stefanizzi[6]. Dopo lo storico incontro interreligioso tenuto ad Assisi nel 1987 fra le tre fedi monoteistiche, voluto da Giovanni Paolo II, Padre Angelo decide di aprire una Sala di meditazione comune dove si possano incontrare tutte le religioni professate nell’isola.

Nel 1985, introduce nello Sri Lanka la Società Kolping, organizzazione internazionale socio-religiosa di laici cattolici che promuove la fede e lo sviluppo, intitolata al beato tedesco Adolf Kolping[7]; essa viene inaugurata a Deraniyagala da Mons. Ambrogio De Paoli, Nunzio Apostolico della Santa Sede nello Sri Lanka, che pone la prima pietra, insieme all’Ambasciatore tedesco e ai prelati del posto[8].


Tratto da «Popoli e Missioni», aprile 1986, pp. 54-55.

 

Nel 1998 viene costituita la Sri Lanka Kolping Society con atto del Parlamento: questo è il riconoscimento ufficiale dell’associazione[9]. Padre Angelo, nel primo Congresso dei membri dello Sri Lanka, viene acclamato all’unanimità primo   presidente   nazionale[10]. Sempre nel segno del dialogo interraziale ed interreligioso, promuove la nascita di giardini di infanzia per gli orfani, di artigianato e di corsi di taglio e cucito per le ragazze disagiate.  Fitto continua il suo scambio epistolare con amici e benefattori.

Nella sua missione in Sri Lanka

 

Nel 1995 incontra il Papa Giovanni Paolo II in occasione del viaggio del Pontefice in Sri Lanka.

Per quanto attiene alla sua attività intellettuale, oltre a numerosi articoli apparsi sulla rivista «Societas», pubblica l’opuscoletto 50 anni della chiesa a Maliboda 1955-2005, sulla chiesetta di cui è stato fondatore e parroco, in tre lingue: inglese, tamulico e singalese. Il libro viene ottimamente recensito su «Societas»[11].  Nel 2000 si manifestano i primi segni del morbo di Parkinson che lo costringe sulla sedia a rotelle. L’incrudelirsi della malattia gli impedisce di continuare la pastorale.

Un bel profilo biografico gli viene dedicato dalla rivista «JIVAN-News and Views of Jesuits in India» nell’agosto 2005[12].

Su «Societas» del sett-dic.2003, appare un suo intervento su “Sri Lanka: sviluppo nella solidarietà” in cui ripercorre le tappe della sua carriera missionaria, soprattutto della ricerca dei collaboratori che lo affiancarono nella evangelizzazione, nel du-ro compito di tenere le fila di una comunità frammentata su un territorio molto vasto[13]. Ripensa ai lavori di costruzione delle varie chiesette e delle scuole per dare un’istruzione alla popolazione delle piantagioni pressoché analfabeta, ripensa soprattutto al grande affiatamento che si creava con gli altri fratelli delle religioni diverse che collaboravano con lui, non in un’ottica di competizione ma di cooperazione, ripercorre le iniziative culturali e ricreative nelle quali coinvolgeva gli indigeni, come la proiezione di film, le recite, gli incontri sportivi, e quindi il grande progetto della formazione professionale per i giovani più promettenti e desiderosi di apprendere. L’esperienza scuola-lavoro si rivelava molto formativa per generazioni di cingalesi impiegati nell’agricoltura. Tutto questo senza trascurare la formazione spirituale per i fedeli che trovavano in lui una vera guida[14]. Padre Angelo si è sempre mantenuto fedele al primo intento missionario dei fondatori dell’ordine gesuitico, in particolare all’eredità di San Francesco Saverio, il Protomartire delle Indie, nel cui esempio egli si rispecchiava, come ribadiva, ormai convalescente e degente nell’ospedale della comunità dei Gesuiti di Colombo, in una sua memoria pubblicata dalla “News letter” dei Gesuiti dello Sri Lanka[15].

All’indomani della Prima Guerra Mondiale il papa Benedetto XV sentì il bisogno di ribadire il valore esclusivamente evangelico dell’azione missionaria e condannare le strumentalizzazioni nazionalistiche e colonialistiche che non erano mancate durante gli anni della guerra, e a tal fine   emanò il 30 novembre 1919 l’enciclica Maximum Illud[16]. Un altro momento significativo fu la proclamazione dell’anno giubilare delle missioni proclamato da papa Pio XI nel 1925, insieme all’allestimento della mostra missionaria[17], che ci ha lasciato in eredità il Museo Missionario Vaticano, culmine di un progetto di riflessione e riorganizzazione dell’azione delle missioni che ebbe tra i suoi artefici Angelo Roncalli, futuro papa Giovanni XXIII, allora funzionario di Propaganda Fide[18]. Bisogna quindi attendere il Concilio Vaticano II perché la chiesa ribadisca la sua naturale vocazione missionaria. Il tema del confronto tra le chiese, le varie culture e le missioni è stato oggetto specifico del Concilio, in particolare delle costituzioni sinodali Gaudium et Spes e Ad gentes (1965) di Paolo VI. L’attuale papa, Francesco I, ha proclamato il 2019 anno giubilare delle Missioni. Iniziativa assai lodevole, da parte di un pontefice che porta il nome di due santi esponenti dei due ordini che di più hanno dato alla storia delle missioni, ovvero Francesco d’Assisi e Francesco Saverio; e non può sfuggire che uno dei suoi primi atti dopo l’insediamento sia stato l’omaggio all’icona della Salus popoli Romani, come erano soliti fare i padri gesuiti prima di intraprendere il loro viaggio verso le Indie.

