La taranta e la lingatera (la tarantola e la ragnatela)

di Armando Polito

immagine tratta da http://www.vogliaditerra.com/photoarchiv/ragnatela7.jpg
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Quando si parla della taranta non so se aggiungere a questo nome l’attributo famosa o famigerata, in riferimento al fatto che il tarantismo da fenomeno antropologico è diventato un affare turistico e la povera taranta (Lycosa tarantula) ha finito per diventare sinonimo di pizzica, cioè il nome di un ballo ed è scaduta pure di ruolo perché taranta in dialetto viene chiamato qualsiasi ragno.

Sul tarantismo sono stati versati fiumi d’inchiostro prima che la scienza moderna ne spiegasse le origini psicosomatiche e la taranta ne uscisse assolta. Purtroppo, poveretta, si porta ancora appresso nel nome scientifico le conseguenze dell’unica colpa, se colpa si può chiamare la sua (il cui senso, poi, non differirebbe molto dalla mia quando mi guardo allo specchio …) che è unicamente quella di suscitare in alcuni (non in me, sarò un pervertito o è questione di affinità?) orripilanza.

Lycosa, infatti, è formazione aggettivale latina moderna, dal greco λύκος (leggi liùkos)=lupo; tarantula è anch’essa voce latina moderna  diminutivo di taranta, di origine incerta, connessa da alcuni con Taranto, ma che, secondo me potrebbe essere collegata (attraverso passaggi fonetici per la verità non proprio lineari) alla radice ταρακ– (leggi tarak-) di ταράσσω (leggi tarasso)=sconvolgere; se fosse vero avremmo una conferma in più dell’antichità del fenomeno a lei ascritto.

Comunque, per compensare almeno in parte il torto per tanto tempo fattole, oggi parlerò a favore dei ragni in genere, anzi, per me parlerà Plinio (I secolo d. C.). Prima, però, per non fare torto al secondo sostantivo del titolo, cercherò di risalire all’etimo di lingatera. Parto dall’italiano ragnatela che è dalla locuzione  latina arànea tela=tela del ragno con successiva aferesi della a- di arànea e normalissima evoluzione nea->-gna. Dopo aver detto che il latino classico per ragnatela oltre alla locuzione aranei tela usa aràneum, neutro sostantivato dello stesso aggettivo, ma anche il femminile arànea che ha pure, come se non bastasse il significato di ragno1, passo a lingatera. Secondo me le filiere possibili sono:

1) arànea tela>*arènea tela>*arìnea tela>*alìnea tera (metatesi tra l e r)>*linea tera (aferesi di a-)>*lignatera>lingatera  [evoluzione del normale esito –gn– in –ng– per incrocio con qualche altra parola (linu=lino?)].

2) arànei tela>*ranei tela (aferesi di a-)>ragnitela non ho messo l’asterisco perché la voce è attestata in italiano a partire dal XVII secolo2, ma, secondo me, era usata anche prima)>*rignatela>*ringatela>lingatera.

Dopo aver detto che la seconda filiera mi pare molto più convincente della prima, cedo la parola a Plinio:

Contro i morsi di tutti (i ragni) vale come rimedio il cervello della gallina con un po’ di pepe bevuto con acqua e aceto. Similmente cinque formiche bevute, la cenere dello sterco di pecora con aceto applicata come cataplamo e gli stessi ragni di qualsiasi specie putrefatti nell’olio.3

Sulla testa rotta, dopo aver applicato un cataplasmo di ragnatela in olio e aceto, non toglierlo prima che la ferita sia guarita. La ragnatela blocca pure il sangue nei tagli dei barbieri.4

Tutte le prescrizioni che seguono Plinio le attribuisce ai maghi sulla cui attendibilità il suo parere è assolutamente negativo5:

Si dice che curano mirabilmente ogni flusso di umori le ragnatele del ragno delle mosche e soprattutto lo stesso buco (centrale) in una benda posto sulla fronte fino alle due tempie a condizione che sia preso e applicato da un fanciullo imberbe e che questi non si mostri al paziente per tre giorni né che l‘uno e l’altro in quei giorni tocchino la terra con i piedi nudi. Si dice pure che il ragno bianco, che ha lunghissime e sottilissimi piedi, pestato nell’olio vecchio elimina per unzione i leucomi; ma si dice che anche quel ragno la cui ragnatela è spessissima soprattutto nelle travature avvolto in un panno sani i flussi di umore.6

Allo stesso modo la bava del ragno con olio rosato o di per sé con in lana o con zafferano giova alle orecchie.7

C’è chi crede che giovi lo stesso ragno catturato con la mano sinistra, pestato in olio rosato e infuso nell’orecchio dalla parte che fa male.8

Il grasso di oca o di gallina (guarisce) le screpolature. (Lo stesso fanno) il grasso della lana con galla, le ragnatele bianche e quelle che piccole sono tessute nelle travi.9

Non mancano neppure le tarantole esotiche … e un ingegnoso sistema per sgusciarle senza ammazzarle.

