di Paolo Vincenti
Che la trasmissione del sapere, nel passato più che oggi, fosse affidata alla circolazione dei libri è fatto noto. Che i libri, patrimonio dell’umanità, potessero circolare non solo nei centri di potere, attraverso le grandi biblioteche “ufficiali” italiane ed estere, ma anche nelle periferie, attraverso biblioteche più piccole e meno significative, ma non per questo meno preziose, è fatto anch’esso noto ,ma che non smette di destare la nostra meraviglia quando gli esperti riportino alla luce alcuni patrimoni librari di proprietà privata di cui mai si sarebbe sospettata l’esistenza.
E’ quanto ha fatto la studiosa ruffanese Francesca Trane che, sia per passione che per professione, da anni va compulsando questi fondi librari contribuendo così, col suo paziente lavoro, ad una migliore e più approfondita conoscenza sia della quantità che della qualità della consistenza del patrimonio librario presente nella nostra Terra d’Otranto.
Ad uno sguardo superficiale, si potrebbe pensare che sia più che ingrato il lavoro di chi ha a che fare con oggetti del passato, museificati dallo scorrere impietoso del tempo e da lunga incuria, e voglia ridestarli a nuova attenzione, un po’ come il medico inesperto che voglia rianimare un cadavere. In realtà, il lavoro di questi operatori culturali è più che prezioso perché si occupa di materia viva, in quanto una libreria del passato, se opportunamente “letta”,