I paesaggi dei sentimenti: intervista ad Alessandro De Simone

 Alessandro De Simone

di Gianluca Fedele

 

Alessandro De Simone è quello che si potrebbe definire un uomo dallo spirito libero. Di lui me ne avevano parlato alcuni amici e anche se non lo conoscevo personalmente avevo già apprezzato le decine di dipinti che colorano le pareti candide di un famoso ristorante di Santa Maria al Bagno (LE). In effetti questo pittore sembra vivere quasi isolato dal mondo dell’arte, benché l’arte sia il suo unico mezzo di sostentamento.

È ancora Davide Sambati il promotore dell’intervista che segue: una domenica nella quale siamo liberi entrambi mi chiede di accompagnarlo a Porto Cesareo (LE) dove Alessandro realizza i suoi paesaggi alla maniera degli impressionisti. Parcheggiata l’auto lo scorgiamo subito, è seduto di fronte al suo cavalletto rivolto verso l’Isola dei Conigli e circondato da opere già terminate, oltre che da uno stuolo di passanti curiosi. Ci presentiamo e dopo pochissime battute ci accordiamo per un appuntamento e una chiacchierata.

Dopo qualche settimana lo raggiungiamo nel laboratorio che sta ristrutturando in una località totalmente immersa nella natura; il contesto suggestivo insieme alla sua pettinatura mi portano a vederlo come una sorta di eremita. Lo segue a pochi passi il figlioletto che è la sua fotocopia rimpicciolita e mi appare quasi come un folletto dall’aria tanto timida quanto impertinente.

La giornata piacevolmente soleggiata ci spinge ad “accomodarci” all’aperto, anche perché sedie utili non ce ne stanno neanche a pagarle. Optiamo quindi per un muretto basso che è la cosa più comoda lì in giro.

 

Alessandro De Simone
Gariga – notturno (tecnica mista su tela) 100 x 100

D.:

Dunque Alessandro, sono riuscito a scovare veramente pochissime informazioni sul tuo conto perciò vorrei che fossi tu stesso a parlarmi un po’ di te, del come ti sei ritrovato a dipingere.

 

R.:

In effetti vivo lontano dal mondo dell’arte, o perlomeno così come siamo abituati a concepirlo ultimamente. Per quanto riguarda il mio percorso, anche se ho sempre coltivato in varie forme la mia vocazione creativa, in realtà mi sono accostato agli studi artistici un po’ più tardi rispetto all’età dovuta. A ventitré anni ho intrapreso l’Accademia delle Belle Arti di Brera a Milano e lì ho iniziato ad approcciarmi seriamente all’arte. I miei primi insegnamenti vennero da professori prettamente classici, vincolati a concetti fortemente retorici mentre io ero attratto e proiettato verso la contemporaneità dell’arte informale. Iniziai così a seguire il corso del prof. Maurizio Bottarelli che fronteggiava benissimo questa personale necessità; di questo insegnante conservo un caro ricordo sia dal punto di vista artistico che da quello umano.

Al contrario di quanto si possa immaginare quando si pensa ad un percorso d’arte che dovrebbe avere la sua genesi nel figurativo, io ho iniziato a produrre informale in quel corso, inserito ma al contempo slacciato dal contesto dogmatico e rigido dell’indottrinamento accademico; ho appreso anche come ogni centimetro quadrato di un’opera, che possa essere un paesaggio o un ritratto, sia composto da piccoli capolavori apparentemente astratti nei quali il colore e la pennellata contribuiscono in maniera imprescindibile alla buona riuscita della figura completa.

 

D.:

Dopo gli studi a Milano sei tornato subito a casa?

 

R.:

No, terminati gli studi mi sono trasferito a Brescia. Qui ho lavorato presso una bottega nella quale si realizzavano prevalentemente affreschi e non esagero ricordando che se ne produceva almeno uno al giorno; si trattava quasi sempre di riprodurre opere classiche del passato per committenze private. Nonostante non vi fosse grande stimolo per la fantasia ho imparato qui i canoni geometrici e le originali regole di questa importante e antica tecnica. Dopo qualche anno sono finalmente rientrato nel Salento.

 

Alessandro De Simone
Eros e Thanatos (olio su tela) 180 x 70

D.:

Al tuo rientro a Nardò hai continuato a dipingere?

 

R.:

Certamente. Già nei primi mesi mi furono commissionate, per una fortuita coincidenza, una serie di opere paesaggistiche che dovevano essere installate all’interno di una nuova abitazione. Non avevo mai rappresentato vedute naturalistiche prima d’allora ma ciò nonostante il risultato fu oggettivamente gradevole e conseguentemente molto apprezzato. Partirono così diverse altre commesse più o meno importanti che mi servirono come biglietto da visita e mi valsero anche delle mostre.

 

D .:

Dove hai esposto?

