100 anni per il Comune di Melissano

di Fernando Scozzi

 

14 aprile 1921 – 14 aprile 2021 

Cento anni fa la Frazione Melissano diventava Comune, ma l’autonomia amministrativa non poteva risolvere i problemi causati dalla carenza di risorse economiche e dalla scarsa coesione sociale

 

Le vicende storiche di Melissano possono essere paragonate alle vicissitudini  dell’ultimo pulcino della nidiata che, per essere più debole degli altri, non ha la forza per pretendere la sua porzione di cibo e quindi deve accontentarsi degli avanzi. Di conseguenza, cresce più debole e questo suo handicap lo segna per tutta la vita. Il paragone è utile per comprendere la storia di Melissano, ultimo “arrivato” fra i paesi limitrofi, tanto è vero che il feudo melissanese fu separato da quello di Casarano ed assegnato al cavaliere Romeo Piex solo nel 1269, periodo in cui la maggior parte dei paesi di Terra d’Otranto erano già strutturati.

Per il nuovo feudo furono ritagliati solo 1250 ettari, confinanti  con il feudo di Ugento (che di ettari ne contava quasi 10.000) e con i territori di Matino, Racale, Taviano e Casarano dalla cui serra le acque piovane, scendendo a valle, formavano vasti acquitrini. Tutto ciò rese difficile l’insediamento umano che avvenne con grande ritardo rispetto ai paesi limitrofi e, per giunta, fu interrotto nel 1412, quando il casale fu abbandonato  prima che le milizie di Giacomo Caldora, al servizio della regina Giovanna di Napoli, scendessero nel Salento per distruggere i possedimenti degli Orsini del Balzo, fra cui Melissano.

Così, il feudo ritornò nelle sue condizioni originarie e fu ripopolato con difficoltà tanto che solo alla fine del 1500 risulta abitato da un centinaio di “bracciali”. Costoro, dovevano comunque misurarsi con le problematiche del primo periodo di vita del casale, aggravate dall’ulteriore ritardo con il quale Melissano ricominciava la sua storia.  Fra l’altro, mentre nei paesi limitrofi la presenza dei proprietari dei feudi trainava in qualche modo lo sviluppo dei territori, il marchese di Specchia e signore di Melissano, Don Andrea Gonzaga, risiedeva nel capoluogo del marchesato e l’unico motivo di interesse per il casale era quello della riscossione delle decime.

L’antico stemma civico di Melissano raffigurato nella ex-chiesa parrocchiale di Sant’Antonio di Padova

 

La situazione migliorò con i De Franchis (acquirenti del feudo melissanese nel 1618) che, comunque, preferirono abitare a Taviano dove, anche con il ricavato dei balzelli imposti ai melissanesi contribuivano allo sviluppo del capoluogo. Il casale, invece, languiva nelle sue condizioni misere originarie. Ma lo scarto fra Melissano e gli altri paesi  si aggravò ulteriormente quando l’olivicoltura, attività non confacente alle caratteristiche pedologiche della maggior parte dei terreni melissanesi,  divenne la principale fonte di reddito della Terra d’Otranto.  Cosicchè, mentre i feudi degli altri paesi si coprivano di uliveti e la commercializzazione dell’olio lampante determinava la formazione di una classe di proprietari terrieri e di commercianti interessati allo sviluppo urbanistico dei propri luoghi di residenza, Melissano, ancora agli inizi del 1800,  aveva più l’aspetto di una grande masseria che di un paese: pochi vicoli ricalcanti gli antichi sentieri campestri, un grappolo di casupole affacciate sulla campagna, la chiesa parrocchiale ed una casa a due piani, di proprietà del feudatario, che agli occhi dei melissanesi sembrava un castello. D’altronde, il tessuto urbano esprimeva la povertà dei 500 abitanti che si dedicavano ad un’agricoltura di sussistenza, fra carenze alimentari ed epidemie ricorrenti.

Melissano, anni Cinquanta – Piazza del Mercato Vecchio (foto Velotti)

 

La situazione peggiorò nel decennio francese quando Giuseppe Bonaparte riformò la ripartizione amministrativa del Regno di Napoli sulla base del modello francese e con decreto reale n. 922 del 1811 stabilì, fra l’altro, che il borgo Melissano, non avendo i requisiti per l’autonomia amministrativa, doveva essere aggregato al Comune di Taviano.

Le conseguenze dell’unione furono gravissime per lo sviluppo economico e sociale del paese perché i melissanesi dovettero attendere ben 110 anni per ottenere l’autonomia amministrativa. C’era una sola strada per uscire da questa situazione di subalternità e fu tentata nel 1850 quando ”i naturali di Melissano chiesero di separarsi dal Comune di Taviano per reggersi in isolata amministrazione”.

