Il Salento dei tumori e la “decarbonizzazione”: un nodo sempre più intricato per Emiliano

Ulivi vita millenaria da salvare - ''l'Ulivo urlatore'' - Salento, entroterra otrantino, ARCHIVIO FORUM AMBIENTE E SALUTE
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di Pier Paolo Tarsi

 

C’è del marcio nel Salento, c’è da molto tempo ad esser proprio pignoli, il fatto nuovo è che adesso… c’è del marcio nel Salento! Confusi? Tranquilli, si tratta solo di una normalissima esperienza di déjà-vu oppure, peggio, il preludio di un eterno ritorno. È la stessa sensazione alla quale i salentini si stanno già abituando, ad esempio leggendo dei risultati del clamoroso Report Ambiente Salute, recentemente reso pubblico alla presenza di Emiliano in persona. Questo Report infatti non svela ma al più aggiorna, conferma e precisa uno scenario cupo di cui il territorio è ben consapevole da anni: come a dire, repetita iuvant. Del resto, tutto ciò non dovrebbe sorprendere nemmeno i lettori del nostro sito: basta loro una ripassata di questo nostro articolo comparso meno di tre anni fa per accedere al déjà-vu (https://www.fondazioneterradotranto.it/2013/11/05/vieni-a-ballare-in-puglia-se-ne-hai-il-coraggio/). Tuttavia, l’aspetto forse innovativo in questo Report rispetto al passato sembra essere la sua più esplicita indicazione e la modellizzazione di relazioni tra il triste primato salentino per tumori polmonari, la specificità geografica del territorio e il contestuale inquinamento dell’aria. Emerge (eureka!) da tale quadro la necessità di una rapida “decarbonizzazione” pugliese per ridurre i contaminanti: per Emiliano è ormai una parola d’ordine, un imperativo. Sorgono qui per noi almeno due piste di interrogativi e riflessioni.

La prima pista è quella che guarda d’obbligo all’epoca appena conclusasi in Puglia, il decennio di Vendola. Un nodo centrale della sterminata ragnatela di narrazioni delle quali dava prova l’ex-governatore SEL di Puglia era sicuramente l’ecologia, tanto da fregiarsene nel nome stesso del suo partito. Viene il dubbio però che si trattasse soprattutto di ecologia oratoria o nominale. Come mai infatti durante questa lunga stagione non si è avviato alcun profondo processo di “decarbonizzazione” della Puglia? Non se ne ravvedeva l’urgenza? Eppure, già nel 2006, quando Vendola ancora rodava il suo primo governo, in un rapporto INES disponibile sul sito dell’ARPA Puglia (Si veda “LE EMISSIONI INDUSTRIALI IN PUGLIA – Rapporto sulle emissioni in atmosfera dei complessi IPPC”, Cap. 3”) erano riportati dati che, ci pare, avrebbero suggerito il palese bisogno di un energico processo di riconversione a chiunque, figuriamoci ad un ecologista!

Vediamone alcuni: la Puglia da sola produceva il 91,96% di tutte diossine prodotte in Italia, mentre una regione come Lombardia raggiungeva il 4,32%. Il primato assoluto italiano della Puglia valeva anche per emissione di anidride carbonica (il 21,23 %, una regione come la Lombardia si fermava al 13,24%, il Lazio al 6,07%), emissioni di Monossido di Carbonio (81,11%, seconda la Lombardia con il 3,69%), emissioni di Particulate Matter (Puglia 62,23%, seconda classificata la Sardegna, con il 7,91%), ancora, emissioni di Benzene col 46,13% (seguiva la Sicilia col 26,16%, terza la Lombardia col 9,87 %), ossidi di azoto (prima la Puglia, col 19,63%, seguita da Sicilia, con l’11,65%), ossidi di zolfo (prima classificata ovviamente la Puglia con il 23,27%).

La seconda pista di riflessioni tende a guardare all’oggi e all’immediato futuro, un orizzonte le cui variabili iniziali sono le più audaci conclusioni nelle penne di chi stende i report e un anti-renziano al governo della Puglia al posto di Vendola, divenuto quest’ultimo nel frattempo un baby privilegiato interessato a X-Factor e alla farneticazione cosmopolitica. Chi si dedica a questioni più importanti e urgenti per il destino dei pugliesi, tipo la vicenda TAP, sa che Emiliano ha avanzato formalmente una controproposta in modifica del progetto avallato dal governo centrale.

