Copertino: se non ci aiuta San Giuseppe …

di Armando Polito

stampa tratta da Le cento città d’Italia, numero del 26 giugno 1892, Sonzogno. Milano
stampa tratta da Le cento città d’Italia, numero del 26 giugno 1892, Sonzogno. Milano
stampa tratta da Gustavo Strafforello, La patria, geografia dell’Italia, Unione tipografico-editrice, Torino, 1899, p. 216
stampa tratta da Gustavo Strafforello, La patria, geografia dell’Italia, Unione tipografico-editrice, Torino, 1899, p. 216
stampa tratta da Enciclopedia popolare illustrata a cura di Palmiro Premoli, Sonzogno, Milano, 1896-1899
stampa tratta da Enciclopedia popolare illustrata a cura di Palmiro Premoli, Sonzogno, Milano, 1896-1899

Il titolo non allude ad un improbabile scontro campanilistico tra macinnulari e nnardiati1, con l’auspicio da parte di questi ultimi dell’intervento pacificatore del santo dei voli; nemmeno presso gli antichi mi risulta che qualcuno, forse perché deluso dal proprio,  tentava di corrompere con preghiere e offerte il dio dei nemici …

Il problema è infinitamente meno grave, cioè di natura filologica, e riguarda l’etimo del nome della cittadina distante da Nardò non più di dieci km. Ecco a tal proposito cosa scriveva Girolamo Marciano (1571-1628) nell’opera postuma (Stamperia dell’Iride, Napoli, 1855)  Descrizione, origine e successi della Provincia d’Otranto, p. 476: “Fu detto Cupertino secondo alcuni da Cuperio suo primo edificatore, e secondo altri a Cooperio voce latina, ovvero da Aperio Apertino, e dopo per la figura protesi Copertino, o Coopertino dalla sua quasi chiusa ed aperta campagna, simile a quella del Poeta: Vix e conspectu exierat campumque tenebat,/cum pater Eneus saltus ingressus apertos. Altri dicono Convertino dal verbo Converto, ed altri Conventino da Convenio, per essere stati i popoli de’ suddetti casali dopo la loro distruzione conversi e convenuti ad abitare in questo luogo. Onde Servio sopra quei versi di Virgilio: Tunc manus Ausoniae et gentes venere Sicanae;/saepius et nomen posuit Saturnia tellus dice che tutti gli abitanti della terra o sono ivi geniti, o forastieri, o vennero da un solo luogo, ovvero da luoghi diversi, come si dice essere stati questi che da’ suddetti diversi casali convenuti edificarono questa terra, e la chiamarono Convertinio. Il che si pruova chiaramente dalle sue insegne, le quali sono un pino carico di frutta con queste lettere C. P. significando i frutti e la raccolta natura del pino, i cui frutti sono l’immagine della natura, l’unità e ferma conversione di quei diversi popoli congregati in uno dinotati con quelle due lettere, le quali dicono Conventio et Custodia populorum, che convenuti si doveano con naturale ordine custodire e conservare unitamente in un sol popolo a guisa del frutto del pino, il quale si unisce, e con naturale ordine conserva in un sol corpo i suoi molli semi, come ben disse il beato Ambrogio e nota Pierio nei suoi Geroglifici, così dicendo: Naturae immaginem esse pinum Divus Ambrosius dixit, quippe quae semina ab illo primo divino celestique privilegio accepta custodiat, partusque suos quadam veluti annorum vice et ordine referat, neque nisi vi coloris admota excludat. Atque eadem ipsa nux flammae speciem imitatur, lacinatis, in turbinem toris reticulato opere circumductis”.

Cerchiamo di dare dei connotati più precisi ad alcuni nomi, anche comuni, messi in campo dall’umanista di Leverano senza indicazione della fonte (per uno come me, che in questo campo non dà fiducia a nessuno, me stesso in primis, è dura …). 1) Cuperio,  secondo alcuni non meglio identificati sarebbe stato il fondatore di Copertino. Un Cuperius Hostilianus è attestato in un’epigrafe (CIL, XI, 3614) rinvenuta a Cerveteri: Vesbinus Aug(usti) l(ibertus) phetrium Augustalibus / municipi(i) Caeritum loco accepto a re p(ublica) / sua i<m=N>pensa omni exornatum donum dedit / descriptum et recognitum factum in pronao aedis Martis / ex commentario quem iussit proferri Cuperius Hostilianus per T(itum) Rustium Lysiponum / ……  Un Caius Cuperius compare col titolo di quinquennalis1 insieme con innumerevoli altri in un’epigrafe (CIL, XIX, 244) lunghissima (per questo non ne riporto il testo) rinvenuta ad Ostia antica. Un terzo Cuperius, infine, compare in un’iscrizione funeraria (AE, 1987, 388)  , riprodotta nella foto che segue, rinvenuta nei pressi di Saturnia (in provincia di Grosseto):  D(is) M(anibus) / Cuperiu[s] Cleme[ns(?)] / Cu[peri