Di questa nobile tradizione, Padre Angelo può essere considerato un fiero vessillifero e non pecca di agiografia chi lo definisce un campione delle missioni.

In occasione del Natale 2009, circa un mese prima di morire, ringrazia collaboratori e benefattori con le parole di Gesù: “Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40). Nel gennaio 2010, «The Messenger», il settimanale cattolico dello Sri Lanka, gli dedica un ampio articolo in occasione dei suoi sessant’anni di sacerdozio. L’autore, reverendo della Diocesi di Ratnapura, spende parole di grande elogio per Padre Angelo e conclude il suo intervento così: «E’ mia convinzione che egli ripeta le parole di San Paolo ai Filippesi: “In conclusione, fratelli, tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri. Ciò che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, è quello che dovete fare. E il Dio della pace sarà con voi”. (Fil 4,8-9). Caro Padre Angelo: molte grazie per tutto quello che lei è, per tutto quanto lei ha fatto per la nostra gente della diocesi di Ratnapura, specialmente per i lavoratori Tamil che operano nel settore delle piantagioni. Possa lei rimanere come luce che illumina noi generazioni più giovani, affinché possiamo emulare lei e gli altri grandi missionari del passato, quali il B. Joseph Vaz, il Vescovo Regno O.S.B., il Vescovo Joy Gunawardena O.M.I. ecc. ecc..»[19].

Padre Stefanizzi ritornò a Matino in occasione del suo 50esimo di sacerdozio, nel 2000, festeggiato da tutta la comunità del suo paese, come conferma una relazione manoscritta di Don Giorgio Crusafio che riprende l’intervento pronunciato la sera del 2/5/2000 nella Chiesa del Sacro Cuore di Gesù. E grandissimi furono gli onori che ricevette nella sua patria acquisita, Ratnapura. A Yatiyanota, nel novembre di quell’anno, venne celebrata una santa messa dai Padri Ruben Perera, Vicario Generale della Diocesi di Ratnapura, e Baylon Perera, Provinciale dei Gesuiti, con l’intervento del Vescovo, Mons. Malcolm Ranjith, alla presenza di una grandissima folla di fedeli. Al Giubileo d’oro parteciparono, sebbene lontani, anche il fratello, P. Antonio Stefanizzi e la sorella, Suor Agata[20].

Padre Angelo muore nel febbraio del 2010. Il 5 febbraio 2010 l’Agenzia Ucan (Union Catholic Agency News) di Ratnapura diffonde il seguente comunicato stampa: “I poveri lavoratori delle piantagioni di tè nel sud dello Sri Lanka (cattolici, indù e musulmani) piangono la morte del missionario gesuita italiano p. Angelo Stefanizzi, che ha lavorato fra loro per 58 anni”[21]. Il suo corpo è sepolto ad Ampitiya.

In occasione della morte, moltissime sono le testimonianze e i messaggi di cordoglio. Un bellissimo ricordo gli viene dedicato dalla rivista «Il Gesù Nuovo»[22].

Riporta il sito on line AsiaNews: «K.s.s.a. Francis, direttore dell’organizzazione Foliseb Sri Lanka con base nella città di Hatton, lo ricorda come un “santo dei nostri tempi” e “una guida accurata ed eccellente” per tutti i lavoratori della terra. Egli sottolinea la particolare attenzione mostrata da p. Stefanizzi per i poveri agricoltori della provincia e il suo impegno “nel cercare di parlare con loro e aiutarli a risolvere i problemi, per questo lo chiamavamo con affetto… p. Gandhi”. Il suo segreto, come riferisce K.s.s.a. Francis, era quello di “parlare in modo fluente sia il singalese che il tamil, nonostante fosse uno straniero”; una particolare dote che gli ha permesso di “conquistare il cuore delle persone” che potevano “avvicinarlo senza incontrare barriere o ostacoli”. P. Maria Anthony, superiore provinciale dei Gesuiti nello Sri Lanka, spiega ad AsiaNews che “abbiamo perduto un missionario di lungo corso, con un cuore grande e una profonda educazione”. “Mi piaceva chiamarlo uomo per i poveri” continua il confratello, perché “era pronto a lavorare in mezzo a ogni difficoltà. Non gli interessava una vita agiata, voleva solo stare vicino ai contadini poveri”»[23].

