Il conservatorio della Purità a Nardò e il vescovo Antonio Sanfelice

di Marcello Gaballo

 

 Nardò

 

L’ edificio del Conservatorio e dell’ annessa chiesa di S. Maria della Purità fu pensato, voluto realizzato da monsignor Antonio Sanfelice, napoletano, XXIV vescovo della diocesi, in carica dal 2/11/1707 sino al 1/1/1736, data della sua morte.

Di nobili natali e molto agiato economicamente, la nomina avuta da Clemente XI a vescovo della diocesi di Nardò fu accettata con rassegnazione

…Perchè quando in castigo della nostra povera diocesi fossimo eletti Vescovo di questa Chiesa, trovammo l’ Episcopio non solo spogliato, ma ridotto in istato che ebbimo da far porte, finestre e le chiavi medesime delle porte…

Nonostante l’ estremo disagio in cui versava la chiesa locale il Sanfelice si adoperò con ogni modo per ridarle lustro e onore, attingendo molto spesso al patrimonio personale e della sua famiglia.
A meno di un anno dalla sua nomina, speso per rimediare allo stretto necessario per l’ episcopio, concepì il disegno di realizzare una struttura in grado di ospitare le fanciulle in pericolo:
il quale havendo dal principio del suo presulato fondato un Conservatorio di sacre vergini in questa città di Nardò sotto il titolo di S. Maria della Purità  

per havere un luogo sicuro cui potesse tanto Sua Signoria Ill.ma, quanto i suoi successori custodire e dar refuggio à quelle povere vergini che potessero pericolare, tanto della città quanto della diocesi di Nardò…

La struttura fu realizzata e terminata nel 1710, facendo venire a sue spese da Meldola nella Romagna la madre suor Paula Maria della Volontà di Dio, con due altre sue compagne,

al fine di far tenere dalle vestite dell’ habito religgioso la scuola pubblica per istruttione delle zitelle, specialmente di questa città nelli rudimenti della fede e vita christiana, quanto in lavori proportionati à donne, e perchè si imbevessero di buone massime e fossero educate christianamente, come ha veduto pratticare con infinito frutto in molte città, di Napoli e di Italia…

La struttura per il suo funzionamento fu dotata di rendite personali del vescovo, col santo indendimento di spogliarci in vivo di quel che abbiamo per vivere secondo la legge del nostro stato, benchè siamo miserabili, e per ogni caso manchevoli

oltre a fornirlo delle

elimosine, che questuando Sua Signoria Ill.ma per la città e Diocesi à conseguito, e quel di più che da tempo in tempo ha donato al medesimo Conservatorio, et ha procurato
 

Per il grande amore che have portato e porta al detto Venerabile Conservatorio, stante il medesimo è stato fondato dal medesimo et alla bo(na) me(moria) della Vergine della Purità, have deliberato nella sua mente di donare quo titulo di donatione irevocabiliter frà vivi al detto Ven. Conservatorio… alcuni debiti del marchese di Oria: dovendo conseguire somme considerevoli alla povertà di nostra Chiesa non alle ricchezze, dal Sig. Marchese d’ Oyra, così per i danni fatti a Noi, seu alla nostra Chiesa…le doniamo al Venerabile Conservatorio di S. Maria della Purità eretto in questa nostra città in tempo nostro

la masseria di Donna Menga coi suoi beni:
 

applicare al Conservatorio tutta la dote della masseria di Donna Menga consistente in animali, carri ed altri utensili… costringendo le Religiose ed altre fanciulle del suddetto Conservatorio à vivere secondo la Regola da noi fatta, e purchè si mantenghino per sempre nello stato di Conservatorio…

e diversi altri beni come:
 

il calice inferiore che abbiamo col piede indorato, con i corporali, palle, tovaglie della nostra cappella e tutte le tovaglie dà mano, che non sono d’ orletto, e de corporali noi intendiamo del più nobile con miglior merletto fatto tutto d’ un pezzo, riservandocene l’ uso durante la nostra vita delli utensili sudetti.

e persino:
 

il proprio nostro letto, fornito di matarazzo, lenzuole e coverta, che potrà servire per qualche povero infermo, non permettendo con povertà delli infermi d’ ammalarsene l’ altre sane.
 