Il paese contava in quel periodo 981 abitanti, ma per esercitare l’elettorato attivo e passivo era necessario avere una rendita imponibile annua di almeno 12 ducati, per cui gli eleggibili si riducevano a sole 35 unità. Inoltre, le entrate comunali raggiungevano appena la somma di  307 ducati, importo insufficiente per fronteggiare le spese del nuovo Comune. Il Consiglio di Intendenza, quindi, respinse la richiesta proprio per l’estrema povertà del paese che, per molti aspetti, non era ancora uscito dalle nebbie del medioevo.

Melissano negli anni Cinquanta (foto Velotti)

 

Il monotono scorrere del tempo fu rotto dagli eventi che nel 1860 condussero il Mezzogiorno all’unificazione nazionale,  ma anche in questa occasione (come dalle riforme del periodo francese) i melissanesi non trassero alcun giovamento perché la politica accentratrice dello Stato Unitario comportò la chiusura dell’Ufficio dello Stato Civile, dell’Ufficio di Conciliazione e perfino della farmacia. Ormai, solo la Parrocchia rimaneva a testimoniare l’esistenza della Frazione.

Tuttavia, l’identità melissanese, fattasi strada fin dall’inizio degli anni Settanta, andava sempre più consolidandosi in relazione alla disponibilità di  risorse economiche provenienti dalla viticoltura. La grande espansione della superficie vitata si ebbe allorchè i vigneti francesi furono devastati dalla fillossera e quindi la forte richiesta di vini da taglio proveniente d’oltralpe indusse gli agrari pugliesi a procedere rapidamente a nuovi impianti, dissodando vaste aree boscose o incolte e sfruttando l’enorme forza-lavoro dei braccianti.

Melissano non rimase estranea a questa rivoluzione colturale tanto è vero che proprio quei terreni inidonei alla olivicoltura, furono coperti da vigneti e  divennero il principale fattore di ricchezza del paese. Lo sviluppo della viticoltura favorì, fra l’altro, la formazione di un gruppo di piccoli e medi proprietari terrieri indispensabile per la crescita della Frazione. Contemporaneamente, si aprirono nuove possibilità di lavoro per contadini, artigiani e commercianti che si trasferirono a Melissano dai paesi limitrofi e dal Capo di Leuca contribuendo ad uno straordinario aumento del numero degli abitanti ed alla costituzione di una classe bracciantile che caratterizzerà per lunghi anni le vicende socio-economiche di  Melissano.

Melissano, anni Novanta del secolo scorso. Vigneti in località “Franze” (Foto F. Scozzi)

 

Lo sviluppo della viticoltura determinò importanti conseguenze anche a livello amministrativo perchè all’insofferenza per il trattamento ricevuto dal Comune di Taviano, si aggiunse la diversificazione degli interessi economici fra le due Comunità. Tutto ciò spinse i viticoltori melissanesi ad intensificare i rapporti commerciali con Casarano (centro vitivinicolo fra i più importanti della provincia) ed a chiedere la separazione da Taviano.  Quindi,  dal 31 dicembre dello stesso anno, la Frazione Melissano veniva aggregata al Comune di Casarano.

Alla fine del XIX secolo, dunque, l’economia di Melissano era in pieno sviluppo, tanto è vero che fu possibile iniziare la costruzione della nuova chiesa parrocchiale, simbolo della fede operosa dei melissanesi. Ma il relativo benessere e l’eterogeneità della maggior parte della popolazione (proveniente da paesi diversi e quindi priva di una storia comune) contribuirono all’acuirsi di una serie di problematiche che impedirono  l’ulteriore crescita economica e sociale del paese. La divisione della comunità trovava la sua massima espressione nel gruppo consiliare melissanese e ciò consentiva al Comune di Casarano di rinviare la realizzazione di opere pubbliche indispensabili per la civile convivenza nella Frazione: orologio pubblico, ufficio postale, edificio scolastico, viabilità interna, ecc….

Le difficoltà aumentarono nel secolo successivo quando la Comunità melissanese andò sempre più differenziandosi al suo interno con la costituzione di due fazioni capeggiate, rispettivamente, dal prof. Luigi Corvaglia e dall’avv. Felice Panico.

L’avv. Felice Panico, primo sindaco di Melissano

 

Lo scontro assunse toni molto aspri e fu alimentato non solo dalle critiche che il Corvaglia avanzava nei confronti del Panico (referente del Comune nella Frazione) ma anche da rancori personali e familiari. Questa situazione di sostanziale equilibrio delle forze impedì l’ulteriore sviluppo della comunità melissanese che non volle riconoscersi in un leader in grado di portare avanti le esigenze del paese che contava, ormai, 3.000 abitanti. Anche per questo, si erano create le condizioni previste dalla legge per la concessione dell’autonomia amministrativa alla Frazione che fu sancita dalla legge n. 496 del 14 aprile 1921.

