Gratta e vinci, calcio balilla, un sogno e due conti

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di Rocco Boccadamo

 

 

Una scena mi ha profondamente colpito e rattristato, stamani, nel tabacchino situato a breve distanza da casa: un’anziana signora, dal tono dimesso – la quale, m’è subito parso di capire, doveva essere una habitué di quel sito, almeno stando al tono confidenziale con cui si relazionava con gli impiegati addetti  –  intenta a ordinare “gratta e vinci” e altri tagliandi similari per complessivi trentacinque euro.

Non ho potuto non pensare all’effetto moltiplicativo e quindi al prodotto di un acquisto di quella fatta, se rapportato a più, se non a molti o moltissimi, analoghi contatti della donna, giustappunto, col tabacchino, nell’intero arco del mese.

E, insieme, non passare mentalmente in rassegna la circostanza o realtà che esistono trattamenti pensionistici di basso ammontare, quando, addirittura, non ridotti al minimo.

Al contrario, leggendo i giornali, ho colto una notizia confortante, ossia a dire la vicenda del titolare di un esercizio commerciale che ha inusitatamente pensato di zittire o per lo meno contrastare l’attività frenetica delle Slot Machine installate nel suo locale, proponendo agli avventori l’alternativa del ritorno a innocenti partite di calcio balilla.

Forse sotto la suggestione dei suddetti eventi, durante il riposino pomeridiano, ho fatto un sogno, brevissimo e però intenso, travolgente e confortante.

Per un prodigio eccezionale, erano completamente scomparsi, nel nostro paese, dal Monte Bianco sino a Lampedusa, tutti gli aggeggi, apparecchiature, macchinari, attrezzi, riguardanti le giocate, puntate e scommesse, di qualsiasi genere, clandestine e/o legali, come pure erano finite distrutte, in un gigantesco rogo, montagne e distese di cartelle, foglietti e tagliandi vari, schedine, contenenti prospettive di vincite mirabolanti regalate dal cielo e/o dalla fortuna.

Cosicché, le tasche e le borse di ciascun italiano, in una volta sola e nel giro di un attimo, erano state rese rigonfie da un centinaio di miliardi, un autentico ben di Dio, risorse, è facile comprendere, pienamente sufficienti per soddisfare la gamma dei bisogni singoli e collettivi delle famiglie di paesi e città; finalmente, a nessuno mancava più il pane e i mezzi di sussistenza, le mense d’assistenza pubbliche e delle associazioni caritative erano rimaste vuote.

Riaprendo gli occhi con una coda di sorriso dentro, non c’è voluto molto, ovviamente, per tornare a impattare con la triste, dolorosa realtà degli ingenti capitali buttati via, su scala diffusissima e quasi generalizzata, sprecati nella famelica voragine connessa alla dipendenza ludica, vera e propria tragedia o sciagura di costume, deleteria di là da una guerra mondiale.

Si osserva, che, sulle attività in parola, l’Erario ci guadagna, giacché, com’è noto, il relativo fatturato è soggetto a un indicativo prelievo fiscale.

A onor del vero, facendo bene i conti, non è così. Difatti, il mancato introito d’imposte connesso alla sparizione dei giochi, sarebbe largamente compensato dal concomitante venir meno, sul fronte delle uscite a carico delle casse pubbliche, di milioni di rivoli d’interventi che, oggi, lo Stato è invece costretto a spargere in una miriade di campi, indirizzi e destinatari, per ovviare a limiti di sopravvivenza e colmare miserie e indigenze annidate un po’ in ogni dove.

Inoltre, nessuno sembra riflettere e soffermarsi sul particolare che al più grande e cronico problema italiano all’ordine del giorno in materia finanziaria e di bilancio, la gigantesca evasione fiscale stimata dagli esperti in oltre cento miliardi annui, si è ormai aggiunto e sommato, con un peso sostanzialmente analogo, proprio il fenomeno della dissipazione di risorse in giochi e scommesse.

Col risultato, non di una bensì di due pesantissime tragedie sociali, che, in breve volgere di tempo, non lasceranno spazio, minando alla base la stessa normale sopravvivenza, se non si passa a modificare presto e radicalmente l’andazzo e la situazione.

Così stando le cose, come procedere? Da dove cominciare?

Ecco, personalmente, avrei piacere e vorrei suggerire che il Presidente Napolitano, al quale, con sincera e disinteressata stima, mi sento di riconoscere l’utilità e la puntualità di tanti interventi, ne aggiungesse, ora, un ennesimo di carattere straordinario.

Facesse, in sostanza, sentire ogni giorno la sua autorevole voce, alla stregua del suono delle campane, dicendo a chiare lettere e senza stancarsi di affermarlo.

”Cari italiani e italiane, onestà e senso civico impongono che si paghino fedelmente le tasse, da parte di tutti, non è più tempo di furbizie e di inadempienze; si rende, inoltre, necessario e urgente ravvedersi, cacciare dalla mente e abbandonare il tarlo della frequentazione di giochi e scommesse, scegliendo invece di utilizzare quel centinaio di miliardi  per far fronte a bisogni effettivi e spese utili”.

°   °   °

Intanto, per finire, tra di noi, riprenda a tornare in auge l’antico gioco del calcio balilla.

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