Il piano di Emiliano – preannunciato in campagna elettorale, presentato a dicembre e da allora in attesa di un una risposta di Renzi – prevede uno spostamento dell’approdo del gasdotto da San Foca (Lecce) a Brindisi, una mossa questa che spianerebbe la via della decarbonizzazione e della riconversione al metano dei siti più inquinanti presenti proprio a Brindisi (Cerano e Petrolchimico) e a Taranto (Ilva, convertibile in parte). Oltre a placare le forti proteste degli ambientalisti salentini, preoccupati dell’impatto ambientale devastante di TAP a San Foca (tanto sulle coste quanto sulle distese di uliveti dell’entroterra già assediati peraltro per la questione Xylella), questo piano ridimensiona anche i margini di argomentazione polemica degli oppositori come i pentastellati, i quali guardano sostanzialmente a una “decarbonizzazione” senza gas. In questo contesto preciso si inserisce il già menzionato Report di alcuni giorni fa. Prima della sua declamazione ufficiale il quadro era il seguente per Emiliano: da una parte c’era l’attesa di una risposta di un Renzi per nulla propenso a darla vinta all’inviso interno, l’ideatore di un probabilmente felice compromesso dei bisogni del governo e del territorio; dall’altra vi era un fronte di protesta in parte sopito e in parte circoscritto dal compromesso proposto dal governatore di Puglia. Il clamore e le varie reazioni a catena innescate dal Report giungono dunque come un rullo compressore che preme sia sul silenzio di Renzi, sempre più imbarazzante di fronte alle cifre da eccidio salentino per tumore, sia come un ulteriore colpo ai già risicati margini argomentativi dei pentastellati. L’urgenza della “decarbonizzazione”, rimarcata e amplificata dal Report, si ripercuote immediatamente sulla questione TAP, anello centrale nella visione di Emiliano e chiave di volta per chiudere molti conti. Questi ne è talmente consapevole che, negli stessi giorni in cui forte risuona l’eco e l’impressione di questo Report, da una parte propone la via di un decreto speciale per recepire le sue proposte di modifiche (http://www.ansa.it/puglia/notizie/2016/02/18/emilianosi-dl-per-approdo-tap-brindisi_134a5971-17a8-431f-acb1-41b2b3ee0eba.html), dall’altra tratta di TAP anche in Commissione parlamentare antimafia (http://www.regione.puglia.it/index.php?page=pressregione&opz=display&id=20000), inanellando il collegamento da un discorso all’altro come fosse alle prese con il più tipico percorso di una tesina da esaminando: in succo, la realizzazione di un approdo della TAP a San Foca favorirebbe secondo Emiliano gli interessi mafiosi nel territorio, dunque la soluzione auspicabile è ancora una volta la sua, Brindisi! Consegnando questo Report all’opinione pubblica alla sua stessa presenza, il governatore preme insomma con un solo colpo su Renzi affinché non ignori ulteriormente la controproposta, smorza il potere polemico che potrebbe crescere intorno agli scetticismi dell’opposizione pentastellata e segna il primo vero punto agli occhi di molti pugliesi sul suo predecessore, battendolo su una battaglia dalle tinte ecologiche, un attributo quest’ultimo che da nominale diverrebbe forse più ontologicamente fondato nell’azione di Emiliano. Tutto fin qua lascia presagire uno scacco matto con una sola mossa sui tavoli da gioco di tutti gli avversari, esterni e interni, passati e futuri. Sembra vicina la luce per Emiliano finché non arriva, proprio in queste ore, il colpo di scena, l’imprevisto capace di rimettere tutto o almeno molto in discussione, complicando enormemente la partita in gioco.

Cosa? È presto detto: la firma in data 24 febbraio 2016 dell’intesa per un nuovo gasdotto con approdo previsto nell’incantevole Otranto, nei pressi di San Foca! Ancora un déjà-vu? L’inizio di un ennesimo eterno ritorno? Giudichino i lettori. Di certo gli argomenti di Emiliano sugli interessi mafiosi sono già vanificati, colpiti a distanza di poche ore dalla capitale. Di certo nel Salento ambientalisti e i sostenitori di una via alla decarbonizzazione senza gas avranno nuove importanti ragioni dalla loro, e non poche, ci pare. Renzi può forse riprendere fiato, ma i salentini? Ciò che Renzi prospetta loro è un futuro terribile, da incubo: un Salento che respirerà la stessa aria di oggi e in più terra d’approdo di gasdotti (almeno due al momento) che avranno un impatto negativo sull’attrattività locale e sul paesaggio. E mentre i pentastellati rifiutano l’uno e l’altro (“decarbonizzazione” senza metano), Emiliano si colloca in mezzo: TAP si, ma a Brindisi, primo passo di un (non sappiamo quanto fattibile ma comunque annunciato) percorso di “decarbonizzazione” dei poli maggiormente inquinanti.

Un compromesso finora ragionevole e vincente agli occhi di chi scrive (non proprio un simpatizzante di Emiliano) in quanto accoglie il gasdotto come vuole il governo centrale, smorza le proteste che si addensano intorno a San Foca per il territorio, e appare più concreto e meno utopico della visione pentastallata, soprattutto dopo l’impressione suscitata dal nuovo Report Ambiente Salute (non a caso, crediamo, reso pubblico alla presenza di Emiliano) che evidenzia l’urgenza di una decarbonizzazione in riferimento ai tassi di tumori polmonari nel Salento.

Il fatto nuovo è questa intesa appena firmata a Roma per un nuovo gasdotto che interessa Otranto. Questo crea una crepa nella soluzione del governatore, il quale portando TAP a Brindisi non risolverebbe comunque il problema dell’impatto di un approdo nel basso adriatico salentino. Una crepa che, se da una parte fa sorridere forse Renzi, dall’altra potrebbe ridonare vigore all’idea più radicale di una “decarbonizzazione” senza gas, una proposta magari meno immediatamente traducibile in azione ma unicamente in grado di salvaguardare al contempo la salute e il paesaggio salentino.

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2 Commenti a Il Salento dei tumori e la “decarbonizzazione”: un nodo sempre più intricato per Emiliano

  1. State dando troppa fiducia al buon senso di renzi, per come la vedo io l’unica speranza è la via giudiziaria….

  2. Non vedo chi abbia parlato di buon senso di Renzi. A me la sua soluzione sembra la peggiore di tutte (l’ho definita un incubo per i salentini). La posizione di Emiliano era più conciliante con gli interessi del territorio (No Tap a San Foca, si a Brindisi, cosa che permetterebbe di avviare una decarbonizzazione di cui pure ha bisogno urgentemente il territorio). Infine c’è la posizione dei pentastellati, che dopo la possibilità di un ennesimo gasdotto, seppur più ardua (No ai gasdotti e si decarbonizzazione) è ai miei occhi la più appetibile. Ma appetibile non vuol dire che sia la più facilmente avviabile in questo puzzle. Saluti.

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