di Armando Polito
Rispondo alla gentile richiesta avanzata da Antonietta Cesari il 10 u. s. in margine ai commenti relativi a Curarsi con la cicoria selvatica di Antonio Brun, e lo faccio con un post dedicato, perché l’argomento, anche per i dubbi residui, merita un approfondimento che richiede molto di più dello spazio di norma concesso alla semplice risposta ad un commento.
Dal vocabolario del Rohlfs: marìula (Casarano, Novoli, Parabita, Specchia, Uggiano La Chiesa), marìvala (Alessano, Corsano), mariòla (Lizzano, Manduria, Maruggio; maròjele (Ceglie Messapico). Specie di cicoria selvatica, Hedypnois tubaeformis. [greco tà amaròulia=lattughe]. Vedi marògghie.
Marògghie (Mottola), maròjele (Ceglie Messapico), marùgghiele (citato per Martina Franca da una tesi di laurea manoscritta del 1940, con l’avvertimento che contiene parecchi errori), specie di cicoria selvatica, radicchio; [greco amaròulion=lattuga]; vedi marìula.
Io non so da dove il Rohlfs abbia tratto la voce greca (nel primo caso al plurale, nel secondo al singolare). So solo che in greco esiste maròulion=lattuga1 , voce che al maestro sicuramente non poteva sfuggire. È, perciò, con grande umiltà che per la voce in questione ipotizzo da parte sua un tutt’altro che incomprensibile, ma non necessario, incrocio tra maròulion e amàru=amaro [nel Leccese a Salve, nel Tarantino ad Avetrana e nel Brindisino a Carovigno e a Mesagne; a Nardò è maru, ma la voce di cui mi occupo oggi (marìula) a quanto ne so non esiste, anche se il Rohlfs registra un suo quasi omofono mariùla=coccinella, che, però, non ho mai sentito].
Per quanto riguarda l’identificazione, stranamente, almeno per me, succede quanto già verificatosi per l’etimologia. Non esiste in botanica, per quante ricerche abbia potuto fare nel poco tempo a disposizione, una Hedypnois tubaeformis; però, proprio la seconda parte del nome scientifico (che alla lettera significa a forma di trombetta) mi ha consentito di ipotizzare che probabilmente la nostra pianta è la Hedypnois rhagadioloides (L.) F.W. Schmidt, in italiano radicchio tubuloso, radicchio pallottolino (nella foto2).
Ulteriori ricerche mi hanno fatto conoscere l’esistenza di una sua subspecie, la Hedypnois rhagadioloides subsp. tubaeformis (Ten.) Kayek
Hedypnois è voce presente in Plinio (I secolo d. c.) ed è chiaramente di origine greca (da hedýs=dolce+la radice di pneo=profumare), anche se non presente in nessun autore greco: E c’è una specie (di cicoria selvatica), alcuni la chiamano edipnoida, con le foglie più larghe. Cotta giova allo stomaco in disordine, cruda regolarizza la stipsi. Giova in caso di dissenteria, soprattutto insieme con la lenticchia. In un modo o nell’altro (cotta o cruda) giova in caso di frattura o di lussazioni e similmente a coloro che per una malattia hanno perdite di sperma3.
Rhagadioloides è diminutivo del greco rhagàdion, a sua volta diminutivo di rhagàs=fessura (da rhègnymi=spezzare, con probabile riferimento ai capolini, le cui fessurazioni sono agevolmente visibili nella foto)+ il suffisso –oide [che è dal latino –oide(m), a sua volta dal greco –eoidès, da eidos=immagine] indicante somiglianza.
Ha fatto quel poco che era nella mia competenza spingendomi, per quanto riguarda l’identificazione, in un campo non mio. A chi quel campo coltiva cedo la parola e lo faccio volentieri e speranzoso, perché certamente ne sapremo di più.
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1 Geoponica, XII, 1, 2. In realtà, sebbene i dizionari greci traducano la voce con lattuga il contesto ci fa capire che la voce è da considerare in senso generico: Nel mese di febbraio si pianta il codimento con il porro, la cipolla, la bietola, il dauco, la barbabietola, la timbra, i diversi tipi di lattuga (nell’originale maroýlia diàfora), cioè il dicardio, il frigiatico, il rigitano e…
2 Immagine tratta da http://www.actaplantarum.org/floraitaliae/viewtopic.php?t=8767
3 Naturalis historia, XX, 31: Et silvestre genus, alii hedypnoida vocant, latioris folii. Stomachum dissolutum adstringit cocta crudaque sistit alvum. Et dysentiricis prodest, magis cum lente. Rupta et convulsa utroque genere iuvantur. Item quibus genitura valetudinis morbo effluat.