La Madonna di Pasano (Sava) e le sue miracolose guarigioni

Pasano, icona della Madonna prima del restauro degli anni ’90

La leggenda del “preti stroppiu” e altre storie di guarigioni di infermi nella tradizione della devozione alla Madonna di Pasano (Sava)

di Gianfranco Mele

 

“Ecco quel preti stroppiu:crazia ca li dumanda,

sanu ca lu rimanda e allecru, alla sua città!”

 

Questi, i versi recitati intorno al 1978 dalla anziana Giovanna Marino di Sava, all’epoca 91enne. Furono raccolti in occasione di una intervista condotta dagli associati al Gruppo Culturale Salentino di Sava, che si occupava di raccogliere informazioni intorno a tradizioni e storia del territorio, e apparvero in una pubblicazione ciclostilata.[1] Le “Note” del Gruppo Culturale Salentino, che venivano redatte e stampate a cadenza irregolare, venivano distribuite ad associati, amici e simpatizzanti. Questi ciclostilati erano composti di 25-30 pagine l’uno, e furono concepiti e distribuiti tra il 1977 e il 1979: non avevano numerazione e data.

 

Il frontespizio dei ciclostilati del Gruppo Culturale Salentino di Sava

 

I versi di cui sopra, tramandati oralmente di generazione in generazione, si riferiscono ad un “miracolo” operato dalla Madonna di Pasano nei confronti di un sacerdote del leccese; altri particolari di questa leggenda, li racconta Gaetano Pichierri in un articolo intitolato “La devozione alla Vergine di Pasano attraverso la lettura di due documenti del secolo scorso”. La storia è ripresa, nel caso del Pichierri, da una pubblicazione di anonimo del 1897, intitolata “I miracoli di Maria SS. Di Pasano”, stampata dalla tipografia D’Errico di Manduria.[2]

Non è chiara la datazione del presunto miracolo, ma secondo le ricostruzioni di Gaetano Pichierri è riferito al 1660 circa.[3]

Questa, la leggenda così come il Pichierri la riporta traendola direttamente dall’anonimo ottocentesco:

Un sacerdote leccese, da gran tempo infermo e pieno di piaghe, menava amaramente i suoi giorni di vita. Quando in vision gli comparve adorna di folgoranti stelle una Nobile Signora che era appunto Maria Vergine di Pasano: lo sveglia, lo anima, lo incoraggia a farsi condurre al suo Tempio. Egli, pieno di gioia, si dispone con rassegnato spirito alla tanto desiata partenza. Lo adagiano su un legno, e giunti alla Cappella di Pasano, si prostra al privilegiato altare ove riacquista la salute. Rendendo infine grazie, mosso dal Divino Spirito Santo ne offrì due messe, facendo lieto ritorno alla patria sua, di cui restarono ammirati dal miracolo ottenuto”.[4]

In altro manoscritto ottocentesco, attribuito in parte all’ Arciprete Luigi Spagnolo, si legge:

“In uno dei paesi di là da Lecce si trovava da più anni in letto un sacerdote stroppio di mani, e di piedi, a cui comparendo la Beatissima Vergine di Pasano disse, che venisse a visitare la sua cappella di Pasano, che guarirebbe. Fattosi condurre il sacerdote ed inginocchiato avanti la sua Immagine, dopo aver pianto dirottamente ebbe la grazia, e celebrò messa nel suo altare, che tanto non avea potuto vedere” [5]

Di questa leggenda esisteva una rappresentazione pittorica, oggi purtroppo non più visibile.[6] Difatti, nel libello anonimo del 1897 vi è la descrizione di un grande quadro che si trovava “sul sommo della porta di entrata” della chiesa di Pasano, e che, a detta dell’autore dello scritto

“rappresenta due miracoli della Vergine di Pasano, l’uno, a destra di chi guarda, è quello di un uomo gettato in un pozzo; l’altro a sinistra, di un sacerdote del Capo”.[7]