 

R.:

Non posso dire di aver realizzato numerosissime esposizioni ma in quelle poche nelle quali mi sono cimentato le mie opere hanno riscosso grande attrattiva presso gli intervenuti. Ricordo ad esempio la mostra del 2006 presso l’associazione Raggio Verde di Lecce organizzata e curata in maniera impeccabile dall’architetto, nonché docente di decorazione presso l’accademia di Brescia, Alberto Nuzzolo. E ritengo altrettanto importante la collettiva “Colori di Frontiere” svoltasi a Mesagne (BR) nel 2011 dove il tema sposava a pieno le tematiche dalle quali mi lascio maggiormente ispirare.

 

Alessandro De Simone
Gariga – notturno (tecnica mista su tessuto) 180 x 70

D.:

Oltre alla delicatezza dei paesaggi salentini quali sono i soggetti che ami rappresentare?

 

R.:

La rappresentazione naturalistica detiene certamente uno spazio insostituibile in quel luogo intimo dove si generano le emozioni più pure. Tuttavia un evento o per meglio dire la visione di un film mi sconvolse a tal punto da dedicare un lungo periodo alla delicata tematica che la pellicola trattava: sto parlando di “Viaggio a Kandahar” del regista iraniano Mohsen Makhmalbaf, girato in Afghanistan durante il regime talebano. Da qui presero vita i miei Satiri, figure dagli arti mutilati, molti dei quali dipinti su tessuti leggerissimi e semitrasparenti.

 

D.:

La scelta di utilizzare supporti tessili non convenzionali rispetto alla tela intelaiata da dove scaturisce?

 

R.:

In relazione a questo aspetto ha certamente assunto un ruolo fondamentale mia madre e la sua attività sartoriale. Ella infatti, accompagnata dal valido contributo di mio fratello, gestisce un laboratorio per la produzione di eleganti abiti da sposa. Va da sé che io abbia conosciuto lì le consistenze leggere di alcuni tessuti e abbia potuto apprezzare, tra l’altro, proprio le applicazioni della pittura decorativa. Per la collezione che ha visto come soggetti i Satiri ho prediletto tra tutti il tulle e l’organza. Quest’ultima soprattutto, grazie all’insita trasparenza, poneva le mitiche figure in una posizione evanescente e al contempo le rendeva quasi tridimensionali.

In questo modo ho sperimentato in parte quelle teorie della meta-pittura che prevedevano di far “intravedere” l’elemento dipinto, anteponendo e privilegiando la tecnica a tutto il resto.

 

D.:

Anche dipingere paesaggi presuppone altrettanta ricerca?

 

R.:

Quando ho cominciato a dipingere paesaggi l’ho fatto per necessità e superficialmente mi aspettavo di dover prestare il mio impegno a qualcosa di meccanico, di poco complesso e conseguentemente di scarso valore. Col tempo e con la sensibilità che si andava affinando nei confronti della natura attraverso i suoi vari aspetti, ho compreso quanto invece potesse essere “faticoso” impressionare uno scenario naturalistico, arricchendolo di dettagli minuti e mai perfettamente fedeli, cercando di dosare scientificamente luci e ombre. Il risultato è un prodotto che raccoglie il benestare sia di chi si intende d’arte e sia dell’uomo della strada.

Alessandro De Simone
Gariga – notturno (tecnica mista su tessuto) dittico 80 x 80

 

D.:

Potremmo forse dire che alcune vedute rappresentano e incarnano stati d’animo?

 

R.:

Questo è esattamente ciò che cerco di fare. La mia finalità è proprio quella di imprimere un sentimento attraverso la luce di un tramonto, il perimetro frastagliato di un arbusto e finanche la linea quasi sempre irregolare dell’orizzonte.

Questo è anche uno dei motivi anzi, probabilmente “il” motivo per cui sono ritornato nella mia terra. Ho provato a vivere in città ma non sono riuscito a trovare alcun equilibrio, non ho scorto alcuna ispirazione da cui attingere nel caos della metropoli. Al contrario qui mi immergo nel creato, perché dopo tutto di esso siamo composti.

 

Litorale neretino - dettaglio (tecnica mista su tessuto) 180 x 70
Litorale neretino – dettaglio (tecnica mista su tessuto) 180 x 70

D.:

La fede influenza questa filosofia?

 

R.:

Io mi reputo totalmente ateo ma ciò nonostante credo che ci sia qualcosa sopra di noi e dentro di noi. E non m’importa di chiamarlo col nome che qualcuno gli ha assegnato. Guardo con curiosità all’universo, all’energia che emana e penso che dovremmo trascorrere la breve esistenza che ci è concessa nella consapevolezza di essere parte di qualcosa di immenso, senza individualismi, inutili ambizioni o desideri di prevaricazione del prossimo.

 

D.:

Quali sono gli artisti che ti hanno ispirato?