(Contro l’epilessia) la cenere della tarantola d’oltremare bevuta con l’aceto; il guscio della tarantola, del quale essa si spoglia come il serpente, bevuto. Alcuni dopo aver sventrato con una canna la stessa tarantola ed averla essiccata la danno da bere, altri la danno come cibo dopo averla arrostita su spiedi di legno. Vale la pena sapere come viene sottratto il guscio, quando si libera della membrana invernale, all’animale che altrimenti se la mangia, poiché dicono che nessun animale abbia invidia dell’uomo più fraudolentemente e che perciò il nome delle tarantole è diventato ingiuria. Osservano in estate la sua tana che si trova nell’intonaco delle porte e delle finestre o nelle volte o nei sepolcri. Qui all’inizio della primavera collocano di fronte alle tane gabbie intessute di canne spaccate, tanto più gradite all’animale quanto più sono strette e perciò più facilmente si libera del guscio che lo circonda. Ma una volta lasciatolo non può tornare indietro. Nulla viene preferito a questo rimedio contro l’epilessia.10

Nel brano che segue il secondo periodo riguarda il toporagno e non il ragno, ma non potevo privare il lettore della descrizione di un rituale degno della migliore fattucchiera dei nostri tempi.

Si dice che la ragnatela cura i foruncoli applicata prima che se ne pronunci il nome e tolta dopo tre giorni. Il toporagno ucciso mentre sta sospeso in modo che non tocchi terra, per tre volte mosso in cerchio attorno al foruncolo, mentre medico e paziente sputano altrettante volte.11

Bloccano il sangue che esce dalle narici le chiocciole pestate e applicate ad empiastro sulla fronte, la ragnatela, il cervello del pollo …12

(Per favorire il parto) similmente deve essere preso col cavo della mano un ragno che trae il filo dall’alto e applicato dopo essere stato schiacciato. Se lo si prende mentre ritorna su il ragno inibirà i lochi.13

Voglio  ricordare che le proprietà antiemorragiche e cicatrizzanti della ragnatela erano ben conosciute dai nostri nonni e sfruttate abitualmente nel mondo contadino. È impossibile dire quante cicatrizzazioni furono vanificate per sempre da un’infezione tetanica, ma bisogna pure considerare che il sistema immunitario allora non aveva fatto i conti con l’inquinamento ambientale che sta alterando e in parte, probabilmente, cancellando un patrimonio genetico, pure immunologico, accumulato dall’uomo fin dalla sua comparsa sulla terra.

A parziale compensazione, infine, delle riserve espresse sulla taranta come business, mi permetto di ricordare a chi ancora non lo sapesse che Lingatere14 è il nome, indovinatissimo, di un gruppo, naturalmente salentino, la cui bravura è capace di emozionare evocando, senza ricorrere ad artificiose, cervellotiche contaminazioni.

immagine tratta da http://www.lingatere.it/lingatere/images/morfeoshow/muggia-8334/big/IMG_0367-PizzaicaMuggia.jpg
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1 Anche il maschile aràneus può significare ragno; si tratta di forme sostantivate collegate con Arachne [dal greco Ἀράχνη (leggi Arachne)], la mitica fanciulla mutata in ragno da Minerva.

2 Per tutti, due soli esempi: Pier Matteo Petrucci, I mistici enigmi disvelati, Giacomo Hertz, Venezia, 1682,  pag. 110: … come se tutti fossero spazzature, mondiglie, e ragnitele. Francesco Cachupin, Vita del Venerabil Padre Luigi Della Ponte, Filippo Ghisolfi, Milano, 1667, pag. 311. … ma era tanta la polvere, e la quantità delle ragnitela …

3 Naturalis historia, XXIX, 26: Contra omnium morsus remedio est gallinaceum cerebrum cum piperis exiguo potum in posca. Item formicae quinque potae, pecudum fimi cinis illitus ex aceto et ipsi aranei quicumque, in oleo putrefacti.

4 Op. cit., XXIX, 36: Fracto capiti aranei tela ex oleo et aceto imposita, non nisi vulnere sanato, abscedit. Haec et vulneribus tonstrinarum sanguinem sistit.

