13 dicembre. La Fiera di Santa Lucia a Lecce

 

LA FIERA E LA FERA.  LA TRADIZIONE DELLA FIERA DI SANTA LUCIA A LECCE

di Paolo Vincenti

Quella della Fiera di Santa Lucia a Lecce è una tradizione antichissima, legata alla Festa di Santa Lucia, che si celebra il 13 dicembre. Già Giulio Cesare Infantino ne parla nella sua opera “Lecce sacra” del 1634, definendo l’antichissima fiera “ principalissimo mercato dove concorrono diversi venditori e compratori con diverse sorti di robbe”. I festeggiamenti, da sempre, si svolgevano intorno all’antica chiesetta di Santa Lucia, demolita nei primi anni del 1960 ed oggi non più esistente. La statua della Santa venne trasportata nella chiesa di San Giuseppe, dove si trova ancora oggi. Come informa Rossella Barletta in “Natale nel Salento” (Guitar Edizioni, 2003), “quando vigeva l’abitudine di pagare l’affitto di casa, la cosiddetta terza, a scadenza quadrimestrale, molti espositori speravano nel ricavato delle vendite di tutto ciò che serviva all’allestimento del presepe […] per poter fare fronte a quell’impegno; data la stagione invernale avanzata e l’incostanza del clima, gli espositori trepidavano per la buona riuscita della fiera e non mancavano di rivolgere interessate preghiere al cielo: ci bà chioe, sta sciurnata, sorte mia!, se va a piovere, in questo giorno, povero me!”. Dalla stessa fonte apprendiamo che il 13 dicembre 1931 fu inaugurata la “I Fiera del Presepe”, organizzata dalla Segreteria Provinciale della Federazione Artigiana di Lecce, in Piazza Sant’Oronzo, sotto l’alto patronato del Gerarca del Fascismo Achille Starace.

Nel 1937, si tenne la “I Mostra Dopolavoristica del Presepe” e nel 1946, la “I Mostra Artigiana Mercato del Presepio” a cura della Camera di Commercio, che protrasse la durata della fiera dal 13 al 24 dicembre.

Un’arte antica, quella della lavorazione dei tradizionali pupi in terracotta, un’arte iniziata, pare, a Lecce, dai barbieri i quali, avendo molto tempo a disposizione, si appassionavano della lavorazione della terracotta con la quale modellavano re magi, angeli, pastori  e tutti i protagonisti del presepe.

Dalla terracotta ben presto si passò alla cartapesta che dava alle figure presepiali una espressività ancora maggiore. Fra gli antichi pupari si possono ricordare: G.Podo, B.Bandello, F.Calabrese, P.Letizia, L.Guerra,  R.De Augustinis, D.Conte, L.Giannotta, M.Castellucci, ecc. (Rossella Barletta, op.cit.). Come ricorda Roberto Monaco, su “Città Magazine” del 9-15 dicembre 2005, la Fiera nacque moltissimi anni fa come appuntamento limitato al solo 13 dicembre. Era una occasione che i pupari si davano per vendere i loro manufatti, nei pressi di Piazza Tito Schipa, dove una volta sorgeva la chiesetta di Santa Lucia. Con il passare degli anni, la Fera fu prorogata fino alla Vigilia di Natale. Questa fiera era diventata un appuntamento davvero importante e sentito dalle migliaia di avventori che, non solo da Lecce, ogni anno vi si riversavano. Successivamente,  la Camera di Commercio di Lecce, organizzò la “Mostra Mercato del presepe”, con un concorso a premi per i migliori espositori, spostando la fiera in Piazza Sant’Oronzo, dove rimase per diversi anni.

Nel 1976, vi è un cambiamento: la Fiera diventa itinerante, ogni anno un posto diverso, come Piazza Sant’Oronzo, Società Operaia, Castello Carlo V, Piazza Duomo, Piazza Libertini, ecc.

