Un violinista novolese del ‘700, Pasquale Andrioli

“Musica divina” (incisione seicentesca, coll. privata).

 

di Gilberto Spagnolo

La storia di Novoli, mai definitivamente scritta (nonostante i numerosi contributi e le più svariate ricerche di questi ultimi anni)1, riserva infatti sempre delle “sorprese” ed ora si arricchisce di una nuova importante figura. Agli illustri nomi che nei vari secoli ne hanno caratterizzato particolarmente le umane vicende storiche, culturali, religiose, politiche ed economiche, quali ad esempio (tanto per citarne alcuni tra i più importanti che si conoscono) Alessandro Mattei II, Francesco Guerrieri, Frate Lorenzo, Benedetto Mazzotta, Nicola Mazzotta, Pietro Mazzotta, Pasquale Francioso, Pietro Longo, Vincenzo Tarantini, i fratelli Ferruccio, Giovanni ed Eugenio Guerrieri, Luigi Madaro, Oronzo Parlangeli e tanti altri2, va ad aggiungersi quello del “violinista Pasquale Andrioli, divenuto protagonista di spicco della vita musicale salentina tra la prima e la seconda metà del XVIII secolo.

Le “polverose carte” lo restituiscono a noi (in maniera da poterlo giustamente ricordare) grazie alle preziose ricerche che l’attenta studiosa Luisa Cosi (a cui va il mio più sincero ringraziamento per la cortese disponibilità) conduce da diversi anni (con notevoli risultati) per una completa e approfondita storia musicale salentina.

Alcune fonti archivistiche rintracciate da tale studiosa3 e l’ulteriore documentazione individuata recentemente da chi scrive, consentono ora di delinearne un breve profilo biografico che se anche, ovviamente non ancora completo, consente tuttavia di dare concrete e consistenti spiegazioni alla “passione” profonda e sincera che i Novolesi (d’ogni età e di tutti i ceti) hanno sempre avuto per la musica e per il teatro4.

Per capire meglio la figura dell’Andrioli non possiamo non ricordare, a tal proposito, la fonte “orale” raccolta e trascritta dal De Simone nella sua Vita della Terra d’Otranto allorquando soffermandosi sul “ballo della Taranta” riporta testualmente quanto riferito da uno “dei due più celebri musicisti della taranta né nostri contorni” di allora, ovvero il cieco Francesco Mazzotta da Novoli (“il violino” attivo insieme a Donata dell’Anna di Arnesano “il Tamburieddhu”) il quale (all’epoca seconda metà dell’800 – contava già trent’anni della sua professione) afferma che “i temi ei muedi ha appreso dai vecchi violinisti del suo villaggio che gli avevano imparati da’ più vecchi di loro, per modo che la sua musica immemorabile è arrivata a lui per tradizione o per scrivere la sua frase per filios filioru (filios filiorum). Egli dice che a Novoli è la “vera pianta della Taranta” e che per ciò sempre vi sono stati “fabbricanti di violini” (così dicendo mostravami il suo, costruito da uno “Stradivario” di Novoli).

Un passo certamente sorprendente (fatto questo che già sottolineammo in un precedente articolo su questo stesso giornale)5 che con la scoperta di Pasquale Andrioli assume indubbiamente notevole significato e veridicità, aprendo orizzonti di ricerca e di studio che certamente potranno ulteriormente arricchire e qualificare la storia del nostro paese.

Archivio Parrocchiale Chiesa Matrice Novoli, Libri baptizatorum, voll. 14, 6 gennaio 1571-21 maggio 1820, vol. 8 (5 agosto 1709-4 gennaio 1731(, c. 52, battesimo di Pasquale Andrioli (il secondo nel documento)

 

L’Andrioli, il cui vero nome (come si è potuto accertare nell’Archivio Parrocchiale della Chiesa Matrice) era Pasquale Domenico Felice, era nato in S. Maria de Novis da Liberato (di Oronzo Andrioli) e da Teresa (di Giuseppe Scardia) “circa hora 10madel 12 agosto 1716 e fu battezzato nello stesso giorno nella chiesa matrice dall’Arciprete Angelo Antonio Taurino, alla presenza dei padrini Pietro Mazzotta (notaio) e di sua figlia Marianna6. Pasquale era inoltre il secondo di ben 10 figli, rispondenti ai nomi di Carmelo Leonardo Felice, Maria Donata Filippina, Anna Lucia, Oronza Francesca Saveria, Antonia Catarina, Celestina degna emerita Terziaria Carmelitana, Giuseppe Mariano Carlo, Carmine Rosario, Giovacchino Giovanni Stefano (tra i quali, ben quattro di essi morirono appena nati).

