Lecce, piazza S. Oronzo e un’altra incisione ottocentesca

di Armando Polito

Quando mi si chiede quale, secondo me, è ciò che contraddistingue un genio (da quello artistico in genere allo scientifico) dai mortali comuni, la risposta a bruciapelo, senza bisogno di cercarlo, nell’uovo, è lapidaria: l’originalità. In tempi in cui la globalizzazione ha massificato, omogeneizzato ed omologato l’umanità ed in cui l’imperativo dominante è quello del tutto e subito e il fine principale, se non unico, il profitto ad ogni costo, la purezza dell’originalità tende ad essere contaminata più che mai dalla scarsa onestà intellettuale e, nei casi peggiori, dalla sua totale assenza. Non mancano le operazioni di piccolo cabotaggio, quali appaiono ai miei occhi tante tesi di laurea o di dottorato di ricerca frutto di frenetici copia-incolla o, nei casi meno appariscenti, di elementari parafrasi, squallido mezzuccio per non sobbarcarsi alla fatica del virgolettato … Questo deleterio fenomeno, tuttavia, non è nuovo e ho avuto in questo blog più di un’occasione per stigmatizzarlo. Emblematico, a tal proposito, per il campo squisitamente letterario, l’esempio che ho portato in https://www.fondazioneterradotranto.it/2010/05/14/se-non-e-plagio-ditemi-voi-cose/. Tutti i nodi, tuttavia, prima o poi vengono al pettine e oggi più facilmente e rapidamente grazie proprio allo stesso strumento che ne ha reso possibile il confezionamento: il pc. Il post di oggi, anche se riguarda il campo figurativo, ne è la dimostrazione e costituisce  l’integrazione, probabilmente provvisoria, di uno precedente sullo stesso tema (https://www.fondazioneterradotranto.it/2014/08/04/lecce-plagiata/).

A beneficio dei lettori più pigri riproduco le due immagini mostrate nel link appena segnalato. La prima fu    pubblicata da Audot padre in L’Italia, la Sicilia, le Isole Eolie, l’Isola d’Elba, la Sardegna, Malta, l’isola di Calipso, ecc., Pomba, Torino, 1835, tomo II.

La seconda è tratta dalla rivista settimanale  L’omnibus Pittoresco, Napoli, anno I, n. 50 del 23 febbraio 1839, pag. 415 (http://iccu01e.caspur.it/ms/internetCulturale.php?id=oai%3Awww.internetculturale.sbn.it%2FTeca%3A20%3ANT0000%3AMIL0132098_184488&teca=MagTeca+-+ICCU).

Passo all’immagine di oggi. Nel  1843 usciva per i tipi dell’editore Parente a Napoli Collezione di novanta vedute della città e Regno di Napoli. Tra le novanta vedute quattro sono dedicate ad altrettante città della Terra d’Otranto (Brindisi, Lecce, Otranto e Taranto). Riproduco la tavola LXXXIX dal testo appena citato. integralmente consultabile in https://books.google.it/books?id=TpnLGRkuxpsC&printsec=frontcover&dq=colleziuone+di+novanta+vedute+della+citt%C3%A0+e+regno+di+napoli&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjG8aPr4rzTAhXhAsAKHe6yC7UQ6AEIJTAA#v=onepage&q=colleziuone%20di%20novanta%20vedute%20della%20citt%C3%A0%20e%20regno%20di%20napoli&f=false.

Per Aubert e Segoni rinvio al precedente post. Alessandro Moschetti, secondo quanto si legge in Giovanna Sapori e Sonia Amadio, Il mercato delle stampe a Roma, XVI-XIX secolo,  Libro Co. Italia, 2008, p. 334, morì nel 1845, aveva la bottega a Roma  in via Bocca  di Leone, 63 e fu incisore di architetture. Gran parte delle incisioni della Collezione di novanta …, op. cit. reca il suo nome. Aggiungo che sua è anche l’incisione della Carta corografica dello Stato Pontificio indicante le dogane, i posti armati dalla truppa di finanza, le strade doganali, la fascia bimiliare di divieto …, su disegno di G. Spinetti,  stampata a Roma (non compare il nome dell’editore) nel 1838 ed attualmente custodita nella Biblioteca Casanatense a Roma.

Lascio al lettore lo stesso gioco enigmistico dello Scopri le differenze a suo tempo ricordato e mi pongo, estendendola a Moschetti, la stessa domanda: possono tre artisti della loro fama, per giunta pressoché contemporanei, differenziarsi sostanzialmente nel trattamento delle nuvole?

E chiudo questo post con le stesse parole del precedente: E la caccia continua …

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Un commento a Lecce, piazza S. Oronzo e un’altra incisione ottocentesca

  1. 6 ellissi sui montanti del Sedile. Non erano attenti al significato di quella struttura. Ho già chiarito l’equivoco. Altri e tanti autori ripetono l’errore che passa fino ad oggi inosservato, anche il De Giorgi ci casca. La disattenzione non è ammessa qui qualcuno copiava l’altro.

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