Le radici di un mito: Felline, Fellone e lo sbarco di San Pietro a Bevagna (V ed ultima parte)

???????????????????????????????di Nicola Morrone

 

LE ANTICHE ROTTE COMMERCIALI E LA RADA DI BEVAGNA

Come già detto, la tradizione del passaggio di San Pietro in Puglia  è considerata da alcuni storici come sostanzialmente  leggendaria. Eppure , il grande archeologo M.Cagiano de Azevedo ribadiva che “le molte tradizioni , salentine in specie e pugliesi in genere, che vogliono di età apostolica o subapostolica la introduzione del cristianesimo in Puglia non possono venire accantonate troppo semplicemente “.Lo stesso studioso, nel ribadire che “la vivacità dei commerci con l’Oriente e la leggenda dello sbarco di San Pietro in Puglia indicano come vi fossero molte e buone possibilità che il Vangelo venisse direttamente dall’Oriente”, sottolinea l’importanza decisiva dell’elemento portuale come luogo di contatto e scambio di uomini, merci e idee[1]. La Puglia, in epoca romana, era caratterizzata da una fitta rete di realtà portuali, di piccole, medie e grandi dimensioni. I porti erano collocati a breve distanza l’uno dall’altro: tra due grossi porti era collocata una serie di porti più piccoli., dei quali, nella gran parte dei casi, non conosciamo il nome. Nel mondo antico “si cura il più piccolo attracco, purchè sia vicino al luogo di produzione”[2]. Ed uno di questi piccoli attracchi doveva certamente essere quello di Bevagna, le cui dimensioni ci sono sconosciute, per mancanza di dati archeologici .Si trattava, come sostenuto da alcuni, di un semplice approdo di fortuna, oppure è lecito pensare ad una realtà meglio organizzata? Per ricostruire la geografia dei porti , occorre comunque tenere conto anche dei naufragi, poichè “i relitti marini sono significativi anche per i commerci di transito, ossia per l’appoggio che i porti locali potevano offrire alle navi dirette in altri porti. I naufragi, nel loro aspetto negativo, indicano che si tentava, in caso di necessità, di ripararsi in questi porti minori. Così la nave (…..) naufragata dinnanzi a Torre San Pietro a 300 metri dalla foce del Chidro, contenente sarcofagi sbozzati destinati ad essere rifiniti nel luogo terminale del viaggio”[3].

 

il manoscritto Saracino di cui si è fatto cenno nel testo
il manoscritto Saracino di cui si è fatto cenno nel testo

A Bevagna esisteva dunque una realtà portuale, che verosimilmente accolse l’imbarcazione che trasportava Pietro, ma a cui non fece in tempo ad appoggiarsi il naviglio che recava  con sè il carico di sarcofagi, ancora inabissato davanti alla foce del Chidro. Pietro era comunque un viaggiatore del tutto particolare: non era un “turista” ,ma uno straniero, e un cristiano che si recava ad evangelizzare una terra sconosciuta. Egli si mosse  probabilmente in una condizione di semi-clandestinità, ben consapevole di essere inviso alle autorità romane. Non è improbabile che, per giungere in Italia, abbia utilizzato una nave deputata al trasporto di derrate e merci varie. Navigando lentamente e sottocosta, l’Apostolo  giunse dunque a Bevagna , come vuole la tradizione, nell’Aprile del 44 D.C. La data cronica del suo arrivo trova un riscontro positivo nella logica della navigazione antica , che suggeriva di mettersi in mare , soprattutto per i viaggi lunghi, in un periodo climaticamente favorevole, evitando di muoversi in periodo di “mare clausum” (da Novembre ai primi di Marzo)

 

Dipinto con San Pietro, da collezione privata
Dipinto con San Pietro, da collezione privata

CONCLUSIONI

Focalizzando la nostra attenzione su tre elementi salienti della leggenda petrina di Bevagna, abbiamo voluto verificare quanto può esservi di verosimile nel narrato riportato da padre Domenico Saracino. Abbiamo dunque proceduto su base congetturale, fornendo al lettore tre indizi, che però a noi paiono, per usare un’espressione del linguaggio giuridico, “gravi , univoci e concordanti”. Tre indizi che, quindi, potrebbero costituire una prova, quella del reale passaggio di San Pietro per le nostre contrade. Concludiamo le nostre note con un auspicio: che nell’area in cui sorge il santuario di San Pietro in Bevagna  si possano avviare, finalmente, scavi archeologici organici ed approfonditi, al fine di poter comprendere cosa è realmente successo in quel luogo così carico di valenze mitiche. Quanto alla leggenda petrina, è certo che nessuno di noi possiede il filmato del delitto di cui cerca l’autore, ma grande deve essere stata la sorpresa di quello studioso  che, dando credito al racconto di un indigeno, scavò un giorno su un’isola lontana, scoprendo che tutto, di quel racconto, corrispondeva al vero.

 

[1] Cfr. M.Cagiano  De Azevedo, Quesiti su Gallipoli tardoantica e paleocristiana, in “Vetera Christianorum”, 15 (1978), pp.363-364.

[2] Cfr. V.A. Sirago, cit., p.310.

[3] Cfr. M. Cagiano de Azevedo, cit., p.366.

 

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2 Commenti a Le radici di un mito: Felline, Fellone e lo sbarco di San Pietro a Bevagna (V ed ultima parte)

  1. Grazie per gli articoli su questa vicenda del tutto interessante. Ma vorrei fare una domanda, perché Pietro viene a Bevagna e no ai piu importanti porti dell’epoca come Brindisi o Tarando, dove poi poter prendere camino a Roma attraverso la via Appia? O direttamente a Oria alle porte di Roma. È vero, non è che aveva preso un charter o molleggiato una barca tutta per sé, ma la domanda continua ad essere perché un porto così secondario. Può esserevcolegata la sua storia del naufragio al notissimo sarcofago del Re che si trova nelle acque vicine o forse è troppo forzato questo collegamento? Grazie milke e buon lavoro.

    • Grazie per l’apprezzamento.Per quanto riguarda il percorso effettuato dall’Apostolo nel suo primo viaggio a Roma, non abbiamo purtroppo documenti, o riferimenti letterari (come per San Paolo).Nella ricostruzione da noi proposta, abbiamo ipotizzato che Pietro viaggiasse in clandestinità, per i noti motivi politico-religiosi.Forse preferì seguire un itinerario meno battuto, quale quello ionico, per questi motivi, piuttosto che appoggiarsi a Brindisi, dove sarebbe stato soggetto a controlli severi data l’importanza del porto.Gli studiosi più accreditati ritengono inoltre che Pietro avrebbe evitato di percorrere l’Appia sempre per ragioni di sicurezza, poichè non è detto che un viaggiatore debba necessariamente percorrere la via più semplice e più rapida per giungere a destinazione, quanto quella più sicura, e questo valeva certamente anche per Pietro (G.Imbrighi).Per quanto riguarda i sarcofagi di Bevagna, essi testimoniano che il tratto ionico era certamente percorso dalle navi onerarie in età imperiale, pur non essendo i reperti direttamente ricollegabili al passaggio dell’Apostolo, risalendo al III sec.d.C. Cordiali Saluti.

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