Archivio Parrocchiale Chiesa Matrice Novoli, Uccetti – Matrimoni 1571-1820, voll. 2, I, atto CXXXI, Stato di famiglia di Liberato Andrioli (padre di Pasquale Andrioli)

 

Dallo stesso documento conservato presso l’archivio parrocchiale7 e dal Catasto Onciario di Lecce del 1755, risulta che si sposò con Elisabetta di Domenico Mariani di Lecce. Da quest’ultimo documento sappiamo ancora che già nel 1755 si era trasferito nel capoluogo salentino dove coabitava con il suocero Domenico “in una casa sita dentro Lecce, nel Portaggio di San Giusto, isola del Forno di San Giovanni, che si possiede dal m(agnific)o Duca Carignani, e ne paga di sua pozione d’affitto annui docati sette”, insieme alla moglie molto giovane (aveva 22 anni) e alla figlia (di anni quattro) di nome Anna Maria8 (l’isola, proprio vicino al Teatro Nuovo di cui parleremo appresso, era quella che prendeva il nome dal celebre monastero delle monache Benedettine di S. Giovanni Evangelista, nel territorio parrocchiale della “Madonna della Porta”, vicino a Porta Napoli).

Archivio di Stato di Lecce, Catasto onciario, 6 voll. 1755, v. V “Forastieri abitanti”, p. 497

 

Archivio di Stato di Lecce, sez. prot. 46/97, notaio Giovanni Battista Rebecco, Conventio et obligatio inter ill. dom. d. Caietam Mancarella et d. Franciscum Antonium Bernardini, et dom. Paschalem Andrioli Licij commorantem, 13 maggio 1762, c. 92v

 

Archivio Parrocchiale Chiesa Matrice Novoli, Liber Matrimoniorum Parochialis Aecclesiae S. Mariae de Novis ab anuo MDCCXLIV, matrimonio del Duca Giovanni Carignani e la bolognese Ippolita Malvezzi

 

Questi gli unici dati che, fortunatamente, si è potuto al momento rintracciare, sufficienti comunque per dare una prima, preziosa connotazione biografica di tale personaggio. Le numerose fonti archivistiche segnalate da Luisa Cosi nelle sue ricerche attinenti la storia del “Teatro Nuovo” di Lecce e ancora l’attività musicale in Santa Croce nei secoli XVII e XVIII, (per Novoli abbiamo anche, addirittura già nel 1600, la presenza, ancora tutta da approfondire), del clerico, nonché “musico” di professione Tommaso Longo, allievo del maestro di cappella in S. Croce Carlo Fiorentino) ci consentono invece di capire come l’Andrioli fosse diventato, per le sue notevoli doti professionali, un fondamentale punto di riferimento nella vita musicale di quegli anni a Lecce e provincia.

Pasquale Andrioli risulta infatti musicista stabile a Lecce almeno già dal 1749. In un contratto stipulato il 24 marzo del 1749 alla presenza del notaio N. Taurisano (con scadenza nel 1752), i nuovi maestri di cappella di Santa Croce D. Gaspare Caselli e Fortunato Fumeca insieme ai cugini Francesco e Giuseppe Imbò (anch’essi maestri di cappella) istituiscono “una società et unione della musica che si haverà fare in questa suddetta città” sia che si trattasse di musica sacra da sonare “nelle chiese e cappelle”, sia che fosse musica profana “occorrendo in Lecce qualche carro, frottola, e commedia, seu opera”, in nome della quale si dichiarano pronti a mettere in comune quasi tutti i loro guadagni di musicisti.

