I comandi vocali del camion e dell’automobile di un tempo

di Armando Polito

immagine tratta da: http://www.angelaguglielmi.it/dr.riccardoguglielmi/images.asp?id=84
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Un invisibile raggio apre la portiera, ti accoglie un sedile anatomo-ergonomico già, a seconda della stagione, riscaldato o refrigerato al punto giusto, un semplice -Possiamo andare- e all’istante si sente il rombo del motore mentre la portiera si chiude da sola; poi non rimane che scegliere: impostare il percorso sul navigatore di ventesima generazione e lasciar fare tutto (anche l’esposizione delle corna telescopiche dopo un sorpasso non agevolato) al pilota automatico, oppure impartire vocalmente volta per volta l’ordine relativo alla manovra da effettuare (anche l’imbrattamento del pedone antipatico mediante adeguata pozzanghera naturale o creata lì per lì)…

Appena letta (non ricordo più dove e chiudo scusa al lettore se, una volta tanto, non sono in grado di citare la fonte …) la presentazione di questo modello di auto di imminente uscita, preso dall’entusiasmo e dalla mia totale incompetenza ed incoscienza finanziaria  (vi sembro più un politico o un economista dei nostri tempi? …), mi sono precipitato a prenotare un esemplare e, approfittando del fatto che nella presentazione si accennava pure alla possibilità di essere accolto all’entrata da un messaggio gratificante preimpostabile, ho allegato alla prenotazione il testo: Armando mio, sei bellissimo! A sua inequivocabile conferma, poi, ho allegato (l’Italia è il paese degli allagamenti e degli allegamenti) una mia foto a mezzo busto (quella intera avrebbe rischiato di ipnotizzare per qualche ora il personale femminile, mi auguro solo quello …, che ne fosse venuto a contatto). Dopo pochi giorni la casa produttrice mi ha fatto recapitare il seguente messaggio:

Egregio signore, siamo felici di poter evadere il Suo ordine. Tuttavia si è verificato un piccolo inconveniente al momento dell’inserimento  del messaggio di saluto da Lei trasmessoci. Come già sa, il modello scelto è superaccessoriato e, tra l’altro, dispone anche di una macchina della verità incorporata, dispositivo che ha rilevato una incongruenza, certamente presunta, tra il messaggio e la foto. Le simulazioni fatte ci permettono di affermare che tutto sarà facilmente risolto sostituendo il messaggio originale con : ”Armando mio, se fossi stato un cesso, forse il tuo cognome sarebbe stato Richard-Ginori”. A garanzia di quanto appena affermato La informiamo che questo messaggio è il frutto del lavoro appassionato della nostra apposita sezione della quale fanno parte ben cinque premi Nobel. In attesa della graditissima conferma del Suo ordine Le inviamo il nostro più cordiale saluto.  

Superfluo dire che non ho confermato l’ordine, anzi non ho neanche risposto. E poi si meravigliano pure che uno diventa nostalgico e passatista!

Come si fa a non riconoscere che ben altri tempi erano quelli in cui gli unici cavalli conosciuti erano gli animali che ancora non avevano prestato il loro nome al vapore e nessuno poteva immaginare che HP (horse-power) sarebbe stato sostituito sulla carta di circolazione con KW e che il doping avrebbe coinvolto anche questo splendido animale  e suscitato apprensioni di natura alimentare!

Al di là di altre eventuali espressioni individuali che potevano legare il proprietario alla bestia, nel territorio neretino per impartire gli ordini era sufficiente pronunziare:

1) una a prolungata (aaa!)  o iterata (a! a!) preceduta, o  contestuale ad esso, da un movimento delle redini fatte battere lievemente dal conducente sul dorso dell’animale; in alternativa a questo gesto poteva essere utilizzato uno schiocco di frusta.

2) una i prolungata (iii!) mentre una leggera tensione delle redini agendo sul morso induceva il cavallo a fermarsi.

3) un èrdia! accompagnato da uno strattone più forti delle redini era l’ordine per la “retromarcia”.

Quanto all’etimologia delle tre voci, èrdia! escluderebbe per aaa! e per iii! un’origine legata ad una valenza convenzionalmente distintiva del puro fonema vocalico: infatti, se così fosse stato, si sarebbe potuto benissimo sostituire èrdia! con eee!, con ooo! o con uuu! che, oltretutto, sarebbero stati in linea con l’esigenza teorica della secchezza o brevità  fonetica dell’ordine.

Credo che le cose siano andate secondo un processo più razionale e sentimentalmente umano; in parole povere: dietro queste tre voci, al di là della loro applicazione particolare,  si nasconderebbero parole di uso corrente nella vita quotidiana e precisamente:

1) per aaa! non è difficile supporre che il grido di incitamento in questione sia per aferesi da va!.

2) per iii!, tenendo conto che nel Leccese (Poggiardo) era in uso isci, nel Brindisino (Carovigno, Ceglie Messapica,  Cisternino, Erchie e Ostuni) e nel Tarantino (Massafra e Taranto) isc, si può agevolmente ipotizzare che tutte le voci siano dal latino hisce, seconda persona singolare dell’imperativo presente di hìscere, non quello classico che significa aprir bocca ma quello medioevale (Glossario del Du Cange, tomo IV, pag. 209) sinonimo di cessare (nel nostro caso sarebbe sottinteso di avanzare).

3) èrdia! molto probabilmente  è deformazione di addhrètu=indietro (dal latino ad+retro). La terminazione in -a mi fa pensare ad un incrocio con la variante arrèta usata nel Tarantino e nel Brindisino nel significato di nuovo; se è così èrdia farebbe parte di quelle voci di probabile origine brindisina (per via della loro terminazione, questa volta in -i) indicanti mestiere: trainieri, camerieri, etc. o con valore strumentale: candilièri, ‘ncensièri, etc.

Chissà se la macchina della verità non è stata nel frattempo eliminata dalla dotazione di quel bel modello! Quasi quasi telefono, ma non a nome mio …

 

 

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