di Giorgio Cretì
Quella volta Ippaziantonio aveva puntato abbastanza in alto: alla figlia del segretario comunale di Depressa, e, naturalmente, per avere la vita più facile e darsi un’immagine di persona per bene, si era fidanzato in casa.
Nell’occasione si era spacciato per impiegato comunale. Aveva potuto farlo perché era di carnagione chiara e nessuno, che non lo conoscesse bene, l’avrebbe creduto un contadino che zappava dalla mattina alla sera. In più, in quel periodo era stato malato e l’aspetto di colui che sta esposto tutto il giorno ai raggi del sole e alle intemperie non l’aveva proprio.
Innocente Sucamèle, con il quale poi divenne compare, allora aveva la fidanzata a Tricase e lì andava in motocicletta la sera e quando era festa. Anche Ippaziantonio andava con lui e si faceva lasciare a Depressa, dove, al ritorno, Innocente passava a prenderlo e tornavano a casa assieme.
Avenne che (c’era sempre qualche avvenimento a guastare le cose), avvenne che in quell’anno si faceva il censimento della popolazione ed il Segretario di Depressa pensò bene di farsi dare una mano dal futuro genero, visto che era già addentro alle pratiche amministrative del suo Comune. E glielo chiese aspettandosi entusiasmo ed una risposta affermativa subito. Ma Ippaziantonio, che pure all’istante fu colto alla sprovvista, lungi dal farsi prendere in castagna, rispose che l’avrebbe fatto molto volentieri, dopo aver