di Marcello Gaballo e Armando Polito
Siamo alle prese con un altro toponimo neretino. Preliminarmente diremo che quelli riferentisi al territorio extraurbano (o ex extraurbano) in alcuni casi (la maggior parte) sono legati al nome del proprietario, in altri a dettar legge è la specie vegetale più diffusa e in altri ancora una caratteristica fisica del territorio.
I documenti più antichi su quello oggi in esame sono piuttosto scarni e non contengono indicazioni utili a collegare oltre ogni ragionevole dubbio l’attuale territorio con quello oggetto del passato possesso1. Un Bartholomeus Cafarus compare come testimone in un atto del 12 maggio 13632; Petrus Cafarus compare come già deceduto in un atto del 31 dicembre 14273; ancora più lapidarie (compaiono solo come testimoni) le presenze di Iohannes Cafarus in un atto del 19 febbraio 14034 e di Ioannes Cafarus in un atto del 1 febbraio 15185 col titolo di artium et medicine doctor, mentre Antonellus Caffarus nel 1500 risulta proprietario di una casa nel vicinio della chiesa di S. Barbara nel pittaggio di San Paolo6 e Iohannes Cafarus compare come testimone in un atto del 23 maggio 15007.
Prezioso, invece, perché fa riferimento alla fabbrica e, comunque, con riferimenti topografici inequivocabili coincidenti con l’attuale ubicazione, è un atto del 15818 in cui i figli di Bartolomeo Cafaro vendono la masseria per 220 ducati al barone Francesco Antonio Carignani. Essa consiste in sei curti, una casa lamiata, terre fattizze e macchiose et uno paro altro de curti et una chesurella vicino S.to Stefano cum servitute carolenorum octo, dui cisterne alli Larghi di Carignano et aliis membris suis, iuxta bona beneficialia ecclesie S.ti Stefani, iuxta terras dotales Jacobi Ingusci, iuxta terras dotales Jo: Antonii Nicolai de lo Abbate, iuxta olivas Ven.li monasterii S. Clarae, iuxta maxariam nuncupatam delli Nucci et alios.
Quanto fin qui detto consente di datare il fabbricato nella sua conformazione più antica che si conosca almeno alla metà del secolo XVI°, di collegare il toponimo al nome del proprietario e di escludere, di conseguenza, che esso abbia un’origine legata alla presenza significativa (fra l’altro non è detto che essa continui ai nostri tempi) di un’essenza. Avrebbe potuto indurlo a pensare il nesso tumu càfaru usato a Muro Leccese per designare una specie di timo nano9; quanto alla sua etimologia (il Rohlfs non si pronuncia) tra mille dubbi (e forse suggestionati dal calabrese càfaru=friabile) penseremmo ad un adattamento latino del greco karfalèos10=arido; e questo, a complicare la situazione, avrebbe messo in ballo pure la terza possibilità teorica (caratteristica fisica del territorio).
Ma, come abbiamo visto, conta la parola, anzi lo scritto del notaio…
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1 In rete si legge che l’attuale masseria, trasformata in struttura ricettiva (foto di testa), risale al XVIII° secolo.
2 Angela Frascadore, Le pergamene del monastero di S. Chiara di Nardò (1292-1508), Società di storia patria per la Puglia, Bari, 1981 pg. 32.
3 Angela Frascadore, op. cit., pg. 83: …iuxta vin(eam) heredum domini Petri Cafari (presso la vigna degli eredi di don Pietro Cafaro).
4 Angela Frascadore, op. cit. pag. 77.
5 Angela Frascadore, op. cit. pag. 176.
6 C. G. Centonze, A. De Lorenzis, N. Caputo, Visite pastorali in diocesi di Nardò (1452-1501), Congedo, Galatina, 1988, pag. 174: …intus dicta civitate Neritoni…in dicto loco in vicinio ecclesie Sancte Barbare…est domus una…iuxta domum donni Antonelli Caffari…(nella detta città di Nardò nel luogo già detto [pittagio di San Paolo] nel vicinio della chiesa di S. Barbara…c’è una casa…presso la casa di don Antonello Caffaro).
7 Michela Pastore, Le pergamene della Curia e del Capitolo di Nardò, Centro di studi salentini, Lecce, 1984, pag. 88.
8 ASL, Atti del notaio Cornelio Tollemeto di Nardò, 66/2 1581, cc. 164-166v.
9 Rohlfs, Vocabolario dei dialetti salentini, Congedo, Galatina, 1976, v.III, pag. 902. Cafari era una contrada, oggi quartiere, di Cutrofiano.
10 Probabile trafila: karfàleos>càrfalus>càfalus[(la caduta di –r– può essere stata indotta dalla successiva liquida (-l-)]>càfaru.