Doveva essere l’occasione per recuperare il tempo perduto in decenni di dipendenza amministrativa, ma il nuovo Comune nasceva con un debito di L. 4.000 nei confronti di Casarano, con la necessità di retribuire gli impiegati e di costituire al completo l’ufficio comunale senza che fosse previsto alcun aiuto finanziario da parte dello Stato.

In quel periodo, le entrate dei Comuni provenivano quasi esclusivamente dalla sovrimposta sui terreni; ma Melissano poteva riscuotere ben poco, considerato che il suo feudo era costituito da soli 1250 ettari, compreso l’abitato. Pertanto, l’autonomia amministrativa aumentò le difficoltà che avevano caratterizzato la storia della comunità melissanese fin dalle origini. Soprattutto per questo, i nuovi amministratori, compresi i fratelli Corvaglia (che fino a pochi mesi prima avevano assunto un ruolo progressista nella comunità) rigettarono in blocco le proposte del commissario prefettizio, avv. Edoardo Poli, il quale “aveva sognato di trasformare una povera borgata campestre in una capitale” solo per aver fatto progettare l’edificio scolastico ed il macello pubblico e per avere assunto due netturbini. D’altronde, per i consiglieri comunali la gestione della cosa pubblica melissanese consisteva soltanto nel “coprire le esigenze imprescindibili per il regolare funzionamento dei pubblici uffici”.

Su queste premesse si realizzò un’effimera unità fra gli antichi avversari e quindi la maggior parte dei consiglieri comunali elessero primo sindaco di Melissano l’avv. Felice Panico, mentre i fratelli Luigi e Michelangelo Corvaglia furono eletti assessori. Tutti d’accordo, quindi,  ma solo per pochi mesi perché la riproposizione dei contrasti fra il Sindaco e l’assessore Luigi Corvaglia causarono lo scioglimento del Consiglio Comunale e la nomina di un Commissario prefettizio. In realtà, l’autonomia amministrativa aveva accentuato gli antichi problemi della comunità melissanese che riemersero con maggiore evidenza negli anni Cinquanta e Sessanta, quando lo sviluppo economico fu reso possibile soprattutto per le rimesse degli emigranti, mentre la divisione sociale trovò nuove motivazioni dallo scontro fra i partiti politici.

Oggi, la situazione sociale ed economica del paese è così cambiata che sembrano trascorsi secoli da quel 1921: la viticoltura è ormai un ricordo del passato, la popolazione diminuisce, l’economia del paese trova gran parte delle risorse negli interventi previdenziali ed assistenziali.  Tuttavia, è importante ricordare, perché dalla conoscenza delle vicende del passato possiamo trovare nuovi stimoli per rinsaldare il senso di appartenenza alla Comunità.

 

Condividi su...

4 Commenti a 100 anni per il Comune di Melissano

  1. Come sempre non posso che ringraziarti…
    perché grazie alle tue ricerche e al tuo impegno speso in tanti anni… la storia del nostro Paese e della nostra Comunità… che sembrava non esserci… perché fatta di poche notizie frammentarie e lacunose… ha preso forma chiara… ed è sotto gli occhi di tutti .

  2. Grazie per le interessanti notizie, con l’augurio che un grande spirito di appartenenza si possa risvegliare o consolidare in tutti noi.

Lascia un commento

La Fondazione Terra d'Otranto, senza fini di lucro, si è costituita il 4 aprile 2011, ottenendo il riconoscimento ufficiale da parte della Regione Puglia - con relativa iscrizione al Registro delle Persone Giuridiche, al n° 330 - in data 15 marzo 2012 ai sensi dell'art. 4 del DPR 10 febbraio 2000, n° 361.

C.F. 91024610759
Conto corrente postale 1003008339
IBAN: IT30G0760116000001003008339

Webdesigner: Andrea Greco

www.fondazioneterradotranto.it è un sito web con aggiornamenti periodici, non a scopo di lucro, non rientrante nella categoria di Prodotto Editoriale secondo la Legge n.62 del 7 marzo 2001. Tutti i contenuti appartengono ai relativi proprietari. Qualora voleste richiedere la rimozione di un contenuto a voi appartenente siete pregati di contattarci: fondazionetdo@gmail.com.

Dati personali raccolti per le seguenti finalità ed utilizzando i seguenti servizi:
Gestione contatti e invio di messaggi
MailChimp
Dati Personali: cognome, email e nome
Interazione con social network e piattaforme esterne
Pulsante Mi Piace e widget sociali di Facebook
Dati Personali: Cookie e Dati di utilizzo
Servizi di piattaforma e hosting
WordPress.com
Dati Personali: varie tipologie di Dati secondo quanto specificato dalla privacy policy del servizio
Statistica
Wordpress Stat
Dati Personali: Cookie e Dati di utilizzo
Informazioni di contatto
Titolare del Trattamento dei Dati
Marcello Gaballo
Indirizzo email del Titolare: marcellogaballo@gmail.com

error: Contenuto protetto!