In conseguenza di ciò (di fatto, come riporta L. Cosi, viene istituita infatti “la formazione di una privilegiata e ristretta lobby musicale “che doveva servire a controllare l’ingerenza di altri professionisti”) “Pasquale Andriolo de Musicatori, in caso si fosse trovato a suonare in chiesa in quegli anni (1749-1752) con i quattro autorevoli maestri leccesi, si sarebbe dovuto accontentare di “prendere l’ultimo luogo seu paga che l’aspetta senza che ciascuno di essi costituiti (Fumeca, Casilli e Imbò) permettesse che si facesse il contrario9.

Nell’agosto degli anni 1751 e 1753, l’Andrioli presta la sua opera nella chiesa del convento delle clarisse di Nardò, per la festività della Santa Madre Chiara, insieme all’altro violino Felice Pagliara di Campi, a Crisostomo Estrafallaces (oboe), don Giuseppe Massa e don Angelo Muja (quest’ultimo violino di San Pietro in Galatina)10. Che “l’artista” novolese avesse ormai acquisito notevole fama “singulariter” ed esclusivamente come primo violino con la sua piccola orchestra, tanto da essere richiestissimo in tutte le manifestazioni musicali (melodrammi, carri carnevaleschi, oratori, cantate sacre e profane) che si trovavano a Lecce e Provincia, sono due atti notarili del 1762 e del 1765 riguardanti la nascita e i primi anni di attività del “Teatro Nuovo” di Lecce, volgarmente detto di San Giusto, il più antico teatro pubblico di Lecce finanziato e costruito (inaugurato nel 1759) dai patrizi leccesi Gaetano Mancarella e Francesco Antonio Bernardini11.

Archivio di Stato di Lecce, sez. prot. 46/97, notaio Giovanni Battista Rebecco etc., c. 93v

 

Nel rogito del 13 maggio 1762, alla presenza del notaio Giovanni Battista Rebecco, i due proprietari del Teatro Nuovo scritturano Pasquale Andrioli come primo violino di tutte le opere, repliche, intermezzi da effettuarsi nel suddetto teatro. Questi, in particolare, i punti salienti dell’interessante “Conventio et obligatio”: “Costituiti nella presenza nostra l’illustrisimi Signori D. Gaetano Mancarella e D. Francescantonio Bernardini Patrizi di questa città di Lecce, Compadroni del Nuovo Teatro eretto nella medesima Città, li quali appono ed intervengono alle cose infrascritte per se stessi insieme loro eredi e successori da una parte ed il Signor Pasquale Andrioli della Terra di Novoli in questa sudetta Città di Lecce commorante ed accasato, il quale parimente agge ed interviene, alle medesime cose infrascritte per se stesso, suoi eredi e successori dall’altra parte. Le dette parti non per forza o dolo ma spontaneamente con giuramento avanti di noi, sono tra di loro venute a Convenzione mediante la quale il sudetto Signore Pasquale Andrioli promette e s’obliga ad ogni richiesta ed ordine di detti Signori Gaetano Mancarella ed Francescantonio Bernardini o della persona da essi loro destinanda Impressario, Sonare da primo violino in tutte quelle opere in Musica, che li sudetti Signori Mancarella e Bernardini, a la detta persona da essi destinanda, faranno rappresentare in detto Teatro nel presente mese di maggio del Corrente anno 1762, e per tutto l’ultimo di Carnevale venturo dell’anno andante 1763, obligandosi detto signor Pasquale di sonare di primo violino nell’opere sudette, ed assistere ne’ concerti, che per le medesime occorreranno farsi di giorno, e di notte in Teatro, ed in altro Luogo, che piacerà a detti Signori D. Gaetano e D. Francescantonio, o a detta persona da essi loro destinanda e Sonare in tutte le Serate l’opere, ed anche di giorno se occorresse, senza limitazione di numero e delle Cose predette. S’obliga non mancare per qualsiasi causa e cosa, eccetto il caso di sua indisposizione, Iddio non voglia, nel qualcaso debbono detti Signori D. Gaetano e D. Francescantonio el’Impresario pazientarlo per giorni otto, quali elassi, e non trovandosi ristabilito in salute, sia lecito alli medesimi prendere altro Professore in suo luogo, e pagarli le sue fatighe fatte tantuni pro rata dell’infrascritto suo onorario: All’incontro li sudetti Signori D. Francescantonio e D. Gaetano promettono ed insieme s’obligano dare e pagare a detto Signor Pasquale per onorario delle sudette ed infradescritte sue fatighe faciende, sino a detto d’ultimo di Carnevale di detto entrante anno 1763: docati quaranta moneta Napolitana da pagarli detti Signori D. Gaetano e D. Francescantonio insieme al sudetto Signor Pasquale Andrioli presente, in quattro paghe ratizatande cioè la quarta parte di essi a Levata di Cartello della prima opera; altra quarta parte a Levata di Cartello della seconda, altra quarta parte a levata di cartello della terza, el’altra quarta parte a levata di cartello della quarta opera, e da detti pagamenti insieme s’obligano detti Signori Mancarella e Bernardini non mancare per qualsiasi Caosa eccetto il caso di divieto di dette comedie per fato divino o di Principe, nel qual caso sopra l’onorario sudetto detta farsi in beneficio delli detti Signori D. Gaetano e D. Francescantonio il difalco pro hora del tempo di detto divieto, sicche il presente instrumento per la consecuzione di detto onorario, si possi per detto Signor Pasquale, contro detti Signori Gaetano e D. Francescantonio, o di ciascheduno di essi insieme incusare in ogni Tribunale e Foro, e dove occorrerà con ottenere la pronta parata ed espedita esecuzione reale e personale denunciando: Fu convenuto parimente tra esse parti che per la pronta e parata consecuzione di docati quaranta di onorario intersupra detti Signori D. Gaetano e D. Francescantonio glieli assegnano sopra l’affitto faciendo del Palchetto del Signor Duca D. Giovanni Carignani ita che la speciale oblazione, non deroghi la generale, né per contrario….