 

R.:

Se guardo al periodo nel quale presi a dipingere seriamente, a incuriosirmi più di altri c’erano di certo gli americani informali degli anni ’40 e ’50. Al contrario degli europei dello stesso periodo gli statunitensi non avevano un filone culturale di riferimento o un contesto storico e sociale al quale agganciarsi, così presero a esempio gli indiani d’America, rispolverando il loro modo di disegnare sulla sabbia e ricavandone da questa tecnica la gestualità del tratto istintivo. Tra tutti Pollock si distinse in modo assoluto.

 

Paesaggio
Paesaggio

D.:

Che rapporti hai con le gallerie e con gli altri artisti del territorio?

 

R.:

Vorrei poterti dire che coltivo rapporti con colleghi artisti e che mi confronto con essi ma in realtà non conosco nessuno e non li cerco nemmeno. Vale la stessa cosa per le gallerie: so che esistono e mi sono noti i nomi delle pinacoteche locali più in voga ma il mercato dell’arte – quotazioni annesse – non è mai stato un mondo che ha sortito in me fascino o interesse.

 

Papavero (tecnica mista su tessuto) 50 x 50
Papavero (tecnica mista su tessuto) 50 x 50

D.:

Dalla impressione che mi hai dato direi che la tv e più in generale i mass media non ti attraggono molto. È così?

 

R.:

Non esattamente, diciamo piuttosto che faccio molta selezione. La televisione offre ancora la possibilità di acculturarsi con programmi seri (sempre meno, purtroppo) e scientifici. Certo ci sta la “tv spazzatura” e sfortunatamente i dati di ascolto indicano che c’è una grossa sacca di spettatori a cui piace moltissimo.

Ma l’aspetto che detesto in assoluto è quello della massificazione del linguaggio dove, ad esempio, “il plastico” deve indicare quasi esclusivamente il modellino che nella trasmissione Porta a Porta di Bruno Vespa è sistematicamente viene confezionato per riprodurre in scala la scena di un omicidio. Appare lampante come certe parole, per la massa, abbiano perduto ogni altra applicazione se non quella di ricordare spot pubblicitari o programmi televisivi, a discapito di aspetti ben più nobili, classici, artistici e architettonici da sempre correlati.

Non posso far altro che pensare che l’omologazione stia distruggendo la creatività inesorabilmente.

 

D.:

Che progetti hai per i prossimi mesi?

 

R.:

È da tanto che non mi cimento nella realizzazione di un’esposizione personale. Sto pensando che è un buon momento per organizzarne una. Anche se non posso realizzare sempre tutto quello che ho in mente vivo la mia vita giorno per giorno, immerso nei paesaggi che tanto sanno trasmettere.

Qui e ora!

 

 

Satiro (tecnica mista su organza) 270 x 140
Satiro (tecnica mista su organza) 270 x 140

 

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5 Commenti a I paesaggi dei sentimenti: intervista ad Alessandro De Simone

  1. Intervista nostrana, di Gianluca fatta ad Alessandro definito l’eremita del ventunesimo secolo per il suo modo di essere un’Artista ancora da scoprire!!!, “sittati subbra nu paritieddru te frunte all’isula te li cunij” .Porto Cesareo, il nostro pittore impressionista amante dei paesaggi Salentini dipinge usando un metodo unico conosciuto da pochi, Il suo Max dipinto “Satiro” ispirato all’Artista Mohsen tratto dal regime talebano mostra un’argomento molto toccante nell’animo.
    Alcune scene nell’Arte sacra vengono riprodotte quando nel Medioevo i contadini offrivano i maiali all’Ordine degli Antoniani per allevarli usando il loro grasso curavano la malattia herpes zoster conosciuto come il fuoco di Sant’Antonio in quei periodi portava alla cancrena mutilando gli arti. Altro dipinto di Alessandro il papavero chiuso e aperto e bellissimo, lo sapevate che sono commestibili “osce paparene nfucate”
    per cucinarle posso fornire una ricetta Noulina.
    I Salenti residenti in Piemonte ti esortano a continuare il successo è inevitabile.
    Ersilio Teifreto http://www.torinovoli.it

    • Buongiorno ho cercato su Internet un’argomentazione sul disegno del bravissimo Alessandro che appare con nome: (Satiro Tecnica Mista su organza) ma senza successo, frequento un luogo dove con il grasso del maiale i Monaci Antoniani curavano nel 1.150 L’Herpes Zoster le amputazioni erano frequenti.
      un saluto da Torino Ersilio classe 47

  2. Grande arte e grande artista: ho scoperto questo artista entrando casualmente in un negozio a Nardò, durante il periodo delle vacanze natalizie 2019, e chiedendo informazione sull’affresco realizzato mi è stato dato il riferimento di Alessandro De Simone. L’affresco, “Veduta di Portoselvaggio da Uluzzo” è spettacolare e ha saputo catturare la mia attenzione per le radici delle mie origini e d’interesse per le mie ricerche in Scienze pedagogiche. L’articolo e l’intervista hanno permesso di approfondire con maggiore rispetto l’espressione artistica di un conterraneo, grazie

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