Schettino e Berlusconi: doverose distinzioni

accademia

di Armando Polito

Paese schizofrenico il nostro, in cui la locuzione a mia insaputa (che prepara ottimamente il terreno al gioco dello scaricabarile) è all’ordine del giorno. Ormai i tempi sono maturi perché questa locuzione assuma la dignità di istituto giuridico a dare man forte all’attenuante incapacità di intendere e di volere. Così succede che una sovrintendente si dichiari all’oscuro dello scandalo eclatante dei Bronzi di Riace fotografati con un perizoma che più sexy non si può, scaricando, con faccia di bronzo …,  la responsabilità su misteriosi “preposti”, come se lei non ne fosse il capo e non avesse il dovere non dico di dimettersi ma almeno di chiedere il declassamento a sottintendente, parola in cui il lettore può pure attribuire al sotto un riferimento alla superfetazione, sia pure temporanea, oggetto dello scandalo e ad intendente il valore etimologico e primitivo di persona che intende.

Non passa nemmeno una settimana e si apprende che capitan Schettino ha partecipato in qualità di esperto (nel senso di persona che ha vissuto almeno un’esperienza del genere) di naufragi ad un seminario presso un’università (ne ometto il nome per evitarmi esercitazioni sarcastiche …). Il rettore parla di iniziativa indegna, come se il principio della libertà di insegnamento non debba comunque essere filtrato per evitare, nella fattispecie, il sospetto che l’iniziativa del docente organizzatore del master risponda alle stesse finalità pubblicitarie che hanno consentito il conferimento di lauree honoris causa a personaggi che col mondo della cultura (non dico accademico …) non hanno nulla da spartire e agli stessi di partecipare in qualità di improvvisati tuttologi a trasmissioni televisive di profilo non bassissimo ma sotterraneo.

Il degrado culturale tocca il fondo quando si pensa che un master possa trarre benefici, anche in termini di partecipazione, dalla presenza non di veri esperti (che palle!) ma di protagonisti di fatti di cronaca in grado di solleticare nelle giovani menti gli istinti più morbosi (la curiosità scientifica è tutt’altra cosa).

Già era successo, d’altra parte, che ad un condannato in via definitiva fosse concesso di prendere parte attiva alla riscrittura della Costituzione e ad altri pregiudicati di continuare imperterriti la loro attività criminale, magari nello stesso settore (pubblico!).

Una distinzione sottile, però, va fatta in difesa del capitano. Egli è ancora in attesa di giudizio e giustamente ci si può sciacquare la bocca sostenendo, magari a denti stretti, che il suo intervento appare soltanto inopportuno (altro aggettivo di grande successo …).

Proprio ieri mi è giunto da parte di una delle più prestigiose università americane (e quali, sennò …)  l’invito, da parte di uno dei bidelli, a tenere un ciclo di conferenze sul dialetto salentino. Lì per lì stavo per rifiutare, poi ho accettato. E se, a ciclo concluso, Marcello Gaballo, creatore ed anima di questa fondazione, dovesse essere tirato in ballo , non potrà, poveretto!, nemmeno giustificarsi dicendo che tutto è avvenuto a sua insaputa …

P. S. Non vorrei essere considerato un dietrologo, ma ho la quasi certezza che fatti simili abbiano la funzione, ben più deleteria, di distrarre l’opinione pubblica da problemi contingenti ben più gravi, intasando così il residuo senso critico con questi immondi detriti. Per fare pulizia ci vorrebbe una ruspa gigantesca e, quel che più conta, un manovratore all’altezza. Non vedo, purtroppo,  in fondo al famigerato tunnel, buono per tutte le occasioni, né l’una né l’altro …

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2 Commenti a Schettino e Berlusconi: doverose distinzioni

  1. Ovviamente si sprecano sul web ipotesi di future lectio magistralis. Chi vorrebbe Sgarbi a parlare del contenimento della rabbia o Razzi all’accademmia della Crusca per spiegare il parlare dotto e colto e così via. Noi, più umilmente, ci accontenteremmo di comprendere l’incredibile vero che ci circonda. Parafrasando Frassica di un tempo potrei dire “non capisco ma mi adeguo”, il fatto è che non capisco e basta.

  2. Abbiamo raggiunto vertici inimmaginabili, ma è sempre perchè siamo tutti “a mia insaputa”. Il fatto è che purtroppo, per quanto ci riguarda, il tutto avviene sempre “a nostra insaputa” e quando lo veniamo a sapere ci hanno lasciato, come ai genovesi, solo “il diritto al mugugno”. Cerchiamo almeno di esercitarlo fortemente per fargli capire che, come si dice in piemontese: “i soma ne tuti badòla” (non siamo tutti tonti).

    Sergio Notario

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