Anche il sito on line del Daily News, Sri Lanka’s National Newspaper, riporta il suo necrologio[24].

Della sua morte, dà l’annuncio la rivista «Gentes», che scrive: “Il 3 febbraio è giunta invece la notizia dell’ascensione al cielo di un altro grande missionario gesuita, il padre Angelo Stefanizzi, defunto a Kandy (Sri Lanka) nel suo 91° anno di età e 74° di Compagnia”[25]. Anche Radio Vaticana on line dà la notizia della sua morte[26].

Su «The Messenger», del 5 ottobre 2014, gli viene dedicato un bel profilo biografico in occasione dei 95 anni della nascita[27]. Infine, giunge questo libro, voluto dall’Associazione Autori Matinesi, che si propone di mantenerne, nella comunità che gli ha dato i natali, desto il ricordo e viva la testimonianza.

 

Nota degli autori

Alcune fonti bibliografiche citate nel profilo sono incomplete poiché si trovano in fogli dattiloscritti o in fotocopia conservati e rilegati dalla famiglia Stefanizzi-Caputo o dagli amici dell’Associazione Autori Matinesi, i quali ce li hanno messi a disposizione per il presente lavoro. Tuttavia, piuttosto che fare a meno di tali preziose fonti, si è preferito utilizzarle, indicandone in nota la provenienza da Archivio personale Padre Angelo Stefanizzi.

 

Note

[1]           Angelo Stefanizzi S.I., La mia esperienza personale, 2000, documento contenuto in Archivio personale Padre Angelo Stefanizzi, per gentile concessione della famiglia Stefanizzi-Caputo.

[2]           Dialogo e riconciliazione. Tra Singalesi e Tamulici dello Sri Lanka, in «Popoli e Missioni», ottobre 1987, pp. 44-46.

[3]           Angelo Stefanizzi S. I., Nelle zone di guerriglia dello Sri Lanka, in «Societas», n.6, dicembre 1993, pp. 171-173.

[4]           Per un excursus storico sullo Sri Lanka si rinvia al capitolo Missionari gesuiti pugliesi in Estremo Oriente e storia della missione dello Sri Lanka, presente in questo stesso volume

[5]           P. Angelo Stefanizzi, Cercasi mangiaserpenti, in «Popoli e Missioni», novembre 1971, pp. 5-6.

[6]           P. Antonio Stefanizzi, Padre Angelo Stefanizzi “Un missionario non ordinario”, in Matino si racconta 3. Pagine della nostra storia, a cura dell’Associazione Autori Matinesi, Matino, Tip. San Giorgio, 2016, p.129.

[7]           http://www.kolping.org/about/ L’atto costitutivo della Società riconosce che Kolping opera al fine di “lavorare per un’amicizia etnica e religiosa tra i cittadini dello Sri Lanka; promuovere quei valori umani e religiosi che portano alla pace e all’armonia nello Sri Lanka, incoraggiando il dialogo tra le varie tradizioni religiose; intraprendere tutte le forme di servizio utili alla comunità.”

[8]           Si veda: P. Angelo Stefanizzi, Sri Lanka. I centri Kolping, in «Popoli e Missioni», aprile 1986, pp. 54-55.

[9]           Si veda: Idem, “Da Sacerdote” nei problemi dello Sri Lanka, in «Societas», n.6, nov-dic.1982, pp. 116-118, e Idem, Le vie della pace. Il “Kolping Sri Lanka”, in «Societas», n.3-4, maggio-agosto 1998, pp. 123-125, in cui l’autore fa una dettagliata descrizione delle finalità e dell’attività della associazione.

[10] Gaetano Iannaccone S.I., Solidarietà col popolo dello Sri Lanka.  Il Padre gesuita Angelo Stefanizzi eletto Presidente Nazionale della Società Kolping, in «Il Gesù Nuovo», Napoli, pp.273-274, in Archivio personale Padre Angelo Stefanizzi.

[11] P. Carlo Sorbi S.I., Sri Lanka, giubileo d’oro: cinquant’anni della chiesa di S. Anna a Maliboda, in «Societas», n.5-6, sett-dic. 2005, pp.249-252.

[12]         Articolo in traduzione italiana, in Archivio personale Padre Angelo Stefanizzi.

[13] Si veda: Angelo Stefanizzi S. I., I miei cooperatori laici, in «Societas», n.1, gennaio-febbraio 2000, pp. 51-54.