Secondo tale convenzione inoltre i due proprietari del teatro potevano esigere in qualunque momento la replica “di qualche opera di quelle che avrà già sonate” nonché di farsi rappresentare “intermezzi musicali12. La convenzione infine consentiva all’Andrioli, previo permesso dei proprietari, di potersi “portare fuori qualche volta a fare musiche” per impegni diversi da quelli teatrali13.

Archivio di Stato di Lecce, sez. prot. 46/97 notaio Giovanni Battista Rebecco, Conventio et obligatio inter dominos Paschalem Andrioli de Terra S. Maria de Novis Licij commorantem et Vincentium Roncella in dicta civitate commor. Missum et internuncium ut dixit ill. Hjeronimum de Curtis de civitate Sienae, 28 marzo 1765, c. 111

 

Archivio di Stato di Lecce, sez. prot. 46/97 notaio Giovanni Battista Rebecco, Conventio et obligatio etc., c. 112v

 

Archivio di Stato di Lecce, sez. prot. 46/97 notaio Giovanni Battista Rebecco, Conventio et obligatio etc. (Caietanum Mancarella e Francescum Antonui Bernardini), c. 94r

 

Il rogito notarile del 28 marzo 1765 del notaio Giovanni Battista Rebecco è una “convenzione” invece con Girolamo De Curtis della Città di Siena, in Lecce commorante nuovo affittatore del teatro di questa città”, con il quale quest’ultimo si assicurava i servigi di Pasquale Andrioli ovvero “sonare da primo violino in tutte quelle opere in musica che il suddetto Sig. Girolamo De Curtis o la persona da esso destinanda faranno rappresentare in detto Teatro nel venturo mese di maggio del corente anno 1765 e per tutto l’ultimo di Carnevale venturo dell’anno entrante 1766 […vengono pattuite le stesse prestazioni dell’atto del 1762 con Mancarella e Bernardini] per le sue fatighe faciende docati 40 moneta napolitana in quattro paghe ratiatamente [ovvero] 10 docati ad ogni levata di cartello delle quattro opere faciende” (seguono infine i tipici obblighi già evidenziati nell’atto precedente, ovvero di partecipare a concerti o prove, repliche nonché intermezzi e la possibilità di esibirsi anche fuori Lecce e nei paesi della Provincia)14.

