di Paolo Vincenti
Il 30 aprile 2013 presso il Teatro Comunale di Via Paisiello, a Ruffano, a cura dell’associazione “Voce alle donne”, è andato in scena lo spettacolo “Novecento”, a cura di Antonio D’Aprile. Si tratta di un adattamento del noto monologo teatrale di Alessandro Baricco, “Novecento”, pubblicato da Feltrinelli nel 1994 e di cui ricordiamo anche una importante trasposizione cinematografica, “La leggenda del pianista sull’oceano”, del regista Giuseppe Tornatore, del 1998, e addirittura una riduzione in fumetto, sul settimanale Topolino (“La vera storia di Novecento”, riadattato da Tito Faraci –sceneggiatura e Giorgio Cavazzano – disegni), nel 2008.
Recita la sinossi dello spettacolo: “Il Virginian era un piroscafo. Negli anni tra le due guerre faceva la spola tra Europa e America, con il suo carico di miliardari, di emigranti e di gente qualsiasi. Dicono che sul Virginian si esibisse ogni sera un pianista straordinario, Danny Boodmann T. D. Lemon Novecento, dalla tecnica strabiliante, capace di suonare una musica mai sentita prima, meravigliosa. Dicono che la sua storia fosse pazzesca, che fosse nato su quella nave e da lì non fosse mai sceso. Dicono che nessuno sapesse il perché… Tutto questo rivive nelle parole commoventi e vibranti di pura poesia, dell’amico trombettista Tim Tooney. Un racconto che incanta, una musica senza tempo e senza confini, magistralmente eseguita dal vivo per conoscere la vita di un uomo, comprendere le sue scelte e imparare a guardare, insieme a lui, il mondo, dalla scaletta di una nave.”
Al capolavoro di Baricco si è ispirato anche il cantautore Edoardo Bennato con la sua canzone “Sempre in viaggio sul mare”.
Antonio D’Aprile, talentuoso attore salentino, sta portando in giro per i teatri della provincia di Lecce questo testo che riscuote un successo crescente ad ogni data. Per la regia di Antonio D’Aprile, gli arrangiamenti musicali di Daniele Vitali e le scenografie di Benedetta Pepe, sul palco l’attore, fedele alla lezione originale del testo, riesce ad evocare con il solo strumento della sua voce richiami lontani e avventurosi, facendo entrare gli spettatori in un’atmosfera suggestiva e rarefatta, di sospensione del tempo e dello spazio.
“Io, che non ero stato capace di scendere da questa nave, per salvarmi sono sceso dalla mia vita. Gradino dopo gradino. E ogni gradino era un desiderio. Per ogni passo, un desiderio a cui dicevo addio.Non sono pazzo, fratello. Non siamo pazzi quando troviamo il sistema per salvarci. Siamo astuti come animali affamati. Non c’entra la pazzia. È genio, quello. È geometria. Perfezione. I desideri stavano strappandomi l’anima. Potevo viverli, ma non ci son riuscito. Allora li ho incantati. E a uno a uno li ho lasciati dietro di me. Geometria. Un lavoro perfetto” ( da “Novecento”).