Libri| Sulla giostra della memoria

Mario NANNI, Sulla giostra della memoria, ed. Media&Books, 2021

 

di Maria Rosaria Manieri

Ho appena finito di leggere il nuovo libro di Mario Nanni Sulla giostra della memoria (ed. Media&Books 2021), da qualche giorno in libreria. Una miniera di racconti, di scene di vita vissute, di ricordi e di aneddoti gustosi, di motti e modi di dire, di personaggi legati all’infanzia dell’autore, che nell’insieme compongono un affresco quanto mai vivo di una comunità antica che ha nella famiglia il vero asse portante.

Masseria Fiume riemerge dal profondo della memoria dell’autore come luogo del cuore, segnato da un tempo e da uno spazio nei quali l’esistenza scorreva in una cerchia di volti familiari e in una comunanza di vita e di lavoro propria della famiglia di un tempo.

Difficile non sentire sotto traccia il coinvolgimento affettivo ed emotivo dell’autore quando rievoca la figura del nonno, massaro Paolo, con il suo umorismo e la sua sapienza pratica, la sua capacità di seduzione o del bisnonno, fattore Pantaleo e dei genitori Otello e Giuseppina o non commuoversi quando ricorda con pudore il primo incontro con Mercedes, la ragazza che poi diventa sua moglie e di cui si avverte ancora vivo il dolore per la perdita oppure non cogliere gli accenti di tenerezza con cui parla dei nipotini, Alessandro e Giulia.

Al di là del distacco narrativo, di cui l’autore si fa scudo, il libro è anzitutto un bellissimo atto d’amore verso la propria famiglia e la terra d’origine, il Salento della sua infanzia, un Salento che non c’è più o che va scomparendo e di cui Nanni fa rivivere la vita quotidiana, il sistema di valori e di relazioni sociali, “il ricco patrimonio verbale e sonoro, tramandato di padre in figlio” con l’intento di conservarlo e sottrarlo all’oblio Quelli della mia generazione si immedesimeranno in molte pagine del libro.

Mi sono vista bambina giocare a tuddhi o alla staccia. Ho sentito la voce di mia nonna paterna che alla nascita di ogni mia sorella (siamo cinque!) girava per casa lamentandosi : “povero figlio mio un’altra cambiale!”. Ho rivisto mia madre che vendeva l’olio di produzione familiare per fare “la dote” alle figlie o intrecciare la frangia di asciugamani tessuti al telaio di cui conservo qualche esemplare.

Mi è tornato in mente l’episodio di mio padre che, il giorno del referendum del 1946, tornato immusonito a casa, perché a Nardò e in generale nel Sud aveva vinto la monarchia, alla notizia della vittoria della Repubblica su scala nazionale, grazie al vento del Nord, come disse Nenni, mi prese in braccio e in un’esplosione di gioia mi lanciò a palla in alto, tra le urla spaventate di mia madre, che più volte mi descrisse la scena. E poi il clima da guerra fredda delle elezioni del 1948, con la nascita dei comitati civici e la discesa in campo in ogni paese delle gerarchie ecclesiastiche, clima che è durato fino agli anni sessanta del ‘900.

Dopo la famiglia e la chiesa, i fari della memoria dell’autore si accendono sulla scuola del tempo. Anche qui il racconto ha una straordinaria forza evocativa di scene, situazioni, esperienze vissute, che hanno un filo  autobiografico e che tuttavia approdano a considerazioni generali come “la fortuna di avere bravi maestri”.

Nanni fa rivivere alcuni di questi maestri che hanno segnato la sua formazione, tra tutti Nicola Borgia, della sinistra democristiana, poi diventato senatore e Luigi Tarricone, figura di grande fascino intellettuale e umano, leader dei socialisti pugliesi, che esercitava su noi giovani degli anni sessanta che volevamo cambiare il mondo un’incredibile attrazione. E’ nella sezione del PSI di Nardò che io ho conosciuto Mario Nanni e ricordo le nostre lunghe discussioni nei direttivi e nelle assemblee di partito, prima che egli si trasferisse a Roma, diventato giornalista professionista e poi giornalista parlamentare, caporedattore autorevole dell’ANSA, una delle agenzie d’informazione più accreditate.

E poi l’Università di Lecce, oggi del Salento, nella quale  insegnavano  all’epoca professori di chiara fama nazionale che durante la contestazione del ’68 e fino agli anni ’70 si rifugiavano nelle piccole università di periferia. Nell’Università di Lecce di cui Nanni ci restituisce il clima e il fervore di quegli anni, io muovevo i primi passi della mia carriera accademica, vincitrice di uno dei primi assegni di ricerca e in seguito del concorso ad assistente ordinaria e poi di professore associato alla cattedra di Filosofia Morale, tenuta dal Prof. Antimo Negri, che nel libro rivive con la sua personalità di filosofo raffinato e talora un po’ eccentrico e al quale ho avuto l’onore di succedere.

Impossibile non farsi coinvolgere, non salire sulla giostra della memoria, che l’autore fa girare con una straordinaria maestria narrativa e forza di affabulazione, accendendo a sua volta nel lettore miriadi di ricordi.

Una “festa della memoria” ha definito Nanni il suo libro con un’espressione quanto mai felice, ma il libro è anche un elogio di essa, che in un presente smemorato come il nostro diviene con leggerezza sguardo critico sul mondo.

Mi sono chiesto infatti cosa unisca Sulla giostra della memoria agli altri due libri di successo di Mario Nanni, Il curioso giornalista (Media&Books,  2018) e Parlamento sotterraneo (Rubettino,2020).

Certamente la piacevolezza della scrittura; l’abilità a far rivivere, affabulando il lettore, luoghi e personaggi, sia che si tratti del Corridoio dei passi perduti di Montecitorio o della Masseria Fiume, sia che si parli di Andreotti, Craxi, Cossiga o di massaro Paolo e del calzolaio Otello; l’originale tecnica narrativa di comporre una materia in sé frammentata, fatta di squarci e di racconti brevi che incuriosiscono e si leggono di un fiato, in un puzzle che alla fine forma un disegno unitario sorretto da un’ispirazione che dà un senso, mai banale, a tutta l’opera.

In Parlamento sotterraneo è il bisogno di restituire dignità e valore al Parlamento, casa della democrazia, Sulla giostra della memoria è l’esigenza nascosta di punti fermi di riferimento in una società disorientata ( i genitori, i maestri..), di assi valoriali e di certezze cui ancorare la fragilità dell’esistenza individuale nel mare grigio della società liquida contemporanea.

La memoria, quindi, non tanto come nostalgia di un passato che non torna più, ma come sfida per il futuro.

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Un commento a Libri| Sulla giostra della memoria

  1. sono Anna Marsili sono stata per molti anni vicina di casa a Cinecittà di Mario e Mercedes Nanni e dei ” figli -so che Mercedes ci ha lasciati vorrei avere notizie di Fabrizio e della sorella io vivo a Bologna leggerò il libro di Mario i miei saluti anche a Maria Rosaria Manieri Con amicizia Anna Marsili

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