immagine tratta da http://db.edcs.eu/epigr/bilder.php?bild=$ILSaturnia_00013.jpg
immagine tratta da http://db.edcs.eu/epigr/bilder.php?bild=$ILSaturnia_00013.jpg

Ora, se Copertino è di origine prediale, Cuperius avrebbe dovuto dare Cuperianus (ager)=territorio di Cuperio  e, quindi non Copertino ma Coperiano. Ignorando chi sono gli alcuni padri della proposta, non posso chiedere loro ragione della scomparsa di una  –i– e dell’aggiunta di una –t-; e poi, anche se conoscessi il loro nome, la mia domanda resterebbe inevasa, essendo defunti da una manciata di secoli , a meno che qualcuno non voglia organizzare una bella seduta spiritica … 2) a Cooperio: sicuramente errore di stampa per “da cooperio” (cooperio è la prima persona singolare del presente indicativo attivo del verbo cooperìre=coprire); per capire anche quello che vien subito dopo, qui debbo precisare che secondo altri (pure questi non identificati) Copertino deriverebbe da *coopertinus, forma aggettivale di coopertus, participio passato di cooperìre. 3)da Aperio Apertino”. Anche qui per il non addetto ai lavori va chiarito: aperio è la prima persona singolare del presente indicativo attivo di aperìre=aprire e Apertino sarebbe forma aggettivale da apertus, participio passato di aperìre; “e  dopo per la figura protesi Copertino, o Coopertino dalla sua quasi chiusa ed aperta campagna, simile a quella …”: a parte il fatto che con la protesi di c– da Apertino si ha Capertino e non Copertino, è inverosimile l’ammucchiata concettuale successiva in cui, ricordandosi di quanto detto al n. 2, si mette in campo contemporaneamente una chiusura ed un’apertura senza la minima copertura … alla quale maldestramente si cerca di ricorrere scomodando, addirittura, un poeta. 4) “Altri dicono Convertino dal verbo Converto, ed altri Conventino da Convenio; qui gli effetti della sbornia precedente sembrano svaniti perché, anche se le fonti non sono citate, almeno Convertino è la forma con cui il toponimo appare, come vedremo di seguito, nelle mappe più datate.   5) Convertinio: sicuramente errore di stampa per Convertino. 6) Conventio et Custodia populorum (unificazione e protezione di popoli). Così il Marciano scioglie le lettere C e P dello stemma, attribuendo, dunque, a C quasi una doppia valenza abbreviativa ed introducendo il concetto nuovo della protezione, semanticamente in linea con cooperìre; a questo punto, però, poteva farla completa e mettere in mezzo pure conversio (rivoluzione) …

immagine tratta da http://it.wikipedia.org/wiki/Copertino#mediaviewer/File:Copertino-Stemma.png
immagine tratta da http://it.wikipedia.org/wiki/Copertino#mediaviewer/File:Copertino-Stemma.png

Ecco ora le mappe promesse:  Il Regno di Napoli in una tavola di Pirro Ligorio (1513-1583) inserita nel Theatrum orbis terrarum di Abraham Ortelius pubblicato ad Anversa da Gilles Coppens de Diest nel 1570:

Puglia piana terra di Bari, terra di Otranto, Calabria et Basilicata, 1589, di Gerardo Mercatore: A

puliae, quae olim Iapygia, nova corographia, 1595, di Giacomo Gastaldi: Da notare come in quest’ultima mappa in Convertino è saltata la –v– e come il toponimo latino Neritum (Nardò) risulta tradotto nello strano Naroi. Siccome il Marciano mostra che già al suo tempo il toponimo era Copertino Cupertino2, sorge  il sospetto che il Convertino delle mappe, più o meno coeve, sia stato indotto proprio dalla maggiore considerazione riservata  all’ultima delle elucubrazioni etimologiche già viste.

