di Rocco Boccadamo
Ho letto – con particolare piacere, essendo nativo di Marittima e rappresentando, l’insenatura “Acquaviva”, una sorta di mia seconda culla – l’articolo di Giorgio Cretì sul naufragio del piroscafo inglese “Travancore”.
Per fedeltà e precisione storica, mette conto di sottolineare che l’affondamento si consumò a seguito dell’urto dell’unità contro gli scogli dell’imboccatura dell’Acquaviva, nulla c’entra, invece, Punta o Pizzo “Mucurune” che delimita, verso nord/nord est, la vicina rada di Castro.
Il punto del naufragio è costituito da fondali relativamente bassi, da 6 a 10 metri, in acque più che trasparenti, cristalline, tanto è che, una sessantina d’anni addietro (a metà, quindi, dell’arco temporale trascorso dal 1880, data dell’evento), durante le mie prime nuotate, giusto lì, mi era spesso dato di scorgere a occhio nudo, ancora adagiato giù, qualche frammento dello scafo.
Minuscola, eppure eccezionale coincidenza rispetto al tema e all’oggetto materiale della rievocazione di Cretì, alla fine degli ultimi anni 80, un mio amico e compaesano, il quale s’era immerso con un minimo d’attrezzatura per un giro d’esplorazione in zona, mi ha fatto dono del bocchettone filettato, in ottone, di uno degli idranti antincendio in dotazione a bordo del “Travancore”.
Il piccolo reperto è alto circa 10 centimetri e ha un diametro di 4,5 cm.
Durante la mia attività lavorativa, mi ha a lungo seguito in svariate città italiane, mentre, da quando sono in pensione, occupa un posto d’onore, facendomi compagnia, sul mio scrittoio.
Nell’occasione, non potevo non fotografare il prezioso “oggetto” – credo che le immagini parlino da sole – e sottoporlo, in uno alle presenti note, agli amici di “Spigolature Salentine”.