“Buon capodanno!”? Preferisco “Buon capo d’anno!”. E vi spiego perché …

 

di Armando Polito

Mi sto ancora congratulando con me stesso  per essere riuscito a porre in sequenza dopo la seconda parola del titolo un punto esclamativo, le virgolette ed uno interrogativo, ma tremo all’idea che qualcuno mi sfidi a tentare la sequenza inversa ..

Ciò che sto per dire riguarda una delle tante incongruenze che caratterizzano l’uso della lingua, la quale, più che alle regole della grammatica e dell’analogia obbedisce a quelle dell’uso e dell’arbitrarietà, ma riguarda anche l’ignoranza della nostra classe politica, certamente immensa, alla quale, però, per precauzione, non è mai il caso di concedere la presunzione della  buonafede. Ricordate qualche mese fa l’inciampo del cacciatore di gufi su cultura umanista anziché cultura umanistica?

Per chi, magari studente di liceo classico, avesse ancora dei dubbi ho approntato il seguente albero (è meno simmetrico di quello di Natale, ma, a parte il fatto che non si può avere tutto, quello sviluppo abnorme a destra è in linea con certe tendenze politiche in atto, nonostante si voglia far ritenere il contrario).

Per farla completa e per fugare ogni dubbio residuo credo sia opportuno aggiungere qualcosa ad ogni parola dell’albero.

UOMO (sostantivo)

UMANO (aggettivo, anche in uso sostantivato (i limiti dell’umano).

UMANESIMO (sostantivo) periodo storico tra la fine del secolo XIV e il XVI caratterizzato dall’interesse dei testi antichi latini e greci.

UMANISMO (sostantivo) insieme di correnti filosofiche alla base delle quali c’è la ricerca della verità attraverso la razionalità, il che non esclude la compatibilità con alcune religioni.

UMANISTA (aggettivo sostantivato): geografo che si occupa in modo specialistico di geografia umana o storica/rappresentante dell’Umanesimo, cioè ognuno che nei secoli XIV-XVI studiò i classici latini e greci/ studioso o semplice appassionato delle lettere classiche: medico umanista;  (aggettivo): che segue le teorie dell’umanismo.

UMANITARIO (aggettivo): qualifica di tutto ciò che mira a migliorare moralmente e materialmente e, per quanto è possibile, disinteressatamente …, la vita umana

UMANISTICO (aggettivo): qualifica tutto ciò che riguarda l’interesse per l’Umanesimo ed i suoi rappresentanti; ovvio che la cultura umanistica suppone quella umanista, ma non coincide con essa, bensì con il suo studio o con la sua rivisitazione.

Occhio al suffisso: SCIENTIFICO è dal latino tardo scientificu(m), composto da scientia=conoscenza e la radice del verbo fàcere, per cui scientifico è tutto ciò che produce conoscenza.

UMANISTICO deriva da umanista+il suffisso –ico indicante appartenenza.

Detto così si potrebbe semplicisticamente concludere che scientifico è tutto ciò che è proiettato verso il futuro e umanistico tutto ciò che è rannicchiato sul passato e che, dunque, ha ragion d’essere la vexata quaestio della contrapposizione delle due culture. Certo il concetto dominante del tutto e subito, del progresso ad ogni costo sembra legittimare il concetto di superiorità della cultura scientifica su quella umanistica, se non l’inutilità di quest’ultima. Se il ciceroniano historia magistra vitae sembra essere sconfessato da millenni di storia, se cioè a poco è servito conoscere gli errori del passato per non ricommetterli, pensate un po’ a cosa in breve tempo l’ignoranza del passato, e, dunque, anche dei suoi errori, potrà portare l’Umanità e l’umanità …

Se la confusione tra umanista e umanistica a proposito di cultura probabilmente, sottolineo probabilmente, era in buona fede, in questo periodo un pericolo ben più grave incombe sulle nostre teste e questa volta la colpa potrebbe essere di capo.

Capo è primo componente di parecchie voci. Esso può accoppiarsi con un altro sostantivo del quale funge da apposizione: capomastro; in altri casi lo fa sottintendendo la preposizione della, del o di; tra i tanti esempi ne fornisco uno per ogni caso capolinea, capogruppo, capofficina. Non mancano i casi in cui la preposizione, non sottintesa, è rimasta a far parte del composto: capodopera (ma è anche ammessa la grafia capo d’opera), capodoglio (scrittura ormai stabilizzata, anche se è da capo d’oglio) e, siamo arrivati finalmente al punto, capodanno (ma è ammessa anche la grafia capo d’anno).

Per evitare il solito nesso sono stato frainteso o posso spiegare tutto oppure la parola mi è uscita di bocca a mia insaputa, sarebbe opportuno che ognuno di noi quando qualcuno, soprattutto un cosiddetto uomo di potere (un capo, appunto), laico o religioso non fa differenza, gli augura un buon inizio dell’anno con la parola composta che sapete, rubasse, adattandola, la domanda al Pierino cinematografico interpretato da Alvaro Vitali. E così, sostituendo fischio con apostrofo, la domanda sarebbe: – Con l’apostrofo o senza? -.

La richiesta è legittimata dal fatto che capodanno, come capogruppo, potrebbe essere sciolto in capo del danno e purtroppo la differenza di composizione e di significato non è percepibile dalla pronuncia, a meno che tra capo e d’anno non si interponga una pausa celentaniana.

La mia proposta è questa: tra persone comuni adottiamo la scrittura capo d’anno e, una volta tanto, giovani e meno, a parziale compensazione di tanti x invece di per, adottiamola anche nei  nostri messaggi. facebookiani e cellulareschi.

Tra poco chi ne ha voglia si sorbirà (nel senso di gustare lentamente; esiste o non esiste il masochismo?) con compiacimento i rituali messaggi di fine d’anno a reti unificate e, non potendo interagire e porre in tempo reale la pierinesca domanda, non saprà mai se capodanno è da intendersi come inizio dell’anno o come danno principale o, peggio ancora, come capo del danno (in quest’ultimo caso sarebbe un’ulteriore presa per il culo mascherata da ammissione di colpevolezza).

Quando è possibile, perciò, soprattutto quando si ha a che fare con un detentore, grande o piccolo, del potere, non abbiamo paura di porre quella domanda, sempre sperando che l’interlocutore sappia cos’è l’apostrofo …

Buon capo d’anno a tutti!

 

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3 Commenti a “Buon capodanno!”? Preferisco “Buon capo d’anno!”. E vi spiego perché …

  1. Buon capo d’anno anche e soprattutto a te che ci delizi con queste meraviglie linguistico-politico-storiche e chi più ne ha più ne metta. Con molto affetto.

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