Insomma, per tornare al titolo: sull’etimo sarebbe opportuno un illuminante intervento del santo; ma dovrebbe essere diretto, concreto, pubblico, inequivocabilmente autentico, per evitare che qualche cialtrone, magari, sfrutti a modo suo qualche sogno dovuto ad una cena troppo abbondante, credendo di poter volare, sia pure metaforicamente, anche lui. Forse sto chiedendo troppo, anche ad un santo, per giunta protettore degli studenti?

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1 Macinnulàri è da macènnula=arcolaio (da un latino *machìnula, diminutivo del classico màchina, che è, a sua volta, dal greco dorico μαχανά (leggi machanà), in attico μηχανή (leggi mechanè), da cui  son derivati Meccano (il nome commerciale del gioco in passato più diffuso prima che Lego e successivamente le diavolerie elettroniche ne prendessero il posto), meccanica, meccanico, meccanismo e meccanizzare;  la voce primitiva è μῆχος (leggi mechos)=mezzo, espediente. Se il nomignolo si riferisse all’arte della filatura, di regola riservata alle donne, sarebbe sinonimo di effeminati. Le cose, però, stanno diversamente. Si racconta che un contadino per sapere da che punto esatto spirasse il vento collocò una macennula sul campanile di una chiesa e, siccome essa girava un po’ da una parte e un po’ in senso contrario, concluse che in quel giorno il vento spirava da tutte le direzioni. Siccome, poi, le disgrazie non vengono mai sole gli abitanti di Copertino hanno anche il nomignolo di Mangiaciùcci, ricordo del fatto che in occasione della festa patronale il piatto speciale era la carne ti ciùcciu a ppignàtu (carne di ciuco cotta nella pignatta). ‘Nnardiàti è di formazione piuttosto recente; Nardò, infatti, è uno dei pochi centri del Salento i cui abitanti non hanno un nomignolo tradizionale. Debbo fare i miei complimenti a chi ha inventato questo participio passato da un inusitato *innardiàre (da in+*nardiàre) in cui, poi, l’aferesi di i- ha finito per sottolineare anche foneticamente la valenza dispregiativa. Il lettore avrà capito che nutro una particolare simpatia per questi nomignoli e, quindi, non mi piace il fatto che i neretini non abbiano un nomignolo tutto loro, più caratterizzante di quello di cui ho già detto. Mi conforto pensando che, pur risiedendo da sempre a Nardò, sono nato a Manduria, i cui abitanti possono esibire la bellezza di tre nomignoli: mangiacàni, ccitipidùcchie (uccidipidocchi) e sonacampani (campanari). Se i primi due contengono un’allusione a condizioni di vita non certo ottimali, il terzo potrebbe far riferimento al numero notevole di chiese della città ma, più probabilmente, contenere una punta d’invidia nei confronti di una popolazione che più volte nella storia seppe resistere, reagire nella sconfitta, ricostruire.

2 Quinquennalis era un magistrato che nelle colonie e nei municipi ricopriva una carica quinquennale con funzioni analoghe a quelle dei censori in Roma. 3 In numerosissimi atti del XVI secolo ricorre, in riferimento al luogo di origine di persone nominate, de Cupertino che suppone un latino Cupertinum, da cui l’italiano Cupertino, forma utilizzata dal cartografo dell’esploratore spagnolo Juan Bautista de Anza (1736-1788) per dare, in onore al santo di origini salentine, il nome San José de Cupertino (oggi Stevens Creek) ad un ruscello e nel XX secolo il solo Cupertino divenne il nome della città californiana cuore della Silicon Valley. Insomma, un po’ di benemerenze informatiche, anche se non richieste, ce l’ha pure il santo copertinese, ma sarebbe veramente azzardato mescolare il sacro col profano sostenendo che con Copertino abbia a che fare Coppertone, il noto marchio di abbronzanti. I meno giovani tra i lettori ricorderanno senz’altro la simpaticissima immagine pubblicitaria che segue: A stroncare sul nascere l’azzardo di indebita mescolanza prima nominato va detto che in Coppertone il primo componente è copper=rame e il secondo tone=tonalità. W l’America, dunque? Ma neppure per scherzo! Copper è dal latino cuprum=rame rosso [dal greco Κύπρος (leggi Chiùpros)=Cipro (il rame abbonda nell’isola)] e tone dal latino tonos=tono, a sua volta dal greco τόνος (leggi tonos) con lo stesso significato. E in Cera di Cupra, la crema per il viso creata dal mitico dottor Ciccarelli insieme con il dentifricio Pasta del capitano, Cupra potrebbe avere la stessa origine ma far riferimento a Venere che, secondo Esiodo, dal mare di Cipro sarebbe nata.  È chiaro ora perché mi vien da ridere il doppio quando sento qualche nostro esponente politico esprimersi isolatamente o in forma distesa (direi un po’ troppo …) in inglese (?)?

