di Paolo Rausa
Dalla prosa alla poesia, dal romanzo alle liriche. Lilli Pati ha esordito due anni fa con una dichiarazione d’amore. Tale è la storia narrata in ‘Il richiamo dello scrigno’, inteso come luogo in cui si conservano le perle del cuore, i tesori invisibili, quelli che troviamo in fondo all’anima e che l’autrice ci invita con discrezione ad ammirare. E ad amare. Quell’’Omnia vincit amor’ virgiliano permea la vita, i desideri, i sogni della protagonista che ora, vestale dell’orchidea bianca, inonda le pagine di sensazioni, stati d’animo, sogni, desideri, abbandoni, piaceri, voluttà, rimpianti, sempre messi in relazione con gli elementi naturali, paesaggistici, il sole, il mare, il vento ora zefiro, ora tempesta, che addolcisce o minaccia la nostra esistenza… Sensazioni di abbandono fra le braccia dell’amato a lungo sognato e che ora stringe a sé per non lasciarlo mai più, per non essere mai più lasciata. Ma quanta strada prima di arrivare a cogliere il fiore dell’innocenza perduta! Anzi non a cogliere, a bearsi del suo profumo, della sua immagine che cresce a vista d’occhio, bagnato dalla salsedine di un mare che sferza i nostri sentimenti e nel quale dobbiamo condurre la nostra navicella fluttuante. Una sessantina di liriche compongono questa nuova pubblicazione di Lilli che si pone ella stessa ‘Come un’orchidea BIANCA’, novella Proserpina – viene detto nell’introduzione – che vive nottetempo la follia delle passioni amorose. Come la dea accetta il suo sposo ma vuole vivere altre sensazioni ultraterrene, fuori terra, verso il cielo delle beatitudini dove tutto si stempera e l’amore diventa un sentimento universale che tutto abbraccia, insieme, uomini e cose. Più Venere, mi sembra, nell’Ode al mare’ laddove rinasce bella fasciata nell’abito bianco che incede sostenendo con la sua bellezza gli sguardi altrui colmi di desiderio. Diviso in due parti, il libro tratta dei ‘Frammenti di cuore e di vita’, due metà che si susseguono a ritmo incalzante senza cesura e in continuità. Talora la passione e il desiderio lasciano il tempo e lo spazio ai ricordi, alla nostalgia velata di tristezza, di rimpianto. Come il viandante che giunto nel ‘Deserto’ sembra aver smarrito la strada ed essere in preda all’arsura, così lei, anziché abbattersi, raccoglie gli sforzi e li proietta sul domani, quando raggiungerà la pace e la serenità, senza per questo rinunciare alle emozioni della vita. Fino a immaginarsi ‘Nocchiero di me stesso’ che pur nelle difficoltà della navigazione si conquista la libertà della manovra e oltrepassa la tempesta. Per quanto ‘Ala di gabbiano’ come quella di Icaro paventi l’umidità delle acque marine che l’appesantirebbero, così lei sa andare ‘Oltre’ verso il cielo, dove tutto ciò che si è perso si ri/conquista, soprattutto la condizione sovrumana di benessere oltre il piacere come unione fisica di due anime, l’atarassìa delle passioni. La poesia d’amore celebra qui i suoi fasti, ma non ignara del sentimento dolce-amaro come ha cantato Saffo, da bere sino in fondo, ebbra, sino alla stordimento, grazie ad una sana ‘Follia’ del vivere e dell’amare.
‘Come un’orchidea BIANCA’, Editrice Kimerik, Patti, 2017, pp. 74, € 12,00.