Nel 1983, Roberto Monaco insieme a Gino Totaro fondano l’Associazione “Pupari e amici del Presepio-Santa Lucia”, una organizzazione che potesse tutelare i pupari che si sentivano alquanto bistrattati dalle amministrazioni comunali che dedicavano loro poca attenzione e soprattutto pochi fondi. Questi maestri della cartapesta invece, animati da grandissima passione, spesso si dedicavano tutto l’anno alla realizzazione dei pupi e, avendo solo come unica occasione la Fiera di Santa Lucia, per potere esporre i loro prodotti, desideravano che questi fossero valorizzati al meglio, cosa alquanto difficile, poiché molti non venivano neanche ammessi a partecipare alla fiera per mancanza di spazi. Furono tanti gli sforzi di Roberto Monaco e Gino Totaro nel segno del recupero e della valorizzazione delle tradizioni popolari, come il presepe, che è certamente una parte preponderante della nostra cultura popolare.

Nel 1984, viene fondata La Fera, una rivista sull’arte della cartapesta e del presepe, che veniva distribuita gratuitamente a tutti i visitatori della Fiera e che doveva supportare ancor meglio l’iniziativa dei pupari leccesi. Alcune incomprensioni fra i vari soci della Associazione dei pupari portò , nel 1992, ad uno scioglimento e alla contestuale nascita di altre due associazioni: Roberto Monaco, insieme a Gino Lazzari, Ciccio Delle Site, Ernesto Sales ed altri, fondarono l’Associazione “Pupari leccesi”, mentre Gino Totaro, insieme ad Umberto Quarta ed altri, fondarono l’Associazione “Presepisti e Pupari”. Si trattava di due organizzazioni gemelle che avevano scopi complementari. L’Associazione culturale di Roberto Monaco fondò una nuova rivista,  Lu Puparu, anch’essa distribuita gratuitamente alla Fiera di Santa Lucia. Tornando alla Fera, come abbiamo già detto, fu nel 1984 che a Gino Totaro, maestro puparo, leccese doc, e provetto poeta dialettale, venne l’idea di fondare questa rivista  il cui scopo era quello di raccontare “il Natale nell’arte, nel folk e nella cultura salentina”, come recita il sottotitolo.

I pupari oggi a Lecce sono meno numerosi, quasi sempre i figli o nipoti dei vecchi maestri, i quali si dedicano a quest’arte antica come passatempo, come hobby; dato che i tempi sono molto cambiati, questa occupazione non è certo una ragione di vita come lo era per i loro antenati.