Queste, in conclusione, le prime informazioni su tale illustre e dimenticato Novolese che non sfigura, indubbiamente, accanto ai nomi all’inizio citati. Anzi, considerato ciò che al momento è stato documentato, un’indagine più approfondita (che altri studiosi potranno certamente continuare) potrà apportare nuove importanti rivelazioni sulla sua attività artistica, sulla sua vita e, di riflesso, su quella (in senso molto più ampio) della nostra comunità e la sua (a quanto pare particolarmente ricca e molto lontana nel tempo) “tradizione musicale”15.

Regolamento per la banda municipale del Comune di Novoli, Lecce 1880 (coll. privata)

 

In “Lu Puzzu te la Matonna”, a. V, 19 luglio 1998, pp. 18-21 e in G. Spagnolo, Memorie antiche di Novoli. La storia, le storie, gli ingegni, i luoghi, la tradizione. Pagine sparse di storia civica, pp. 315-320, Novoli 2024.

 

Note

1 Si vedano, ad esempio, in particolare i seguenti contributi monografici: Gruppo di Studi Alessandro Mattei (a cura di), Novoli di Lecce, Novoli 1977; M. De Marco, Storia di Novoli, Roma 1980; O. Mazzotta, Novoli nei secoli XVII-XVIII, Novoli 1986; Id., Novoli (1806-1931), Novoli 1990; Id., I Mattei Signori di Novoli (1520-1706), Novoli 1989; G. Spagnolo, Novoli, origini, nome, cartografia e toponomastica, Novoli 1987; Id., Storia di Novoli, Note ed Approfondimenti, Lecce 1990; Id., Un cartografo in età barocca. Frate Lorenzo di Santa Maria de Nove (introduzione di M. Cazzato), Lecce 1992; A. Politi, Timme ci su statu (Dimmi chi ero), Novoli 1991.

2 Si veda di chi scrive: Il Principe Perfetto Giovanni Antonio Albricci Terzo (testimonianze dall’Ignatiados, poema eroico inedito di Francesco Guerrieri, illustre letterato salentino), in “Quaderno di Ricerca”, Salice Salentino, ottobre 1989; Sul Gesuita novolese Nicola Mazzotta e il suo Trattato Teologico Morale, in “Spazio C.R.S.E.C.”, Novoli, giugno 1985; Benedetto Mazzotta l’Aristotelico, in “Spazio C.R.S.E.C.”, Novoli, dicembre 1985; Eugenio Guerrieri il Galilei Novolese, in “Spazio C.R.S.E.C.”, Novoli, dicembre 1984; Pietro Mazzotta Accademico Spione, in “LiberArs”, a. I, n. 1, Trepuzzi 1996; E ballanu e ballanu. Il Tarantolismo in uno studio del Novolese F. Ferruccio Guerrieri, in “Lu Lampiune”, a. XII, n. 2, Lecce, 1996; Francesco Guerrieri e Prospero Rendella giureconsulto e storiografo monopolitano, in “Annuario di Studi e Ricerche”, a. I, Novoli 1993; Bernardino Realino, il Santo di tutte le virtù (Brevi note sulla deposizione del P. Francesco Guerrieri al Processo Remissoriale di Lecce negli anni 1623-1624), in “Lu Lampiune”, a. IV, n. 2, agosto 1980; si veda ancora M. Cazzato-G. Spagnolo, Profili di committenza aristocratica. Il caso dei Mattei Signori di Novoli, in “Camminiamo Insieme”. A. XII, n. 1, Novoli, gennaio 1998; F. Gloria, Sulla Theologia Moralis di Nicola Mazzotta (tesi di laurea in storia della filosofia).