[14] P. Angelo Stefanizzi, Sri Lanka: sviluppo nella solidarietà, in «Societas», n.5-6, sett-dic.2003, pp.241-245.Questo articolo viene ripubblicato sulla rivista per cortesia del Journal of Religious Reflection, n.9, agosto 2003, pubblicato dal Satyodaya Center, Kandy, dei gesuiti dello Sri Lanka, a cura del P. Paul Kasperz S.I. e tradotto da P. Antonio Stefanizzi. Sulla drammatica situazione politica nell’isola, altri interventi: Angelo Stefanizzi, Di chi è la colpa?, in «Societas», n.6, nov-dic. 1989, pp. 169-170, e Idem, Guerriglia nello Sri Lanka,  in «Societas», n.6, nov-dic. 1993, pp.171-173.

[15] L’eredità di S. Francesco Saverio. Riflessioni di P. A. Stefanizzi dopo 62 anni di Missione, da “Newsletter” dei Gesuiti dello Sri Lanka, gennaio 2007, in Archivio personale Padre Angelo Stefanizzi.

[16] http://www.vatican.va/content/benedict-xv/it/apost_letters/documents/hf_ben-xv_apl_19191130_maximum-illud.html. Alba Rosa Leone, La politica missionaria del Vaticano tra le due guerre, in «Studi Storici», Anno 21, n.1 (Jan. – Mar., 1980), pp. 123-156.  Per una rapida analisi dei rapporti tra colonialismo e missioni: Claude Prudhomme, Missioni cristiane e colonialismo, Milano, Jaka Book, 2007.

[17] Luigi Grammatica, Contributi apologetici delle Missioni e della Esposizione Missionaria Vaticana, in «Rivista Internazionale di Scienze Sociali e Discipline Ausiliarie», Vol. 102, Fasc. 392 (Agosto 1925), pp. 285-297.

[18] Stefano Trinchese, L’Opera della propagazione della fede dalla centralizzazione a Roma nel 1921 alla Mostra missionaria del 1925, in Achille Ratti pape Pie XI. Actes du colloque de Rome (15-18 mars 1989) organisé par l’École française de Rome en collaboration avec l’Université de Lille III – Greco n° 2 du CNRS, l’Università degli studi di Milano, l’Università degli studi di Roma – «La Sapienza», la Biblioteca Ambrosiana. Rome: École Française de Rome, 1996, pp. 693-718.

[19] Fr K. D. Joseph, P. Angelo Stefanizzi S.I. – 60 anni di sacerdozio – Un missionario di raro calibro, in «The Messenger, The Catholic Weekly of Sri Lanka», 3 gennaio 2010, articolo in traduzione italiana in Archivio personale Padre Angelo Stefanizzi. Si parla di lui anche nell’articolo The Parish of Dehiowita, Ratnapura, in «The Messenger, The Catholic Weekly of Sri Lanka», 22 gennaio 2012, p.2.

[20] P. Angelo Stefanizzi S.I.: 50 anni di sacerdozio, a cura di P. Domenico Parrella S.I., in «Popoli e Missioni», febbraio 2000, pp.30-31. Inoltre, Edward Kumaragama, Il 50° di P. Angelo Stefanizzi, in «Societas», n.1-2, gennaio-aprile 2000, pp. 49-50.

[21] Archivio personale Padre Angelo Stefanizzi.

[22] Un missionario di raro calibro, coraggioso e generoso: P. Angelo Stefanizzi S.I. (2 ottobre 1919-3 febbraio 2010), in «Il Gesù Nuovo», n.3, Napoli, maggio-giugno 2010, pp.177-179.

[23] Melani Manel Perera, Kandy, fedeli cristiani e contadini piangono la scomparsa del “p. Gandhi” italiano: http://www.asianews.it/notizie-it/Kandy,-fedeli-cristiani-e-contadini-piangono-la-scomparsa-del-%E2%80%9Cp.-Gandhi%E2%80%9D-italiano-17558.html

[24] http://archives.dailynews.lk/2010/02/05/main_Obituaries.asp

[25] I padri Michele Catalano e Angelo Stefanizzi, missionari in Sri Lanka e amici della Lega Missionaria Studenti, in «Gentes mensile della Lega missionaria Studenti e del M.a.g.i.s.», n.1, gennaio-febbraio 2010, p.21. Un bel ricordo gli viene dedicato anche da Don Giorgio Crusafio, Padre Angelo Stefanizzi uomo per i poveri, in «Il Giornale degli autori matinesi», Matino, aprile 2010, p.5.

[26]    Sri Lanka: fedeli cristiani e contadini piangono la scomparsa di padre Stefanizzi, in www.archivioradiovaticana.va › storico › 2010/02/06

[27] J. Anthony, Rev. Fr. Angelo Stefanizzi, s.j.  95th Bith Anniversary, in «The Messenger, The Catholic Weekly of Sri Lanka», 5 ottobre 2014, p.10.

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