Libri| Anita, detta Nnita – Lettere ai giornali e appunti di viaggi

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Un nuovo libro di Rocco Boccadamo

“Anita, detta Nnita – Lettere ai giornali e appunti di viaggi”, Edizioni Spagine, Fondo Verri – Lecce, dicembre 2015, prezzo € 10.

E’ stata appena pubblicata una nuova raccolta di narrazioni di Rocco Boccadamo, scrittore salentino, nonché nostro collaboratore.

Il predetto autore è nato a Marittima e vive a Lecce.

Già dirigente bancario, dal marzo 2009 è iscritto, come pubblicista, all’Albo nazionale dei giornalisti.

Ha dato alle stampe i volumi: Volare in alto (2004), Il geco e la coccinella (2005), Ad una Lei (2006), Luminosa stella (2007), Io sono chi (2008), Il barbiere di Natale (2008), Il cavamonti sognatore (2009), Righe fuori schema (2010), Quell’antico suonatore d’organo (2011), Quando il gallo cantava la mattina (2012), Una matinée al Santalucia (2013), L’asilo di donna Emma (2014)

Inoltre, nel 2014, ha pubblicato, per i tipi di Capone Editore, il volume Compare, mi vendi una scarpa?Luoghi vicende e volti di un cantastorie salentino e, con Spagine – Fondo Verri Edizioni, il saggio Fratello narrastorie! Ricordo di Giorgio Cretì, dedicato allo scrittore salentino, nativo di Ortelle, recentemente scomparso.

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Di “Anita, detta Nnita”, riportiamo di seguito la prefazione curata da Ermanno Inguscio:

L’autore di questa pubblicazione, Rocco Boccadamo, presenta nel volume una serie di quarantasei racconti, scritti tra l’ottobre del 2013 e il giugno 2015, con la finalità di dare spazio a paesi e figure del Salento di un tempo, quasi un viaggio interiore di esperienze che sempre si rigenerano. L’humus contenutistico della raccolta affonda saldamente le radici nell’esperienza giornalistica ormai decennale dell’autore, costellata anche, da qualche tempo, da prestigiosi riconoscimenti in campo scrittorio ed editoriale. E’ sempre il sottotitolo dell’opera, Lettere ai giornali e appunti viaggi, a fornire al lettore l’indicazione dell’orientamento di Boccadamo in un campo di scrittura a lui ormai congeniale: il giornale e il viaggio, le lettere e gli appunti. Il viaggio è sete di conoscenza, è desiderio di allacciare nuove relazioni, è bisogno di comunicazione, anche e soprattutto con se stessi; il giornale è voglia di scrivere e storicizzare sia esperienze compiute per la vecchia Europa, sia in altri contesti, come in altre parti del globo, come nella antica Cina; è voglia di fermare l’eterno correre del lettore davanti a un flash di mezza cartella, irradiata da una rivista online su tematiche di attualità e del semplice vivere quotidiano. Per cui accade che la riflessione sul grande tema della conservazione della biodiversità della Terra e dei rischi connessi alle condizioni climatico-ambientali, sembra, quasi, pacarsi davanti alla descrizione disincantata di un lembo di Salento, di fronte al sito di Castrum Minervae. Un viaggio nei quarantasei brani del volume, scelti da Boccadamo in questa pubblicazione, che prende le mosse dall’incedere dell’autunno 2013 sino all’esplodere della rovente estate 2015. Un percorso, per questo arco temporale, ripreso dal suo ritorno ai fanghi di Abano Terme, che si conclude con una gita di gruppo a Santa Maria De Finibus Terrae di Leuca, sul promontorio japigio. Nel primo gruppo di brani, l’autore riferisce di fatti e personaggi incontrati in terra veneta, giustappunto ad Abano T., al consumarsi della stagione autunnale 2013; nel secondo, campeggia, tra i ventotto scritti, il racconto salentino di Anita, detta ‘Nnita’, che dà il nome alla raccolta. Nell’ultimo, si racconta del terribile naufragio del traghetto “Norman Atlantic” nel Canale d’Otranto, ma, a farla da padrone, sono i molti angoli della terra tra due mari, con Castro Marina, Serrano, Marittima, non senza puntate nella memoria delle esperienze lavorative del giovane bancario, fatte alle pendici dei Peloritani, delle Prealpi Venete e in Brianza. Ma quanti personaggi sembrano accalcarsi davanti all’inesorabile filtro del tempo: un vecchio parroco, persino le belle deputate presenti nel Parlamento nazionale, lu cumpare signurinu, la Nunziata di Castro, Zi’ Miliu e Vitale: su tutti l’autore si riversa con la sua voglia di raccontare e il garbo di un’accennata ironia a sferzare, quando è il caso, comportamenti utilitaristici di personaggi pubblici, amministratori delegati di colossi finanziari  che sacrificano al dio – profitto persone e cose. Nell’ultimo gruppo di lettere-appunti, a coprire il primo semestre del 2015, Boccadamo abbraccia con la sua esperienza scrittoria tutta la Puglia, dalle Isole Tremiti, a Lecce, alla sua amata Castro e dando un tributo di affetto al Santo del Gargano, Padre Pio, il quale per buona parte del Novecento, dalla sua montagna sacra sino a Punta Meliso di Santa Maria di Leuca, ha fuso esperienze di umana solidarietà con la potenza della preghiera e l’eccellenza della scienza medica nella “Casa Sollievo della Sofferenza”, struttura di San Giovanni Rotondo a servizio di tutta la comunità nazionale. Ciò non è frutto di una specie di distrazione tematica per Rocco Boccadamo. Il suo Salento, come vero luogo dell’anima, non viene affatto mortificato da riferimenti come quello fatto al Santo cappuccino della sofferenza, testimone del Novecento, che polarizza devozione e un riconosciuto fenomeno di flussi turistico-spirituali verso il Gargano. Nel Salento, del resto, come anche in tutta la Penisola, non vi è contrada che non presenti testimonianze di affetto per il Santo da Pietrelcina, con statue ex voto, altarini, cappelle e manifestazioni di autentico culto popolare. Questo volume pubblicato dall’autore, dunque, continua a percorrere, a cominciare dal titolo, Anita, detta ‘Nnita, un campo di esperienza scrittoria, che scopre un orientamento verso le problematiche del mondo femminile, l’altra metà del cielo dell’esperienza umana, presentate come universo di riferimento obbligato per chi voglia dare un senso alla propria esistenza. Ed anche la stessa copertina della pubblicazione, riproduzione di una pittura di Carlo Colella, artista leccese di buon gusto e raffinata creatività, riproduce in sintesi un tipico paesaggio contadino del Salento di un tempo, affidato a delicati profili collinari e a una incisiva valenza cromatica floreale. Boccadamo, dunque, sebbene con i piedi sulla terra del suo magico Salento, mostra sempre attenzione ai drammi dei continenti di tutto il mondo, come quello dell’11 settembre 2001 a New York, dell’Iraq, dell’Afghanistan, del Medio Oriente, della Siria, della Libia. Ma nel brano pubblicato il 12 gennaio 2015, significativamente annota: “Non possiedo galloni di penna da richiamo, né tantomeno di fonte di cultura e di opinione. Sono soltanto un comune narrastorie”. A rimarcare che la sua visione del mondo, negli appunti e nelle sue riflessioni, va al di là dell’ambito di sola ispirazione campanilistica, collocandosi in una doverosa dimensione glocalistica. Ma il narrastorie Boccadamo è sempre più affascinato dal braccio di mare di  Castrum Minervae, il cui scenario e palcoscenico, per la maestosità della distesa tra Adriatico e Ionio, tra le coste dell’Albania e le isole greche, fanno del terrazzamento della  Marina ‘u tinente  la piattaforma privilegiata  dei suoi pensieri: il silenzio, la muta presenza dei giovani olivi, il profumo della macchia mediterranea, lo riportano agli affetti famigliari spesso goduti, com’egli scrive, tra  “la tenuta della  Pastorizza, la pinetina, la  Marina ‘u tinente, nei panni di novello eremita del terzo millennio. Così, il cammino lungo l’attuale tratto esistenziale è sempre vivo ed ha il pregio di lasciarmi attivi e vivi, dentro, segni e sentimenti d’ideale gioventù”. E questa può essere una motivazione in più, per il lettore, a volersi immergere, ancora una volta, nel piacere di una buona lettura.  

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