5 Op. cit., XXX, 1: Magicas vanitates saepius quidem antecedente operis parte, ubicumque causae locusque poscebant, coarguimus, detegemusque etiamnum: in paucis tamen digna re est, de qua plura dicantur, vel eo ipso quod fraudulentissima artium plurimum in toto terrarum orbe, plurimisque seculis valuit. Auctoritatem ei maximam fuisse nemo miretur, quandoquidem sola artium tres alias imperiosissimas humanae mentis complexa in unam se redegit. Natam primum e medicina nemo dubitat, ac specie salutari irrepsisse velut altiorem sanctioremque medicinam: ita blandissimis desideratissimisque promissis addidisse vires religionis, ad quas maxime etiamnunc caligat humanum genus. Atque ut hoc quoque suggesserit, miscuisse artes mathematicas, nullo non avido futura de sese sciendi, atque ea e coelo verissime peti credente. Ita possessis hominum sensibus triplici vinculo, in tantum fastigii adolevit, ut hodieque etiam in magna parte gentium praevaleat, et in Oriente regum regibus imperet (Più volte nella parte precedente dell’opera, quando le cause e il luogo lo richiedevano, ho confutato la vanità dei maghi e ancora ne scoprirò; tuttavia in poche cose è materia degna di parecchio da dire, soprattutto per il fatto che, pur essendo la più fraudolenta tra le arti sulla faccia della terra, ha avuto peso nel corso di parecchi secoli. Nessuno si meravigli che la sua autorità è stata grandissima, poiché da sola dopo aver abbracciato tre altre potentissime tra le arti della mente umana si ridusse ad una sola. Nessuno dubita che sia nata dalla medicina e che col pretesto della salute si sia diffusa come una medicina più alta e santa; che così con carezzevolissime e desideratissime promesse abbia aggiunto l’autorità della religione, di fronte alla quale il genere umano ancora oggi sta al buio e che, per aggiungere anche questo, vi mescolò le arti matematiche, non essendoci neppure uno non desideroso di conoscere il suo futuro e che non creda di poter chiedere al cielo simili informazioni. Così, essendo stati imprigionati i sensi degli uomini da un triplice vincolo, raggiunse tanta altezza che anche oggi prevale pure in gran parte delle genti e nell’Oriente dei re comanda ai re).

6 Op. cit., XXIX, 38: Aranei muscarii tela, et praecipue spelunca ipsa imposita per frontem ad duo tempora, in splenio aliquo, ita ut a puero impube et capiatur et imponatur, ne cis triduo se ostendat ei cui medeatur, neve alteruter nudis pedibus terram attingat his diebus, mirabiliter epiphoris mederi dicuntur. Albugines quoque dicitur tollere inunctione araneus candidus, longissimis ac tenuissimis pedibus, contritus in oleo vetere. Sed is etiam, cuius crassissimum textum est, in contignationibus fere, adalligatus panno, epiphoras sanare traditur.

7 Op. cit., XXIX, 39:  Item aranei sanies cum rosaceo aut per se in lana vel cum croco auribus prodest.

8 Op. cit., XXX, 8: Sunt qui et araneum animal ipsum sinistra manu captum tritumque in rosaceo et in aurem infusum, cuius a parte doleat, prodesse arbitrentur.

9 Op. cit., XXX, 9: Adeps anseris aut gallinae rimas. Oesypum cum galla, araneorum telae candidae et quae in trabibus parvae texuntur.

10 Op. cit., XXX, 27: Stellionis transmarini cinis potus in aceto. Tunicola stellionis, quam eodem modo, ut anguis, exuit, pota. Quidam et ipsum arundine exenteratum inveteratumque bibendum dedere. Alii in cibo in ligneis verubus inossatum. Operae pretium est scire quomodo praeripiatur, quum exuitur membrana hiberna, alias devoranti eam, quoniam nullum animal fraudulentius invidere homini tradunt. Inde stellionum nomen aiunt in maledictum translatum. Observant cubile eius aestatibus. Est autem in loricis ostiorum fenestrarumque aut cameris sepulcrisve; ibi vere incipienti fissis arundinibus textas opponent casas, quarum angustiis etiam gaudet, eo facilius exuens circumdatum torporem. Sed eo derelicto non potest remeare. Nihil ei remedio in comitialibus morbis praefertur.

11 Op. cit., XXX, 34: Furunculis mederi dicitur araneus, priusquam nominetur impositus, et tertio die solutus. Mus araneus pendens enecatus sic ut terram ne postea attingat, ter circumdatus furunculo, toties exspuentibus medente et cui is medebitur.

12 Op. cit., XXX, 38: Sanguinem … e naribus fluentem sistunt cochleae contritae fronti illitae, aranei tela, gallinacei cerebrum …

13 Op. cit., XXX, 44: Item araneus, qui filum deducit ex alto, capi debet manu cava, tritusque admoveri; quod si redeuntem prehenderit inhibebit idem purgationes.

14 http://www.lingatere.it/

 

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