Continuiamo il nostro rapido excursus tra gli ambienti naturali pugliesi con un accenno ai boschi mesofili e xerofili.
L’ambiente mesofilo è un ambiente che garantisce la sopravvivenza di organismi viventi che hanno un fabbisogno idrico medio e che si colloca a metà strada fra l’ambiente igrofilo (caratterizzato da grande necessità di acqua, come ad esempio le piante che vivono in prossimità dei corsi dei fiumi) e quello xerofilo, dove invece domina la siccità.
Boschi mesofili sono localizzati in Puglia soprattutto in aree collinari, o di media montagna, come il Sub Appenino Dauno e ilGargano, le cui condizioni climatiche, fresche ed umide, consentono lo sviluppo di specie quali: il faggio (Fagus sylvatica L.), il cerro (Quercus cerris L.), la roverella (Quercus pubescens Willd.), l’acero campestre (Acer campestre L.), il frassino (Fraxinus ornus L.), il carpino orientale (Carpinus orientalis Mill.) e quello nero (Ostrya carpinifolia Scop.), per citarne alcune. Particolari condizioni microclimatiche hanno consentito lo sviluppo di boschi mesofili anche in aree della Murgia (come ad es. nel Bosco delle Pianelle in provincia di Taranto) e del Salento.
Agrifoglio (Ilex aquifolium L.), biancospino(Crataegus monogyna Jacq.), alaterno (Rhamnus alaternus L.), fillirea (Phillyrea latifolia L.), insieme ad altre essenze, caratterizzano il sottobosco, arricchito dalla preziosa fioritura di numerose orchidee spontanee. Il raro capriolo garganico (Capreolus capreolus italicus Festa) e l’elusivo gatto selvatico (Felis silvestris Schreber) impreziosiscono il già ricco patrimonio faunistico del Parco Nazionale del Gargano, mentre sono soprattutto i piccoli passeriformi canori, balie, luì, cince, oltre che a tordi,merli, ghiandaie, ad allietare la foresta con il loro canto melodioso.
Per boschixerofili si intendono associazioni vegetali che si sviluppano in zone caratterizzate da condizioni climatiche critiche, quali precipitazioni scarse e temperature estive anche elevate.
Le specie vegetali presenti in questi boschi mostrano così adattamenti atti a ridurre l’evapotraspirazione per resistere ai lunghi periodi di siccità, come la persistenza più o meno prolungata delle foglie sui rami. Ad altitudini minori troviamo il leccio (Quercus ilex L.), sempreverde, cui segue il fragno (Quercus trojana Webb), semideciduo, associato con l’aumentare di quota, alla roverella (Quercus pubescens Willd.)
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