Architettura della pietà popolare. I Calvari nel Salento

 

di Marcello Gaballo

Bruno Perretti, Calvari. Architettura della pietà popolare nell’area ionico-salentina, presentazione di Francesca Talò, Manduria, Barbieri Selvaggi, 2011 (271 pp., 26 cm).

 

Seppur datato al 2011, edito da Barbieri Selvaggi di Manduria, il volume di Bruno Perretti, Calvari. Architettura della pietà popolare nell’area ionico-salentina, resta fondamentale per la conoscenza e lo studio di queste caratteristiche costruzioni presenti nel Salento, realizzate tra la seconda metà dell’Ottocento e la prima metà del Novecento, a torto poco considerate e ingiustamente relegate tra i cosiddetti beni culturali “minori”.

Rimandano al nome del monte su cui Cristo fu crocifisso e comprendono scene della Passione con vari personaggi e simboli ad essa collegati e quasi in tutti, al centro, domina la Crocifissione.

Sono tanti i centri che ancora possono disporne, anche se molti trascurati e in deplorevoli condizioni, venendo meno i committenti e la  memoria delle radici culturali che favorìrono la loro realizzazione con pietra locale da taglio in punti strategici delle cittadine, collocati scenograficamente a lato delle chiese principali o conventi oppure davanti ai cimiteri di un tempo.

“Graziosi santuari urbani, una volta occasione di aggregazione devozionale dell’umile popolo di Dio”. Così li riassume Francesca Talò, che presenta il bel volume, riccamente illustrato con foto a colori, che illustra gli 83 Calvari superstiti censiti dall’Autore nelle tre province di Brindisi (13), Lecce (ben 61) e Taranto (9). Di ognuno di questi viene presentata una scheda descrittiva, con adeguato corredo fotografico, che illustra la tipologia e varietà architettoniche (a tempietto, edicola, portico, esedra, etc.) e le diverse tecniche adoperate da artisti quasi sempre locali, siano essi pittori o scultori.

Sempre la Talò, nella sua ampia e condivisibile premessa del volume, precisa come “Non a caso, nei calvari, pur nella peculiarità propria della loro appartenenza geografica, si rinviene la testimonianza dei tanti segni della trascorsa religiosità popolare, leggibile (nelle tre direzioni di storia-arte-fede) unitamente anche ai rapporti con l’impianto urbanistico, quale contenitore di tali edifici, e tenendo in conto anche le diverse teorie stilistiche di cui si adornavano, perché capaci di raccontare dei fasti o della elementarità economica di quanti si sono fatti committenti di simili beni  del patrimonio sacro cittadino… monumenti che attengono la sfera del vissuto devozionale collettivo, trovano fondamentalmente la loro ragione di essere nel devoto desiderio di rivivere in loco, in maniera concretamente visibile e sperimentabile, le suggestioni della Terra Santa”.

Tra le diverse tipologie di calvari salentini torna molto utile l’approfondimento sul Calvario di Ortelle studiato da Angelo Micello, affrescato da Giuseppe Bottazzi (1821-1890) probabilmente negli ultimi anni della sua attività, “un vero e proprio manierista delle rappresentazioni religiose e dei Calvari in particolare. I tagli, le pose e i colori delle figurazioni del Bottazzi sono replicate per esempio nel Calvario di Montesano Salentino (commissionato nel 1873)”. Realizzò anche quelli di Specchia Preti e Morciano di Leuca (vedi Il Calvario di Ortelle – Fondazione Terra D’Otranto (fondazioneterradotranto.it).

Sul Calvario di Spongano ne ha scritto invece Giuseppe Corvaglia (Il Calvario di Spongano sito in contrada Santa Marina – Fondazione Terra D’Otranto (fondazioneterradotranto.it).

Purtroppo, come rileva Bruno Perretti, autore di questo utile ed originale censimento, non sempre si ritrovano le firme degli artisti certificati, come sono, oltre a Buttazzo, quelli di Alessandro Bortone (1848-1939) a Diso, Vignacastrisi e Vitigliano; Ciro Cimino a Racale; Agesilao Flora (1863-1952) a Latiano; Giuseppe Villani a Galatina; Ciro Fanigliulo (1881-1969) a Grottaglie e Monteiasi; Giuseppe Renato Greco a Manduria; Giuseppe Vaccaro a Lizzano; Leonardo Perrone a Squinzano; Luigi Giuseppe Martena a Trepuzzi; Nicola Pepe a Tiggiano; Giovanni Moscara a Soleto; don Oreste Paladini a Taurisano; Sebastiano Greco a Seclì.

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8 Commenti a Architettura della pietà popolare. I Calvari nel Salento

  1. Eccezionale “Calvario” scolpito in pietra leccese, quasi a grandezza naturale, si trova a Vernole, ove nella sottostante cripta v’è anche il Cristo morto in un unico blocco sullo stile del Mantegna. A parte, qualche stato di degrado dovrebbe essere oggetto di studio sia per la pregevole fattura scultorea (pietra leccese uniblocco) sia per il periodo di realizzazione, risalente, a mio avviso, alla prima metà del ‘700.

    • Nel volume il Calvario di Vernole è descritto alle pagine 223-225. Si legge che il Calvario fu realizzato per volontà dei confratelli della chiesa della Visitazione nell’anno 1828, che si autotassarono.

  2. Grazie della gradita informazione. Purtroppo, su Vernole ci sono molte notizie disperse su diverse fonti e soprattutto mancano i referenti … idonei a fornire la documentazione afferente, al di là di ripetere (con approssimativa identificazione) il già ripetuto. Grazie, ancora!

    • Aggiungo che il “purtroppo” vale per molti, tanti, aspetti della storia locale, che di rado ci si è preoccupati di confortare con apposite fonti disperse o non indagate. Quanti archivi privati ancora contengono informazioni utilissime e dirimenti, considerate di esclusiva proprietà, trascurando che potrebbero mettere luce su tante lacune che ci portiamo dietro da secoli.
      Oggi abbiamo le moderne tecnologie che consentirebbero condivisione immediata e di grande utilità di tante notizie, ma bisogna avere la pazienza e il desiderio di indagarle

      • Non desidero recare disturbo, ma ritengo la Sue affermazioni coerenti con lo spirito “nichilista” del salentino che con il suo più o meno inconscio “particulare” ritiene di poter proseguire la “servitude” cui storicamente appartiene, rappresentandosi come padrone (?) pur ignorando le conseguenze etimologiche del ritenersi tale.

  3. Il libro del 2011 può essere molto utile per verificare l’attuale stato di conservazione e manutenzione di queste opere, a volte davvero pregevoli.

  4. Grazie per l’articolo, avrei bisogno di sapere il titolo del libro di Francesca Tatò per sapere se ci sono informazioni sul calvario di ostuni realizzato dal mio bisnonno.

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