3 Cfr. L. Cosi, I primi dieci anni di attività del Teatro Nuovo di Lecce (1759-1769) attraverso le fonti archivistiche, in “Recercare” Lucca, Lib. Mus. Ed. 1990, a. I, n. 2, pp. 35-69; Id., Seicento Musicale leccese, in “Studi Storici Meridionali”, Cavallino, Capone Ed., a. VIII, n. 2, 1988, pp. 195 e seg.; Idem, Musici di voce e di instrumenti e Maestri di Cappella in S. Croce nei secoli XVII e XVIII, in Santa Croce a Lecce Storia e Restauri, a cura di A. Cassiano e V. Cazzato, Galatina, Congedo Ed. 1997, pp. 135-158; Id., Sorella Musica. I sacri Concerti di Santa Chiara di Nardò nella tradizione musicale delle clarisse di terra d’Otranto (sec. XVII-XIX), in L. De Santis (a cura di), Per Benigno Perrone da Salice, storico francescano (1914-1995), Lecce, Ed. Orantes 1997, pp. 179-232; Id., Sorella Musica. Sinfonie e Concerti sacri in S. Chiara di Nardò dal XVII al XIX secolo, in S. Bove Balestra, M. Gaballo (a cura di), Il Monastero di S. Chiara in Nardò, Galatina, Ed. Panico 1998, pp. 179-204.

4 Cfr. di chi scrive Memorie Municipali ottocentesche. Guardie Urbane e Musicanti a Novoli nel XIX secolo, in “Lu Lampiune”, a. XIV, n. 1, Lecce, 1998, pp. 123-133; Domenico M. Toraldo, Il teatro Comunale di Novoli: un secolo di storia, Novoli, 1988. Novoli è l’unico paese che dal primo ottocento ad oggi ha avuto sempre un concerto musicale o addirittura due. Una prima banda musicale infatti nacque nel 1827 per merito del maestro Salvatore Castorino di Messina, domiciliato a S. Pietro Vernotico che si trasferì a Novoli per istruire i giovani cominciando appunto dall’alfabeto Musicale (cfr. O. Mazzotta, Novoli (1806-1931), cit. p. 92.

5 G. Spagnolo, Novoli nell’800. “Per Filios Filioru”. Tra fabbricanti di violini e balli della Taranta, in “Lu Puzzu te la Matonna”, a. III, Novoli, 21 luglio 1996, p. 20; La Vita della Terra d’Otranto è stata totalmente e recentemente pubblicata dalle Edizioni del Grifo, Manduria 1996 (con una premessa di M. Paone ed introduzione di E. Imbriani). Lo stesso Imbriani l’ha riproposta basandosi sul testo edito nel 1876 (tre fascicoli della “Rivista Europea” in quattro parti) integrata da due capitoli inediti che costituiscono con ogni probabilità la quinta puntata destinata alla stessa rivista e da aggiunte ed appendici appartenenti ad un manoscritto del 1893 (cfr. L. De Simone, La Vita della Terra d’Otranto con capitoli inediti, a cura di E. Imbriani, Ed. Del Grifo, Manduria 1997. Testimonianza della lunga “tradizione musicale novolese” è, addirittura già nel 1600, la figura (ancora tutta da approfondire) del clerico, nonché “musico” di professione Tommaso Longo, allievo del maestro di cappella in S. Croce, Carlo Fiorentino (1610-1670 ca.). In uno dei “processetti” di sacre ordinazioni del tempo conservati nell’Archivio della Curia di Lecce e rintracciati da L. Cosi, il Fiorentino così dichiara testualmente nel 1666: “Fidem facio ego D. Carolus Fiorentino sacerdos Cathedralis ecclesiae civitatis Litii, Magister musicae et instrumentalis ac cantui gregoriani, cl. Tomasus Longo [n. 1640] de S. Maria de Novis duobus ab hinc annis quotidie apud me in ista professione frequentare, multum profecisse etiam attestor” (processetti n. 2846, cfr. L. Cosi, Appunti sul seicento musicale leccese, cit., p. 201.

