Salento e lupi mannari

RITUALI MAGICO-RELIGIOSI NEL SALENTO FINE OTTOCENTO

SANTONI  E  LICANTROPI

 

Se il lupo mannaro aveva il pelo nero, l’uomo era stato maledetto dal padre. Se  aveva il pelo grigio, a  maledirlo era stata  la madre. Se il pelo era rossiccio, si trattava di  una potente fattura.

  

L’ESORCISMO IN CAMPAGNA

SOTTO DUE ALBERI DI CARRUBO E IN UNA NOTTE

DI LUNA PIENA

 

 

di Giulietta Livraghi Verdesca Zain

L’insonnia, vista come problema patologico in sé concluso – cioè svincolato da stati febbrili o altri malesseri -, non rientrava nelle abituali esperienze contadine, solo concessa – e quasi a larvato privilegio – ai molto vecchi, i quali, per essere cucchi a lla mpannàta longa (vicini alla lunga dormita, cioè alla morte), potevano permettersi di pitticulisciàre cu lla cuccuàscia, ti menzanotte sinca a mmatutìnu (pettegolare con la civetta, da mezzanotte a mattutino).

Partendo da tale costante, e nel criterio aprioristico che il dormire non fosse solo un’esigenza fisica necessaria al ripristino delle forze, ma anche un mantenersi nell’equilibrio degli avvicendamenti cosmici, il popolo si allarmava di fronte a un’immotivata insonnia, scorgendovi un’alterazione dello stato di coscienza e diagnosticandola come anticamera della pazzia. E poiché le patologie mentali, per un permanere di concezioni medievali, non venivano ritenute infermità a insorgenza spontanea, bensì frutto di orditure esoteriche, si arrivava alla conclusione che il poveretto era certamente vittima o di un sortilegio d’amore degenerato in fissazione o, peggio ancora, di una fattura malevola il cui scopo fosse proprio quello di procurargli uno squilibrio psichico. “Nsignàle ti nnu scusu ca àe cirnùtu ti pressa…” (”Segnale di un qualcosa di nascosto che va indagato d’urgenza…”), dicevano infatti le donne allorché un loro congiunto o vicino di casa per più notti non riusciva a chiudere occhio; e facendo valere ataviche esperienze, consigliavano di rivolgersi contemporaneamente e a S. Donato, recandosi in pellegrinaggio al santuario di Montesano – dove convenivano tutti i malati di mente -, e a una fattucchiera esperta in magie neutralizzanti.

Se poi il disturbo aveva manifestazione ciclica, ogni volta coincidendo con la fase di luna piena, e alla difficoltà di prendere sonno si aggiungeva

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