Da alcuni anni a questa parte, poi, la tradizionale esposizione dei pupi si tiene nel Convento dei Teatini, un contenitore certo di prestigio per una rassegna altrettanto prestigiosa quanto storica. Gino Totaro era un ex meccanico ed ex bidello, scultore in legno e terracotta, “uomo orgoglioso e pieno di dignità, tale da non piegarsi di fronte a difficoltà finanziarie o burocratiche”, come lo descrive Ennio Bonea, che nel numero de La Fera del 2002 traccia un consuntivo nel suo articolo “Microstoria comparata de La Fera”. Una volta risolto il suo rapporto con i pupari, Gino Totano decise di continuare da solo e di non rappresentare più l’intera categoria come aveva fino ad allora fatto. Gino Totaro conosceva a memoria, come ricorda ancora l’amico Ennio Bonea, i versi dei grandi poeti leccesi F.A.D’Amelio, G. De Dominicis, F.Marangi, E.Bozzi, ed in occasione delle sue nozze d’oro con la moglie, nel 1997, volle pubblicare un poemetto, “Cinquant’anni insieme, Nozze d’oro Gino e Rita”. In questo opuscolo, con Introduzione di Alessandro Laporta, Totaro aveva tradotto in dialetto leccese la favola di Filemone e Bauci, tratta dal XIII Libro delle Metamorfosi di Ovidio e in Appendice aveva riportato anche una dozzina di composizioni proprie, in vernacolo, in cui dimostrava di avere appreso la lezione dei maestri dialettali leccesi, come sottolinea ancora l’illustre Ennio Bonea. Aveva anche l’hobby della fotografia ed era un esperto conoscitore dell’uomo, dei suoi vizi e delle sue virtù. La Fera andò raffinandosi col tempo, si passò dal bianco e nero ai colori ed anche le collaborazioni diventarono sempre più numerose e di altissimo livello. Basti pensare che, sulle pagine della Fera hanno scritto Mario Marti, Donato Valli, Francesco Politi, Gino Pisanò, Alessandro Laporta, Ennio Bonea, Emilio Bandiera, Gaetano Chiappini, Luciano Graziuso, Mario De Marco, Giovanni Invitto, Leandro Ghinelli, Oreste Macrì, Nicola De Donno, Rina Durante, Antonio Lucio Giannone, Gigi Montonato, Rocco Cataldi e lo stesso Totaro, solo per citarne alcuni. Gino Totaro è morto nel 2003 e sembrava che la sua creatura editoriale dovesse morire con lui. Invece il testimone è passato a Fulvio Totaro, il nipote, che da due anni fa uscire puntualmente ogni 13 dicembre la rivista, continuando la lezione dello zio. Anche quest’anno, La Fera continua quindi ad arricchire la già nutrita collezione di studiosi ed amatori che da ventitre anni ne raccolgono e custodiscono gelosamente i numeri. “Lo spirito della rivista è sempre lo stesso e tante sono ancora le storie da raccontare”, dice Fulvio Totaro; molti sono anche i nuovi collaboratori che lo affiancano nella redazione della Fera, ma sempre nel rispetto della tradizione e nel segno dell’indimenticabile ed indimenticato puparu Gino Totaro.

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2 Commenti a 13 dicembre. La Fiera di Santa Lucia a Lecce

  1. 13 DICEMBRE. Uno decide di andare in centro: supera gli ostacoli da giostra medievale delle transenne per strada, sgambetta due fischietti di vigile urbano, impreca contro il traffico e i parcheggi assenti finchè non si sente pieno di gloria quando ne trova uno e, tronfio, si dirige solo o in compagnia verso il centro città. Tutto questo per vedere i presepi di Santa Lucia e visitare i mercatini natalizi. ‘Perdoname, Gesù Cristu mia pi’ li ‘iastìme di prima!’, un frettoloso segno della croce e via come se niente fosse, d’altro canto si tratta di onorare la Natività e un minimo di decenza ci vuole! Cammina, cammina, spesso quel simpatico salentino si lascia ipnotizzare dalle vetrine, dalle lagne dei figli o degli amici(Dio ce ne scampi le mogli!) che si vogliono fermare ovunque, compreso McDonald in p.zza S. Oronzo, tanto che alla fine il poveretto non si ricorda neanche più perchè si trova là. Tre su cinque non arriveranno nemmeno ai Presepi! E tutto perchè? Perchè molti non hanno letto articoli come questo di Paolo Vincenti, non si sono informati su cosa ci sia dietro agli allestimenti artistici dei Presepi. Pupari, Santi, cartapesta, lavoro, passione, tutto trasuda tradizioni e salentinità. Così, anche se quest’anno l’amministrazione comunale di Lecce, a quanto sembra in penoso deficit, non ha permesso grandi abbellimenti delle strade, la magia della nostra terra non s’interromperebbe grazie a noi, luminosa del nostro sapere chi siamo e grazie a chi siamo arrivati ad essere così. Figli della cartapesta? Anche! ‘Quello sono io!’ e, sorridenti, riconsegneremmo onore e premi ai pupari specchiandoci negli occhi di un umile, meraviglioso pastorello di cartapesta. Lasciamo che la notte più lunga si trasformi nell’orgoglio più fiero!

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