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4 Commenti a Copertino: se non ci aiuta San Giuseppe …

  1. Caro Armando, faccio riferimento ai nomignoli attribuiti agli abitanti di cittadine o paesi. La mia famiglia è originaria di un paese del Canavese, in Piemonte, San Benigno, in piemontese San Balegn (un mio fratello minore, in prima elementare lo aveva fatto diventare, volgendolo in italiano, San Baleno) e con un nomignolo che mi ha sempre fatto sorridere “Biautagambe” (Muovi velocemente le gambe) non so se era per fuggire da (qualcuno) o per rincorrere (qualcuno). Naturalmente io propendo per la seconda ipotesi. Con riferimento alla versione di mio fratello (San Baleno) potrebe anche essere “per fuggire dai fulmini”. Tanto per divertirsi con nessuna intenzione di valore linguistico.

    • Purtroppo io, se non mi complico la vita, non mi diverto … Così subito mi son chiesto quale potesse essere l’etimo di “biautè”, lemma per il quale in http://www.piemunteis.it/dep/dizionario.dep leggo il significato di “dondolare”, “altalenare”.
      In Gran dizionario piemontese-italiano di Vittorio di S. Albino, Società L’Unione tipografico-editrice, Torino, 1859 (http://books.google.it/books?id=JNFFAAAAcAAJ&pg=PA630&dq=%22baoti%C3%A8%22&hl=it&sa=X&ei=XATqU-D_A8nh4QTQvoDoCA&ved=0CCcQ6AEwAQ#v=onepage&q=%22baoti%C3%A8%22&f=false) al lemma “baotiè” leggo: “Dondolare. Girare o mandare in qua e in là una cosa sospesa. Dondolare (n. ass.), ciondolare, star penzoloni. (n. ass.) traballare, barcollare, tentennare, ondeggiare, vacillare, il non potere star fermo in piedi, piegando or da una banda, orda un’altra. Dimenarsi o dondolarsi nel manico. Operar malvolentieri o a stento.
      A questo punto non credo sia azzardato supporre che il nostro “biautè” sia una variante (meglio, deformazione di “baotiè)” e che corrisponda all’italiano “battere”, che è dal latino “battùere” (o “batùere” o “bàttere”).
      Siccome, infine, si presume che tutti i nomignoli, essendo dispregiativi, siano stati inventati dal “nemico”mi pare piuttosto evidente che quello del tuo paese di origine è da intendersi nel senso di “chi si dà alla fuga” e non di “chi mette in fuga”. A meno che, pensando al secondo componente (gambe) e agli italiani “battaglio”, “batacchio” o “batocchio” (tutti da un latino *battàculum”, ma il primo con l’intermediario provenzale “batalh”), non vi si voglia vedere un’allusione di tipo sessuale: tuttavia questa seconda ipotesi mi pare poco probabile perché dovrebbe comportare l’ellissi della preposizione “tra”, cosa, secondo me, troppo sofisticata, forse, per un’invenzione popolare.

  2. per quel che ne so i neritini hanno un nomignolo: Nardò, ‘na porta si e una no.
    Sarebbe interessante raccogliere quelli che ancora si ricordano, prima che scompaiano del tutto.
    I gallipolini per esempio, mi raccontava mio nonno: ‘entre janca (avevano il dorso bruciato dal sole e l’addome bianco, per stare tutto il giorno seduti, intenti a riparare le reti da pesca)

    • Lo conoscevo ma non l’ho riportato (e ho fatto male), perché lì per lì ho pensato che riguardava direttamente solo metà delle case, cioè metà delle famiglie, mentre il numero delle presunte “signorine” e, quindi, dei presunti cornuti o magnaccia … non è quantificabile. È, invece (e te ne sono grato per avermi dato l’opportunità di rilevarlo), interessantissimo e originalissimo, perché, pur non riguardando, a differenza degli altri, l’intera popolazione, costituisce una specie di marchio che, come al solito, nell’immaginario collettivo aggancia alla sfera emozionale i disonesti privilegiandoli, grazie anche alla complicità della parte sottintesa, a scapito degli onesti. Ma è risaputo, fa più scalpore la notizia di una rapina piuttosto che quella di una grande scoperta scientifica.

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