Massimo Negro

 

Come mi diceva mia madre “’ ‘nnu ‘rriggetti mai a casa”.

Questa voglia di andare in giro alla scoperta di posti nuovi è presente in me ed è cresciuta con me sin da quando ero ragazzino. Sono cresciuto in un piccolo paese della Provincia di Lecce, Tuglie e le opportunità per ingannare il tempo libero, all’epoca, non è che fossero, apparentemente, tante. Alcuni dei miei compagni preferivano le lucette colorate delle sale giochi, io con altri compagni di avventure preferivamo inforcare le biciclette e perderci nelle campagne intorno a Tuglie, ad esplorare case e masserie abbandonate, a strisciare nei cunicoli della Grotta delle Veneri (allora la cancellata era divelta), ad arrampicarci per i muretti o alla ricerca di minerali per le nostre collezioni.

Qualche volta capitava che qualche mio parente mi incrociasse per strada chissà dove, e quando tornavo a casa mia madre la trovavo pronta sulla porta a chiedermi spiegazioni sul dove mi fosse cacciato.

Il primo incontro con una macchina fotografica l’ho avuto in terza media quando mio padre mi consegno la sua Comet, una piccola macchina fotografica ma capace di fare foto di una nitidezza spettacolare.

Con questa sono cresciuto sino al conseguimento del diploma di Ragioniere (ebbene si, nel mio background sono un ragioniere), quando ho avuto in regalo la mia prima Canon.

L’interesse verso la mia terra è cresciuto esponenzialmente quando sono andato a Milano a frequentare la facoltà di Economia e Commercio presso l’Università Cattolica. Erano gli anni in cui la “Milano da bere” era stataprosciugata, gli anni di Tangentopoli e i primi anni della Lega Lombarda, gli anni di Bossi in cannottiera, di Pagliarini, di Miglio e del sindaco Albertini.

Anni di grandi battaglie politiche, tra università e partito, e che ahimé non hanno portato a nulla.

Molti nostri conterranei hanno preferito “ambientarsi” sino al punto da disconoscere le proprie origini, la propria storia personale o della propria famiglia. Onestamente mi capitava di sentire il termine “terrone” più che da milanesi, da gente del sud o da giovani figli di emigranti.

Ma Milano, nonostante i vari “speriamu cu sgarra” dei miei coinquilini ostunesi, mi ha lasciato un bel ricordo.

Le innumerevoli volte Alla Scala, rigorosamente nel loggione facendo la fila durante il giorno, studiando stando seduto fuori per strada, estate o inverno. I tanti musei più e più volte visitati. La musica dal vivo, jazz o blues, lungo i Navigli, tra un bicchiere di birra e un altro, alle Scimmie o al Grillo Parlante.

Ma la decisione è stata chiara e netta sin da subito. La residenza non si sposta da Lecce!

Per cui dalla fine del mio percorso universitario è iniziata la mia vita da ramingo.

Ho iniziato a lavorare per una multinazionale della consulenza, casa madre americana, dove tutt’ora mi trovo con il ruolo di Senior Manager.

Ufficio a Milano, cliente da qualche parte in Italia o a volta anche all’estero, fine settimana rigorosamente a Galatina, dove mi sono trasferito dopo il matrimonio.

Nel frattempo la mia attrezzatura fotografica si è evoluta ed è cresciuta con il tempo, coniugata con un’altra grande passione, quella per i libri. Leggo in media 4 o 5 libri al mese, anche se capita spesso che ne acquisti di più. Mia moglie si trova la casa invasa dai miei libri ma anche dai suoi e dalle sue scartoffie (è un insegnante). Ho il timore che prima o poi arriverà a minacciarmi di scegliere tra lei e i libri.

Il passaggio dalla pellicola al digitale mi ha invogliato a condividere le mie passeggiate per la campagna e i centri del leccese utilizzando il web, dove racconto le mie storie, le mie sensazioni. E’ un viaggio per immagini. Non sono uno storico. Racconto quello che vedo e soprattutto quello che la gente comune del posto mi racconta o, per i luoghi a me cari, storielle che ho vissuto. Con la speranza di non annoiare!

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