di Paolo Vincenti
Ai Cistercensi, a Martano, si è tenuta una interessante mostra fotografico-pittorica: “Vi lascio una fotografia”, inaugurata sabato 4 maggio presso il Monastero Santa Maria della Consolazione, negli spazi dedicati all’arte del noto complesso religioso polifunzionale.
Si tratta di una mostra commemorativa in occasione del centenario della nascita di Ottorino Santaguida, valente fotografo martanese (1913-1990), che la sua famiglia ha voluto ricordare con questa antologica che ha destato il nostro interesse.
Mezzo secolo di storia di una comunità ritratta nei suoi usi e costumi e nei suoi abitanti, dalla lente di questo fotografo che con dedizione e amore per la professione divenne a Martano una vera e propria istituzione. Ottorino non fu solo fotografo ma anche artista, in particolare ritrattista e paesaggista, e la sua arte veniva da lontano, dal momento che già suo padre Luigino di Lecce, anch’egli fotografo, era stato gestore di un teatro di burattini, itinerante, per la gioia di adulti e bambini. E così anche i figli di Ottorino ( ben otto, avuti dalla moglie Carmela Corlianò) hanno ereditato la passione paterna: in particolare Enrico la pittura, e Ferruccio e Claudio la fotografia.
Un percorso nella memoria dunque questo dei ritratti di Ottorino Santaguida, “volti e storie in bianco e nero” come titola la recensione della mostra l’ultimo numero di “Qui Salento” (maggio 2013): una carrellata di facce da “amarcord”, momenti di vita reale, battesimi, fidanzamenti, matrimoni, feste di paese, processioni, eventi religiosi, e poi i muretti a secco, la campagna salentina, gli strumenti del lavoro contadino, animali e cose, vecchi , donne e bambini di un tempo che fu. Deve essere un momento di alto valore umano, sociale e civile per una comunità la riappropriazione della propria identità attraverso la memoria storica di documenti come queste foto del Santaguida, che testimoniano in maniera lampante quello che un paese è stato ed ha vissuto.
A maggior ragione oggi, nell’era della tecnologia più avanzata, in cui il digitale ha del tutto soppiantato la pellicola, questo foto di carta, ingiallite dal tempo, oltre che reperti da archeologia artistica, hanno una valenza simbolica ed un sapore retrò che, lungi dall’essere sterile operazione nostalgia o inappropriato rivendicazionismo, rappresentano un “memento” per le giovani generazioni perché solo la conoscenza di ciò che è stato può dare slancio a ciò che sarà. Dei figli di Ottorino, Enrico, appassionato di pittura, realizza opere di pittura astratta e naif, anch’esse esposte in un a sala del Monastero di Martano; Feruccio (oggi scomparso) e Claudio invece hanno sviluppato l’amore per la fotografia: in particolare Claudio realizza ritratti e anche paesaggi. Dalla famiglia Santaguida dunque, a Martano, per una full immersion nelle arti visuali.