La Madonna di Pasano come protettrice e guaritrice degli infermi ha una lunga tradizione miracolistica, documentata, tra l’altro, dai numerosi ex voto che sino alla fine dell’ Ottocento venivano posti ai lati dell’ altare maggiore, e consistevano nella riproduzione di particolari anatomici.[8] Di questa caratteristica, ci offre un quadro ancora il Pichierri, traendola dall’autore ottocentesco:

La devozione a quella sacra immagine non era sentita solamente da parte degli abitanti del nostro paese, ma anche dei paesi circonvicini e di altri pure più lontani. Cosicchè le pareti del Santuario erano piene di ex voto per grazie ricevute. Ecco, a proposito, quanto si legge nell’elenco dell’autore anonimo: “A destra e a sinistra dell’ Altare Maggiore, una gran quantità di mani, di busti, teste, piedi di votivi tutti di cera vi sono appesi.”[9]

Degli ex voto anatomici di Pasano è scomparsa traccia, ma in alcuni testi di storia locale è fotografato e descritto un dipinto ex-voto dedicato alla Madonna di Pasano nella seconda metà dell’ Ottocento,[10] che rappresenta una savese, Maria Pesare “Romita” (= eremita, nella accezione di custode e abitante dell’eremo di Pasano) guarita dalla Madonna. Nell’ iscrizione si legge:

“Miracolo […] fatto a Maria Pesare Romita di questa Cappella, soffriva una spina ventosa a l’intero braccio per lo spazio di anni 24 …”.

Dipinto ex voto (seconda metà dell’Ottocento) dedicato alla Madonna di Pasano

 

Nel manoscritto dello Spagnolo si raccontano diversi “miracoli” operati dalla Vergine di Pasano, tra cui quello, più noto, dello “schiavo”[11], quello di un uomo scampato a una lapidazione per intercessione della Madonna,[12] e quello di un giovane che, in punto di morte, fu portato dal suo genitore in Pasano e là miracolato:

“ … un divotissimo padre, vedendo boccheggiante il suo amatissimo figlio, tutto vivezza di fiducia verso la Vergine prende in braccio il moribondo suo pegno, parte improvviso, lo conduce in Pasano, su dell’altare lo sdraia; e dove col morto suo figliuol tutti si aspettavano vederlo ritornare, è ammirato con istupore di tutti, venire il suo fanciullo appiè seguito, ed accompagnato”.[13]

La Madonna di Pasano è ritenuta specialista nel guarire molti malanni e infermità, e anche nell’intervenire prodigiosamente nei confronti di calamità naturali[14]:

Le apoplasie, le asme, le febbri, gli spasimi, le cecità, le stroppiature, e tutta quella serie di mali, che per il peccato del nostro progenitore inonda il gran mondo; i terremoti, le inondazioni, la mancanza d’acqua, l’insetti divoratori, i rettili velenosi, i fulmini, le saette, l’archibuggiate, o al tatto di qualcun de’ suoi voti, che pendono dalle sacre pareti alla gran Donna dedicati, o all’unzioni degl’ ogli delle sue lampade, o al religioso esercizio, o per l’usanza di mandare alla sua Cappella tredici verginelle, o alla sola interna invocazione del suo Sacro Santo Nome, retrocedono, e fuggono, e spariscono”.[15]

Frontespizio del manoscritto dello Spagnolo

 

Note

[1]
Giuseppe Lomartire, Pasano ieri e oggi – vicende varie del Casale e del Santuario, in: Note del Gruppo Culturale Salentino di Sava, ciclostilato in pr., s.d.

