La notte del 31 dicembre 1899 a Nardò

 

di Egidio Presicce

… Questi avvenimenti si inserivano al centro della scenografia generale della città quando già era stato avviato il conto alla rovescia per l’addio al vecchio secolo. L’alta classe da tempo aveva organizzato e predisposto come, dove e con chi si voleva dare festoso colore alla storica mezzanotte.

Era in atto un movimento di iniziative che coinvolgeva le alte classi, ove i propositi che erano stati ventilati nei palazzi giungevano al popolino che, attraverso uno scambio di vedute “da pittaci a pittaci” si trasformavano in modestissime forme di festeggiamento attentamente condizionate da quelle che erano le espressioni economiche dei nuclei familiari partecipanti.

Tutte le attenzioni mirate per fare baldoria alla fine del secolo avevano assunto un significato di scongiuro e si sperava che l’epidemia “fillosserica” potesse restare ancorata al passato. Era quasi tutto pronto per richiamare l’attenzione popolare: batterie (fuochi pirotecnici) in città e nelle masserie, balluni (mongolfiere), un servizio speciale della Banda Verde per le vie della città ed un travolgente entusiasmo che teneva in allerta l’intera popolazione. La maggior parte delle persone passò la notte di San Silvestro nell’intimo familiare in attesa di sentire i rintocchi della campana di San Domenico che per tradizione, alla mezzanotte, salutavano la fine del vecchio anno e l’inizio del nuovo.

Dei pochi baccanali avvenuti nella notte si parlò il giorno dopo, ma di uno soltanto si ebbero notizie: il raduno di fine secolo vissuto nella masseria “Ghiasciu” (Olivastro), ove tutti gli ospiti del nobile don Enrico Personé vennero storditi dal buon vino che avevano consumato per bagnare il profumato arrosto di circostanza. Ciò era riferito in segreto dal massaro Gaetano, che si raccomandava caldamente di non dir niente ad altri. Per la Città il nuovo secolo era entrato all’insegna della curiosità e dell’ansia.

Il 1900 aveva da aprire al pubblico le porte della Cattedrale e ciò avvenne il 25 maggio. In quella storica data la cittadinanza si sentì folgorare dal meraviglioso equilibrio cromatico del contesto pittorico espresso negli affreschi del grande artista. Un’opera che segna una parentesi di cultura testimoniata dalle eloquenti tematiche compositive in cui, nel rispetto estetico ed architettonico-ambientale, si fa richiamo ad incontestabili fatti ed avvenimenti che conferiscono eccellente risalto alla storia della Chiesa e della Città.

L’apertura della Cattedrale significò per il popolo neritino un grande auspicio, che invitava a sperare in un sereno futuro estraneo alle immaginazioni fiorite per le oscure dicerie, previsioni ed azzardati collegamenti con i tristi avvenimenti del passato. Un nuovo clima sociale dava vita alla Città per il crescendo di ottimismo suggerito dall’antica espressione “mundu è statu e mundu sarà” e per le iniziative di progresso già in fase di completamento e destinate ad arricchire l’immagine cittadina. Due mesi più tardi, esattamente il 29 luglio, un’improvvisa ombra di dolore oscurò gli animi di tutti gli italiani: “l’assassinio di Sua Maestà Umberto I avvenuta a Monza per mano dell’anarchico Gaetano Bresci”. Questa pesante tristezza fu collegata dai vaticinatori anziani alle tenebrosità tenute nascoste dal nuovo secolo. Nella piazza, per giorni e giorni, si parlò solo di questo con sbigottimento e paura. I ben noti anarchici locali, tutti analfabeti, facevano serpeggiare la voce che considerava il criminoso gesto “un valoroso inizio di lotta insurrezionale per liberare il popolo dalla schiavitù”.

(tratto da Egidio Presicce (1927-2017). Luci ed Ombre di un’Epoca. Nardò nel primo cinquantennio del ‘900: avvenimenti, personaggi, usi, costumi (Besa edit., Nardò 2019, pp. 202)

Libri| Egidio Presicce. Luci ed ombre di un’epoca a Nardò – Fondazione Terra D’Otranto (fondazioneterradotranto.it)

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