6 Archivio Parrocchiale Chiesa Matrice Novoli, Libri baptizatorum, voll. 14, 6 gennaio 1571-21 maggio 1820, vol. 8 (5 agosto 1709-4 gennaio 1731), c. 52.

7 Archivio Parrocchiale Chiesa Matrice Novoli, Uccetti – Matrimoni 1571-1820, voll. 2, vol. I, atto n. CXXXI.

8 Archivio di Stato di Lecce, Catasto Onciario di Lecce, voll. 6, 1755, vol V “Forastieri abitanti”, p. 497. Fino agli ultimi anni del 1700 e agli inizi dell’800, Lecce, come le altre città meridionali, non aveva denominazioni viarie. I cittadini le sapevano a memoria e si intendevano riferirsi al rione o Pettaci o all’isola che per lo più prendeva nome da una chiesa che in essa era incorporata o dal palazzo del proprietario più noto o più cospicuo. La città era armonicamente divisa, sin dal 1400 in quattro Portaggi o Pettaci dal greco che vuol dire rione. I portaggi erano denominati sant’Oronzo o di Rusce, San Biasi o San Biagio, San Martino e, appunto, San Giusto. I portaggi corrispondevano alle porte omonime e alle quattro parrocchie rispettivamente del Duomo, di Santa Maria della Luce, di Santa Maria delle Grazie e di Santa Maria della Porta. Ogni Portaggio era diviso in isole. Ciascuna isola aveva uno o più nomi del proprietario più noto di un palazzo di essa o da una chiesa o di un convento o da un pubblico edificio incorporato nell’isola. “L’insula Furni S. Ioannis Evangelistae”, dal celebre monastero delle monache Benedettine di S. Giovanni Evangelista fondato dal Conte Accardo nel 1133, era una delle tante isole che formavano il territorio parrocchiale della “Madonna della Porta”, inoltre il Portaggio di San Giusto, isola appunto di San Giovanni era proprio vicino al Teatro Nuovo (cfr. N. Vacca, Lecce nota ed ignota; l’isola del Pollicastro, in “Rinascenza Salentina”, a. 2, Lecce, luglio-agosto 1934, p. 206; P. De Leo, Uno sconosciuto stato delle anime della città di Lecce del 1631, in “Almanacco Salentino” 1968-69, a cura di M. Congedo, V. Zacchino), Cutrofiano, 1968, pp. 62-63, nota 60 e 65.

9 Archivio di Stato di Lecce, sez. prot. N. Taurisano, 46/82, a. 1749, cc. 13v, 17v. Il contratto è stato pubblicato integralmente da L. Cosi in appendice al suo studio Musici di voce e di Instrumenti… cit., pp. 150-151.

10 Cfr. L. Cosi, Sorella musica…, in Per Benigno Perrone da Salice cit., pp. 216-217 e in Il Monastero di S. Chiara in Nardò cit., pp. 199-200 (Canti del Venerabile Monastero di S. Chiara [dal 1751] fino al 1755): …all’Andrioli di Lecce altro violino 1.50…”.

11 Cfr. L. Cosi, I primi dieci anni… cit., pp. 35-40.

12 Archivio di Stato di Lecce, sez. prot. 46/97 notaio Giovanni Battista Rebecco, Conventio et Obligatio inter ill.dom d. Caietanum Mancarella et d. Franciscum Antonium Bernardini et dom Paschalem Andrioli Licis commorantem 13 Maggio 1762, c. 92v 95v.

