di Floriano Cartanì
Da tempo immemorabile il 19 marzo costituisce per Monteparano, in provincia di Taranto, un appuntamento da non mancare, per godersi i tradizionali festeggiamenti che si svolgono in onore di San Giuseppe e che culminano nei tipici “altarini” e “tavolate”, oltre i classici “fucarazzi”.
Ma a Monteparano c’è molto di più. La ricorrenza, infatti, nei contenuti essenziali, è riuscita a mantenere ancora intatta sino ai nostri giorni le passate usanze di questo antico casale albanese le quali, a loro volta, rappresentano con molta probabilità un vero e proprio crogiolo delle culture paleo-cristiane (il cenacolo, le tavolate) e di vecchi riti pagani (festeggiare col fuoco l’arrivo della primavera).
Tutto questo, insomma, rende testimonianza ad un momento locale impregnato di devozione ma anche di tradizione, che esprimono meglio di ogni parola il senso di appartenenza alla realtà monteparanese.
L’arrivo della festa di San Giuseppe mette in moto tutta una serie di preparativi che coinvolgono l’intero paese. Quest’anno c’è da dire che l’aria è sembrata ancora più elettrizzata delle altre volte. Chi è passato in questi giorni per le stradine del paese, si è certamente imbattuto in un via vai di donne, intente a preparare gli ingredienti delle tavole devozionali. La cosiddetta “massa”, i “virmicieddi” e le immancabili “carteddate”, tutte pietanze che vengono preparate con appositi riti e lasciate poi stese ad essiccare su “cannizzi”, “tavulieri” e “spunlatore” nei giorni che precedono la festa. Gli uomini, invece, dal canto loro, sono impegnati a preparare la struttura degli altarini (una specie di scalinata rivestita di lenzuola o teli di finissima fattura).
Con l’avvento dei tempi moderni, poche famiglie di devoti avevano in tutti questi anni con umiltà e sacrificio, “mantenuto” questa fascinosa