Inoltre, scrive sempre il vescovo nel suo testamento del 1725:

doniamo e vogliamo che restino incamerate le poche robbe che si descriveranno appresso, cioè tutti i quadri a olio, che sono nelli appartamenti inferiori, con immagini di alcuni Santi, del Sommo Pontefice […], nostro insigne benefattore, con cornice intagliata e dorata, di molti signori Cardinali, le sedie di corame e di paglia, i due grandi cantarani (cassapanche) d’ oliva e pero, tutti i baulli, carte forastiere messe in telaro ò che pendono dà bastoni, il quadro della SS.ma Visitazione di Nostra Signora, giorno della nostra nascita, fatta dipingere in Roma, destinato da noi per la cappella superiore dell’ Episcopio secondo il nostro disegno, cioè che dovrà venire sopra il secretario della nostra S. Basilica, e vicino le stanze che decidiamo di fabricare sopra il nuovo Archivio. Doniamo tutti gli altri letti à nostri successori, seu l’ incameriamo descritti in un inventario solenne prima che andassimo in Roma per difesa della nostra S. Chiesa. Doniamo tutti i nostri libri, che ò ci sono stati donati ò abbiamo comprato in Roma, ò che aspettiamo da Napoli

Il tutto…

sperando dal Signore la restituzione delle migliaia di scudi, che hà speso la nostra Casa dà che son Vescovo e di quel che di robba di casa ho donato… perchè non essendoci approfittati di un carlino della robba di nostra Chiesa, anzi come habbiamo dato alla Chiesa di proprio, il Signore ce lo renderà centuplicato secondo la sua divina promessa.

Per il buon funzionamento del luogo pio il presule aveva…

dato le regole varie ordinazioni sin dal principio della fondatione, fra le quali che non possa mai eriggersi in monastero claustrale, essendocene a sufficienza in detta città, necessitando à Vescovi un luogo senza clausura per i sudetti motivi di dar refuggio a pericolante vergini di questa città e diocesi

Realizzato il Conservatorio, dunque, fu necessario erigervi una chiesa accanto per comodità delle sue ospiti. Avviata nel 1719, su progetto dell’architetto Ferdinando Sanfelice, la chiesa fu infatti portata a termine nel 1722, come si evince dall’epigrafe incisa sull’architrave del portale.

Quindi con l’ intendimento

che stimiamo più utile à Vescovi per avervi un luogo di refugio per povere vergini pericolanti in occasione di bisogno; e questa è la nostra precisa volontà e per questo abbiamo stabilito nella nostra città di Nardò questa nuova casa pia

Al Conservatorio si aggiunse poi l’ opera pia disposta da Francesco Saverio Vernaleone .
Riconosciuta Ente Morale e Giuridico con R. Decreto del 5/8/1920, fu amministrata fino al 1937 dalla Congregazione di Carità, poi dall’ E.C.A., fino al giugno 1978, quindi sottoposta alla disciplina delle II. PP. A.B, così come avvenne per diverse altre opere e legati trasformate in titoli di Stato.
Nel 1985 il Consiglio di amministrazione racchiuse in un unico statuto il regolamento delle due distinte opere pie, le uniche rimaste, e cambiò le denominazioni, Orfanotrofio Femminile Vernaleone e Opera Pia Conservatorio in una unica: Istituto femminile Vernaleone.


Così avvenne la cancellazione della chiara volontà del vescovo Sanfelice, che a sue spese aveva realizzato quel bene
che ancora oggi può vedersi tra le Vie Sambiasi e San Giovanni, che mai come IPAB era stato trasferito per competenza al Comune di Nardò.

Con delibera del 31/1/2000 (n° 7/2000) il Consiglio Comunale di Nardò ha dichiarato l’estinzione dell’Istituzione così trasformata e la contemporanea attribuzione in proprietà al Comune di Nardò del patrimonio dell’ Ente, tra cui lo stabile di cui sopra.

La delibera faceva seguito a quella del 26/10/99 del Consiglio di Amministrazione del Vernaleone, nella quale si prendeva atto dell’ impossibilità a proseguire gli scopi statutari, evidenziando che le spese di gestione ordinaria non venivano coperte dagli introiti, ultimamente rappresentati esclusivamente da quelli rinvenienti da alcuni progetti attivati con l’ Amministrazione Comunale di Nardò, venendo a mancare i minori da ospitare come in precedenza, per una nuova volontà politica della provincia e dei Comuni di affidare i minori con difficoltà non più alle Istituzioni, ma alle famiglie.

Ci piace concludere con quanto mons. Sanfelice scrisse nel suo citato testamento del 1725 a proposito della sua creazione, il Conservatorio di S.Maria della Purità:

…e ci rimettiamo alla carità di quei che ne averranno cura; et à nostri successori di farci fare quei suffragii per l’ anima nostra, che ad essi parerà, lasciandolo à loro arbitrio.

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