di Marcello Gaballo
In occasione dell’inaugurazione dell’Organo Inzoli (1897) presente nella Basilica Cattedrale di Nardò, che si terrà sabato 15 febbraio alle ore 19:00, sarà distribuito un lavoro a stampa che illustrerà il monumento, restaurato tra il 2024 e il 2025.
L’edizione, promossa dal Comitato Feste Patronali “San Gregorio Armeno”, mira ad esaltare l’opera mirabile dello strumento, frutto della fede, del genio e della mano dell’uomo, voluto da monsignor Giuseppe Ricciardi, illuminato vescovo della sede neritina per circa vent’anni. In essa si illustrano le caratteristiche tecniche e gli interventi di restauro dell’organo, a trasmissione meccanica per le tastiere e pneumatica per il pedale, costruito nel 1897 dal celebre costruttore Pacifico Inzoli di Crema. Come ricorda la targa in marmo apposta nel 1898 sulla parete muraria, a lato destro della facciata dell’organo, la donazione fu elargita dai coniugi Clementina Personè (1840 ca.-1899) e Bernardino Tafuri di Melignano (1827-1900). Gli stemmi dei due nobili benefattori furono magnificamente riprodotti in rilievo sul fronte della balconata, scolpiti dalla Scuola d’arte di Maglie diretta da Egidio Lanoce (1857-1927).
Il monumentale organo è collocato sul lato destro della navata centrale, all’interno di un vano ricavato nella struttura muraria, con una cantoria lignea e un prospetto ligneo neogotico a tre campate; la facciata è composta da 21 canne in zinco. Le tastiere cromatiche hanno 58 tasti, con tasti bianchi rivestiti di osso ed i diesis in ebano.
Già restaurato nel 1948 dalla stessa Fabbrica d’Organi Inzoli Cav. Pacifico, ha ora beneficiato di un intervento di restauro filologico a cura di Ettore Claudio Bonizzi, che ha permesso il recupero di molte parti originali, il restauro della cassa lignea e dei numerosi sostegni, gravemente danneggiati da un’infestazione di termiti. Sono stati inoltre ricostruiti alcuni elementi ormai irrecuperabili e l’apparato strutturale è stato rinforzato con un ulteriore piano di sostegno per garantirne maggiore stabilità e durata nel tempo.
Dopo un lungo e meticoloso intervento di restauro, lo strumento viene finalmente restituito alla Comunità, non solo come preziosa testimonianza storica e artistica, ma anche come veicolo di cultura e spiritualità. Il suono ritrovato di questo organo rappresenta un ponte tra passato e presente, un invito a riscoprire il valore della tradizione musicale e il potere evocativo della musica sacra. Il restauro è stato possibile grazie all’intervento della CEI, di alcune confraternite cittadine e di devoti benefattori, che hanno dimostrato la loro unione spirituale con il più importante edificio religioso, l’Ecclesia Mater, della Città.
La pubblicazione, arricchita da foto di Lino Rosponi, è stata stampata da Arti Grafiche – Nardò, Edizioni Fondazione Terra d’Otranto, ISBN: 9788894599367. Un posto preminente nell’edizione è riservato al saggio magistrale della prof. Elsa Martinelli, già Ispettore onorario “per la tutela e la vigilanza degli organi a canne storici per le province di Lecce, Brindisi e Taranto” , già docente di “Poesia per Musica e Drammaturgia Musicale” al Conservatorio “Tito Schipa” di Lecce.
Non potevano mancare nel libro i riferimenti ai due grandi organisti neritini che si succedettero alle tastiere del prestigioso organo, Giovanni] Manfroci e Egidio Schirosi (1895-1991), direttore e compositore, oltre che organista, le cui doti artistiche trovarono plauso e pieni consensi fin dagli esordi in giovane età e che suonò su quell’organo per oltre 75 anni.