
di Fabio Cavallo
Nell’estate del 2017, durante l’ordinamento e la catalogazione dell’archivio storico confraternale dell’Immacolata di Casarano, vennero fuori, celati tra le pieghe consunte di una cartellina di cartone, otto frammenti di carta spessa(1) ingiallita dal tempo, sui quali era vergato uno spartito musicale.
L’antichità della partitura si rivelò sùbito esaminando la chiave posta all’incipit della composizione, la quale rimandava ad un’epoca ascrivibile in pieno Seicento(2).
Il primo intervento sui brandelli della partitura ha consistito nel ricomporli al fine di ricostruire la consequenzialità del testo musicale, lavoro protrattosi per ben quattro anni(3). La ricomposizione dei frammenti della partitura è stata condotta tenendo conto, non solo della scrittura musicale attraverso il collegamento coerente delle battute, ma anche della logica del testo.
Fondamentale si è rivelata altresì l’osservazione delle linee di strappo dei frammenti stessi, ricomposti come in un raffinato puzzle, fino a restituire unità allo spartito rinvenuto.
L’esito finale si è rivelato di gran lunga superiore ad ogni previsione. Con ogni probabilità si tratta di frammenti di una “cantata”, un brano tipico della musica barocca italiana nato dalle ceneri del “madrigale” cinquecentesco.
Sebbene risulti smarrito un segmento dello spartito, esteso per circa 1,5 cm(4), è stato comunque possibile ricostruire integralmente sia la linea melodica che una parte significativa del testo. Emergono spontaneamente alcune domande.
La prima: come spiegare la presenza di uno spartito riconducibile a un genere musicale estraneo alla tradizione ecclesiastica all’interno dell’archivio di una confraternita, dove ci si attenderebbe di trovare soltanto atti amministrativi, bilanci, verbali e note di pagamento?
La seconda: chi fu l’anonimo autore del brano? Forse un sacerdote che, pentitosi della propria composizione profana, tentò di nasconderla tra le carte confraternali? Oppure un musicista di passaggio, ospitato nei locali della confraternita, che vi lasciò traccia del suo lavoro? O ancora, un autore locale, di cui il tempo ha cancellato ogni memoria e ogni altra testimonianza scritta?




ANALISI DELLA COMPOSIZIONE
Datazione della partitura
Come già evidenziato, la prima indagine ha riguardato la datazione della composizione. La conformazione grafica della chiave di soprano, posta all’incipit della melodia, consente di ricondurla con una certa sicurezza al periodo barocco, ossia tra il XVI e il XVIII secolo. A corroborare tale collocazione cronologica contribuiscono, anche, sia la tipologia della grafia sia i tratti stilistici del testo della melodia.

Analisi del testo cantato
Si è analizzato il testo emerso dalla ricomposizione dei frammenti diviso in due arie (5). Il contenuto della prima aria è il seguente:
Della sua verde spoglia già (folt)a il bosco è ricamato
di nuove erbette e fiori stende il (verd)e manto il colle e’l prato
in me in me n(ascent)e foglia spunta di speme a rav(vivare) il (c)ore
tropp’arida la rese ingra(tissi)ma Clori il tuo rigore il tuo rigore il tuo rigore.
Testo della seconda aria:
Sente amor benché gelato,
sente amor benché gelato,
(e) à baciar l’amica sponda corre rapido il torrente.
Sente amor bench(è ge)lato e à baciar l’amica sponda
corre rapido il torrente corre rapido il torrente,
ama il…
(Le parti evidenziate in rosso rappresentano le possibili integrazioni del testo mancante)
Il testo descrive una scena bucolica(6): il bosco, il colle e il prato si rivestono di verde, fiori ed erbe nuove, parafrasi della natura che rifiorisce. Il soggetto lirico sente dentro di sé un risveglio simile identificato da una “nascente foglia” di speranza che ravviva il suo cuore, reso arido dal rigore di Clori, dea della primavera. Nonostante il gelo, il sentimento amoroso persiste: persino un torrente “gelato” sente l’impulso amoroso e corre a “baciar l’amica sponda”.
C’è, dunque, un parallelismo tra il rinnovarsi della natura e il riaccendersi dei sentimenti amorosi. Dal punto di vista strutturale, il componimento presenta tratti riconducibili alla poetica barocca italiana, quali la libertà metrica, l’ampio ricorso a immagini metaforiche e la ripetizione di alcuni passaggi. Sequenze come «il tuo rigore, il tuo rigore, il tuo rigore», «sente amor benché gelato» o «corre rapido il torrente» rinviano all’uso madrigalistico dove il testo poetico veniva spesso dilatato attraverso ripetizioni ed espansioni musicali in funzione prettamente espressiva e ridondante.(7)

Link per ascoltare la melodia della prima aria: https://youtube.com/shorts/WQRQU05oAEI?si=hihgG9k27sBV-51R
Identità del personaggio celebrato: chi è Clori?
Clori, o Clorite, è una figura della mitologia greca, dea della primavera e dei fiori, mutuata nella tradizione romana con Flora. Secondo il mito, Clori fu rapita da Zefiro, personificazione del vento di ponente, che poi la sposò trasformandola nella dea primaverile. Tra il XVI e XVIII secolo, questa figura mitologica conobbe grande fortuna, divenendo soggetto prediletto di numerose cantate, soprattutto in ambito italiano, in linea con il gusto arcadico(8) e pastorale dell’epoca. Tra i principali autori che le dedicarono composizioni si ricordano Alessandro Scarlatti (1660-1725), Giovanni Bononcini (1670-1747), Benedetto Marcello (1686-1739) e Nicola Porpora (1686-1768).




