Le “gare”
Continuiamo il nostro viaggio alla scoperta dei riti e delle tradizioni della Settimana Santa tarantina con la descrizione di uno dei suoi momenti più significativi: le “gare”.
Il privilegio di portare in processione i simulacri, o di ricoprire un ruolo attivo durante le stesse, doveva essere particolarmente ambito se già a partire dai primi anni del XIX secolo si ha notizia di “offerte” o di “pie oblazioni” da parte dei confratelli. Contributi, questi, ben accetti dalle congreghe se si decise, considerato anche l’aumentare dei confratelli che facevano richiesta di partecipazione ai riti, di procedere a vere e proprie “gare” o “aste”. Da allora la tradizione si è trasmessa fino ai giorni nostri e il termine con cui sono indicate queste assemblee è rimasto immutato.
Il meccanismo è quello di una vera e propria asta con aggiudicazione finale al miglior offerente e viene indetta sia dalla Confraternita del Carmine sia da quella dell’Addolorata per coprire i notevoli costi che le processioni comportano (tra bande musicali, addobbi floreali, artigiani per l’allestimento del Sepolcro e la manutenzione dei simulacri ecc.). Oltre a ciò l’offerta in denaro viene impiegata anche per iniziative benefiche di varia natura a favore del sodalizio e della parrocchia di appartenenza. Dal 1979, per rispetto nei confronti dei luoghi sacri, le “aste” non hanno più luogo in chiesa ma in altri locali. Le assemblee, che per tradizione si svolgono sempre la sera della Domenica delle Palme, sono riservate ai soli confratelli (anche se c’è sempre qualcuno che riesce a intrufolarsi vinto da insanabile curiosità) e vengono convocate dai rispettivi priori.
Dietro un lungo tavolo sul quale è appoggiata la troccola – strumento di legno finemente lavorato e intarsiato che, se opportunamente agitato, produce il caratteristico suono, simbolo dei riti della Settimana Santa tarantina – siedono il Padre spirituale, che apre la “gara” con una orazione, il Priore della congrega e gli altri componenti del consiglio di amministrazione. Oltre alla troccola, sul tavolo, sono disposte anche due candele accese e un campanello che, agitato dalla mano del Priore, sancirà l’aggiud
icazione del simbolo o del simulacro, messi in “gara” uno per volta. Il segretario della congrega scandisce a voce alta le varie offerte e per le statue, che sono portate a spalla da quattro persone, è un confratello che si fa portavoce in rappresentanza del suo “gruppo”. Le offerte si susseguono una dopo l’altra fino a quando viene annunciata l’ultima chiamata in cui vengono scanditi:
1. nome del simbolo o del simulacro
2. nome e cognome dell’offerente
3. la somma che l’offerente dichiara di essere disposto a versare.
A questo punto, se non vi sono altre offerte, un vigoroso scampanellio da parte del Priore sancisce l’aggiudicazione della statua o del simbolo messo in “gara”. Il confratello del Carmine dovrà versare subito un congruo anticipo per poi saldare il tutto entro e non oltre il Venerdì Santo, giorno dell’uscita della processione, mentre nel caso delle “aste” indette dalla Confraternita dell’Addolorata, i confratelli dovranno versare seduta stante la somma offerta.
Terminate le “gare” e aggiudicati i simboli e i simulacri, l’attesa dei confratelli e di tutti i devoti è ormai rivolta al primo pomeriggio del Giovedì Santo, quando dalla chiesa del Carmine l’uscita delle prime poste di perdoni segnerà l’inizio dei riti della Settimana Santa tarantina.
(Fine seconda parte)
Testo e Foto di:
Francesco Lacarbonara – MMXI- tutti i diritti riservati –
La città in questi giorni è avvolta in un’atmosfera magica che investe il folklore e il sacro. Vivere questi momenti è un’emozione indescrivibile ed irripetibile. Invito chiunque avesse la possibilità a fare questa esperienza esaltante. Grazie Francesco per il tuo prezioso contributo.