di Paolo Rausa
Il giornalista Francesco Greco ha chiamato a raccolta in questo saggio giornalisti, storici del paesaggio, antropologi, architetti, archeologi e studiosi vari per sostenere le ragioni dell’ambiente e della cultura salentina, che sarebbero compromessi se si realizzasse l’autostrada nord-sud Maglie-Leuca, considerata una ferita che taglierebbe un territorio su cui si sono miracolosamente conservati gli elementi naturali come tratto distintivo di una cultura che si è sedimentata nel corso dei secoli, fin dall’età preistorica, nel paesaggio, in piccole strutture rurali, nei muri a secco e nei viottoli che si ramificano nelle campagne.
Ripercorrere la storia della proposta di ammodernamento di questa strada, nata per collegare la cittadina di Maglie al Faro/Santuario di Santa Maria di Leuca è defatigante e bisogna ritornare indietro di almeno 20 anni. Gli Enti istituzionali sono giunti a concepire e progettare un nastro d’asfalto di quattro corsie, che si slancia verso il mare. L’ampia arteria stradale prevede inspiegabilmente, nel tratto finale degli ultimi 6 km, un nuovo percorso nella campagna, in rilievo, su una selva di piloni che termina in una maxi rotatoria di 1,5 km di circonferenza. Questo sproposito di autostrada, che non collega centri industriali ma la povera campagna salentina, è parsa esagerata persino all’ANAS e alla Regione Puglia se il Presidente Vendola ha cercato di riparare proponendo dei correttivi, una strada-parco non meglio definita e ricorrendo al Tribunale Amministrativo contro le procedure di appalto, a quanto pare non molto trasparenti. Al quale si è appellato anche il combattivo Comitato contro la 275 che ha promosso una serie di sit-it per richiamare l’attenzione sui pericoli di sfregio del territorio che ne conseguirebbe nel caso della sua realizzazione.
Per quanto il TAR non abbia ritenuto che possa rappresentare gli interessi diffusi della popolazione, il Comitato si è contrapposto punto su punto alle motivazioni dei sostenitori di quest’opera, riassunti nella necessità della sicurezza stradale – l’esiguo numero di incidenti in verità non la giustificherebbe – e nella riduzione dei tempi di percorrenza, pochi minuti a fronte dei danni di impatto ambientale. Non risulta che sia stata mai coinvolta la popolazione locale nelle scelte e nelle decisioni, per es. ricorrendo a un referendum. L’aspetto più inquietante – sottolinea Francesco Greco – è che un ambiente rurale sedimentato nel corso dei secoli rischia di essere devastato da un’opera che porterà distruzione e sconvolgimenti a fronte di un nulla di positivo. E allora la riflessione si spinge a proporre alternative credibili: per es. una cura di ferro per il Salento, ammodernando la locale linea ferroviaria ancora ad un binario e senza elettrificazione, la realizzazione di strade bianche sull’esempio della Regione Toscana, piste ciclabili e ippovie come suggerisce una esperta di turismo verde e alternativo. La resistenza contro la realizzazione dell’opera da parte della popolazione locale rimarcherebbe l’intento di difesa del proprio territorio, come l’unico mezzo che può fornire risorse per un’attività economica basata sulle risorse della terra e sul genio degli artigiani locali.
Il timore soprattutto nasce dal sospetto che questa autostrada diventi il cavallo di Troia di quanti, speculatori e “maghi” della finanza, vogliano usare il Salento per fini residenziali, realizzando mega villaggi turistici, centri commerciali, ecc, distruggendo così oltre al territorio la sua memoria storica e svendendoli sull’altare di uno sviluppo distruttivo, con la conseguenza di seppellire anche l’anima del Salento.
E Francesco Greco, sostenuto da grandi e appassionati difensori di questo patrimonio, giura che questo non avverrà mai! “Quattro corsie e un funerale. 275 no al Salento sfregiato”, Edizioni Miele, 2012, Gagliano del capo, € 14,00.