di Massimo Vaglio
Se si domandasse ad un bambino salentino cos’è il miele, nella stragrande maggioranza dei casi si sentirebbe rispondere: è una sostanza dolce che si consuma a Natale con i dolci tradizionali e poi si tiene nella dispensa in caso di raffreddore, dolore di gola… Questo è purtroppo il marginale ruolo a cui, nonostante una leggera, recente inversione di tendenza, questo mobilissimo prodotto è ormai relegato nella maggior parte delle famiglie salentine. Eppure, questa è terra di grande tradizione apistica come testimoniato già dalla toponomastica di paesi come Melendugno (dono miele) e Melissano con l’ape inequivocabilmente immortala sull’arma civica. Inoltre, nonostante la maggior parte sia stata smantellata o distrutta dalla balorda furia vandalica di questi ultimi decenni, percorrendo la campagna salentina è ancora frequente imbattersi in degli alveari di pietra. Proprio così, gli alveari di pietra, come le torri columbarie e gli ancora meno noti puddhrari