[2]   Anonimo, Dei miracoli e dei prodigi operati dalla Vergine SS. Di Pasano (opuscolo dedicato a Monsignor M.T. Gargiulo Vescovo di Oria), Manduria, 1897, pag. 13. Ho ripreso questa citazione di seconda mano, dal testo di Gaetano Pichierri, La devozione alla Vergine di Pasano attraverso la lettura di due documenti del secolo scorso, in: Vincenza Musardo Talò (a cura di), Gaetano Pichierri, Omaggio a Sava, Del Grifo Ed., Lecce, 1994, pp. 206-209 (trattasi di raccolta postuma di articoli e saggi di G. Pichierri)

[3]   Gaetano Pichierri, La devozione alla Vergine di Pasano, op. cit., pag. 206

[4]   Ibidem

[5]   Luigi Spagnolo, Manoscritto “Orazione Panegirica in lode della Prodigiosissima Vergine Maria sotto il Titolo di Pasano, Primaria e Speciale Protettrice della Terra di Sava”, s.d.. Il documento contiene in calce al frontespizio la scritta aggiunta “”Recitata da mio zio arciprete don Luigi Spagnolo di anni 18 essendo accolito nel seminario di Oria“, e in allegato 3 fogli contenenti la storia di Pasano e dei “miracoli” attribuiti alla Madonna, con citazioni e trascrizioni di passi di Domenico Antonio Spagnolo (Arciprete in Sava dal 1686 al 1722), Alessandro Maria Calefati (Vescovo della Diocesi di Oria dal 1781 al 1793, anno della sua morte), Luigi Spagnolo (Arciprete in Sava dal 1800 al 1828), Pasquale Cantoro Melle (che, da una annotazione dell’autore – nipote del Luigi Spagnolo, sappiamo morto nel 1790). Il manoscritto è conservato ad Oria nella Biblioteca De Leo ed è là censito con “data stimata: 1801-1900”.

[6]   v. anche Gianfranco Mele, Tra storia e leggenda: l’uomo gettato nel pozzo e lapidato nei pressi di Pasano (Sava), in La Voce di Maruggio, sito web, 23 febbraio 2020 https://www.lavocedimaruggio.it/wp/tra-storia-e-leggenda-luomo-gettato-nel-pozzo-e-lapidato-nei-pressi-di-pasano-sava.html

[7]   Tratto da Gaetano Pichierri, op. cit., pag. 206

[8]   Gianfranco Mele, L’antica tradizione degli ex voto a Pasano, in La Voce di Maruggio, sito web, 23 gennaio 2020 https://www.lavocedimaruggio.it/wp/l-antica-tradizione-degli-ex-voto-a-pasano.html#:~:text=Molte%20volte%20gli%20ex%20voto,(votum%20feci%20gratiam%20accepi).

[9]   Gaetano Pichierri, op. cit., pag. 206

[10] Mario Annoscia, Il Santuario della Madonna di Pasano presso Sava, Del Grifo Ed., Lecce, 1996, pag. 56

[11] Gianfranco Mele, La vera e triste storia dello schiavo di Pasano, in La Voce di Maruggio, sito web, 6 agosto 2019 https://www.lavocedimaruggio.it/wp/la-vera-e-triste-storia-dello-schiavo-di-pasano-nessun-miracolo-ma-un-accadimento-di-ordinaria-amministrazione-edulcorato-dalla-diplomazia-ecclesiastica.html

[12] Gianfranco Mele, Tra storia e leggenda: l’uomo gettato nel pozzo e lapidato nei pressi di Pasano (Sava), op. cit.

[13] Luigi Spagnolo, op. cit.

[14] Gianfranco Mele, Il terremoto del 20 febbraio 1743 nell’interpretazione popolare e religiosa, e in un antico canto dialettale savese, Fondazione Terra d’Otranto, sito web, 20 febbraio 2020 https://www.fondazioneterradotranto.it/2020/02/20/il-terremoto-del-20-febbraio-1743-nellinterpretazione-popolare-e-religiosa-e-in-un-antico-canto-dialettale-savese/

[15] Luigi Spagnolo, op. cit.

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