13 Ivi, cc. 94r-95v.

14 Archivio di Stato di Lecce, sez. prot. 46/97, notaio Giovanni Batista Rebecco, Conventio et Obligatio inter dominos Paschalem Andrioli de Terra s. Maria de Novis Licis commorantem et Vincentium Roncella in dicta civitate commor. Misum et internuncium ut dixit ill. Hjeronimum de Curtis de Civitate Sienae, 28 marzo 1765 e Ratificatio facta per dom Hjerimum de Curtis 13 luglio 1765, cc. 111v-114r. Il “Duca D. Giovanni Carignani”, citato nel rogito era figlio di Francesco Carignani e fratello di Giovan Battista e Giulio Cesare (primogenito). Quest’ultimo aveva sposato la bolognese Ippolita Malvezzi, ma il loro matrimonio fu annullato dalla S. Sede a causa dell’impotenza di lui secondo quanto afferma il cronista Francesco Antonio Piccinni. Ottenuto l’annullamento la Malvezzi sposò Giovanni che sempre secondo lo stesso cronista “…era debole” come il primo (cfr. A. Laporta (a cura di), Cronache di Lecce, Ed. del Grifo, Lecce 1991, p. 146 (“Fatto curiosissimo”); R. Franchini, Inediti di Pasquale Francioso, in “La cucchiara”, a. I, n. 4, Novoli, novembre 1963; O. Mazzotta, Novoli nei secoli XVII-XVIII, cit., p. 28). Il Carignani aveva inoltre acquistato assieme ad altri nobili locali quali erano Personè, Rollo, Ricci, Viva, il barone di Cursano il palchetto del Teatro nel 1760 come risulta da un rogito del notaio Giuseppe Nicola Baccone, Conventio et cautela inter ill. dom. d. Franciscum Antonium Bernardini et d. Gaetanum Mancarella patritios lycensis cum ill. dom d. Ermenegildo Personè, d. Christophoro Rollo d. Gasparo Ricci, d. Ignatio duca Favilla, 19 settembre 1760, c. 163v-166r (Archivio di Stato di Lecce, sez. prot. 46/104). Il Carignani, infine, era il proprietario della casa nel Portaggio di S. Giusto, dove lo stesso Andrioli abitava. Non è da escludere perciò che l’Andrioli avesse avuto come alto protettore e dunque “mecenate” lo stesso Duca Carignani.

15 Da notare che a proporre l’erezione del Teatro Comunale di Novoli in data 15 agosto 1881 “nel luogo Pioppi in faccia al muro del giardino della Signora Plantera” fu proprio un Andrioli, esattamente il notaio Celestino Andrioli consigliere comunale, nato a Novoli il 1 ottobre 1839 dal notaio Antonio Andrioli e da M. Giovanna Miglietta (cfr. Domenico M. Toraldo, Il teatro Comunale di Novoli… cit., p. 20). Recentemente Piergiuseppe De Matteis, a nome dell’Associazione Culturale “Il Pozzo” in una lettera all’Amministrazione Comunale (“Camminiamo Insieme”, a. XII, n. 1 gennaio 1998, p. 8) ha chiesto che, se si dovesse procedere ad intestare nuove vie nella nostra cittadina, queste fossero, giustamente, intitolate a quelle persone (e, come abbiamo indicato, sono tante) che hanno dato lustro alla nostra Novoli. Sarebbe anche auspicabile, quando “i lavori di restauro” del teatro Comunale saranno “finalmente” terminati intitolarlo al nostro musicista Pasquale Andrioli.

Interni del Teatro Comunale di Novoli prima dei restauri (foto P. Caricato)

 

Interni del Teatro Comunale di Novoli prima dei restauri (foto P. Caricato)

 

Interni del Teatro Comunale di Novoli oggi dopo i restauri (foto G. Spagnolo)

 

Interni del Teatro Comunale di Novoli oggi dopo i restauri (foto G. Spagnolo)

 

Riferimenti bibliografici essenziali

Archivio Parrocchiale Chiesa Matrice Novoli, Uccetti – Matrimoni 1571-1820, voll. 2, vol. I, atto n. CXXXI;

Ivi, Libri baptizatorum, voll.14, 6 gennaio 1571 – 21 maggio 1820, vol. 8 (5 agosto 1709-4 gennaio 1731) c. 52;

Archivio di Stato di Lecce, Catasto Onciario di Lecce, voll. 6, 1755, vol. 5 “Forestieri abitanti”, p. 497;

Ivi, sez. prot. not. N. Taurisano, 46/82, a. 1749, Societas inter etc., cc. 13v-17v;

Ivi, sez. prot. not. G.B.Rebecco, 46/97, a. 1765, Conventio et obligatio etc, cc. 111v-114r.;

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