Identità del compositore
Il manoscritto, frammentario e di non agevole lettura complessiva, costituisce un tassello che merita di essere collocato nel contesto della produzione musicale salentina tra Sei e Settecento. L’anonimato dell’autore, che non lascia alcuna indicazione sulla partitura, rende particolarmente arduo ogni tentativo di attribuzione. Tuttavia, pur con le dovute cautele, è stata avanzata — sebbene su basi deboli — l’ipotesi di un possibile collegamento con la figura di Francesco Rigliaco (citato in alcune fonti anche come Righiaco, Rignaco o Rigiaco), sacerdote originario di Casarano, attivo tra la fine del XVI e i primi decenni del secolo successivo.
Di questo ecclesiastico si conservano notizie frammentarie ma sufficienti a delinearne il profilo di musicista colto e intraprendente, animato dal desiderio di superare i confini del ristretto orizzonte provinciale salentino. È verosimile che egli abbia lasciato la sua terra d’origine per raggiungere altre località della penisola, forse nel tentativo di diffondere le proprie composizioni in ambienti più sensibili alle nuove tendenze musicali. In tale prospettiva, risulta particolarmente significativa la sua presenza documentata a Venezia, città che nel Seicento costituiva uno dei centri più dinamici e innovativi della produzione musicale polifonica. Proprio qui videro la luce alcune sue raccolte di madrigali a cinque voci(9), opere che, secondo le fonti, ottennero una certa considerazione negli ambienti colti e nelle accademie musicali del tempo.
Un’importante fonte storica che contestualizza il musicista Rigliaco(10) è Padre Luigi Tasselli (1622-1694) di Casarano, nel suo volume “Antichità di Leuca” (Lecce, 1693). Per ora, almeno sul web, non si riscontrano edizioni facilmente accessibili delle sue composizioni: le citazioni parlano di madrigali e di composizioni vocali in linea con il gusto tardorinascimentale e i primi sviluppi barocchi.


In conclusione, questa analisi invita a una riflessione sul ruolo dei musicisti locali, spesso dimenticati, e sul potenziale ancora in gran parte inesplorato degli archivi minori, custodi silenziosi di memorie frammentarie ma di inestimabile valore. La “cantata” rinvenuta fortuitamente, pur nella sua incompletezza, rappresenta un tassello di notevole interesse per la ricostruzione della microstoria musicale del territorio. Essa richiede tuttavia ulteriori e approfondite indagini, che possano un giorno — forse non troppo lontano — dissipare i dubbi e le incertezze che ancora la circondano.
Note
- 1) La grammatura dei frammenti ritrovati è di circa 300 gr./m2.
- 2) L’evoluzione grafica delle chiavi musicali (Do, Sol, Fa) deriva dalla nomenclatura di tipo anglosassone in cui le note musicali sono identificate con lettere dalla A alla G (A=La, B=Si, C=Do, D=Re, E=Mi, F=Fa, G=Sol)
- 3) Per ricostruire le arie musicali oggetto di analisi sono stati utilizzati solo i due frammenti più estesi, gli altri sei non riportano alcuna nota oppure restituiscono frasi musicali non collegabili con i frammenti precedenti.
- 4) Il frammento mancante sembra tagliato di netto con un taglierino.
- 5) Composizione musicale melodica, tipicamente vocale e solistica, caratterizzata da una forma chiusa e da una struttura strofica. Serve a esprimere i sentimenti e le emozioni di un personaggio, ponendosi in contrapposizione al recitativo, più narrativo.
- 6) Una scena bucolica descrive un ambiente rurale o campestre sereno e idilliaco, caratterizzato dall’armonia della natura e da una vita pastorale, spesso legata alla poesia e all’arte che ritraggono pastori e la vita agreste in un contesto di pace e bellezza incontaminata. L’etimologia del termine deriva dal greco boukolos (=bovaroàaddetto ai buoi).
- 7) Dal punto di vista prettamente musicale, lo spartito si presenta strutturato su due pentagrammi, dei quali il superiore, in chiave di soprano, riporta la linea melodica, mentre l’inferiore, in chiave di basso, reca il sostegno armonico del “basso continuo”. Fatta eccezione per alcune frasi musicali frammentarie o incompiute, le uniche sezioni integralmente conservate corrispondono a due “arie”, la prima nel tempo di 4/4 (C) e la seconda, più veloce, nel tempo tagliato di 2/2 (Ȼ), entrambe con armatura di chiave in si♭. Dal punto di vista melodico, la scrittura appare di concezione lineare, priva di eccessive elaborazioni, caratterizzata da progressioni prevedibili e cadenze di uso comune. Non sono presenti segni dinamici sulla partitura (forte, piano, crescendo…) né indicazione di strumenti.
- 8) Il termine deriva da “Arcadia”, il territorio del Peloponneso considerato, in termini letterari, luogo di serenità e amenità, circondato dalla natura.
- 9) Del Rigliaco si conoscono due raccolte di madrigali, il “primo libro de madrigali a 5 voci” e un “secondo libro de madrigali a 5 voci”(Venezia, presso Giacomo Vincenzi, 1605). Ultimamente, grazie a recenti ricerche, è emersa la pubblicazione di un terzo libro di madrigali.
- 10) Sia a Lecce che nella sua Casarano sono state intitolate a questo musicista due strade urbane.

Il link per ascoltare la melodia della Cantata è il seguente:
https://youtube.com/shorts/WQRQU05oAEI?si=0Kvp7DWsA4wVs58j