I guardiani del mare si raccontano e i più belli sono nel Salento (II parte)

di Cristina Manzo

Faro di Torre San Giovanni, Ugento
https://www.viaggiareinpuglia.it/at/4/castellotorre/5546/it/Faro-di-Torre-San-Giovanni-158-(LE)

 

Il faro di Torre San Giovanni rappresenta il sito più antico dell’intero villaggio e costituisce, oltre che un punto di riferimento terrestre e marittimo di grande utilità e importanza, anche una testimonianza dell’influenza che Ugento e il suo territorio esercitavano nel Salento.

La torre originaria voluta da Carlo V nel XVI secolo come sito di difesa contro i Saraceni, si trova su un piccolo promontorio proteso in mare che divide a metà la costa ugentina. A nord infatti, si estende la parte rocciosa, piuttosto bassa quasi ovunque, mentre a sud, oltrepassata la zona del porto, iniziano le splendide e celebri coste di sabbia bianca e finissima. Nel corso dei secoli, la sua funzione è mutata. Da torre di vedetta è diventata faro, per aiutare i naviganti che storicamente incappavano nelle pericolosissime secche, situate proprio in prossimità del segnale luminoso.

Attualmente è di proprietà della Marina Militare in quanto è sede della Guardia Costiera. Ai suoi piedi, oltre le mura messapiche, ogni anno a Natale viene allestito un piccolo presepe all’aperto. Nel periodo estivo invece, nella piazzetta sottostante, si tengono varie feste che caratterizzano l’estate ugentina: in particolare, degna di nota è la Festa dell’Emigrante, generalmente la prima settimana del mese di agosto.

Molto caratteristico l’aspetto dell’edificio: la piastrellatura bianca e nera, disposta in foggia di una grande scacchiera, oltre a rendere la torre visibile da grande distanza in mare, la identifica nell’immaginario collettivo[1].

L’isola di Sant’Andrea si estende per circa 50 ettari e dista poco più di un miglio dal centro storico della cittadina salentina di Gallipoli. È completamente pianeggiante e la sua altezza massima non supera i tre metri. Questa caratteristica porta l’isola a essere spazzata dai marosi in caso di forte vento e la rende poco adatta a ospitare una ricca vegetazione. Per questa ragione i Messapi la chiamavano Achtotus (terra arida). Il vecchio nome messapico venne dimenticato con la conquista dei Romani della città di Gallipoli (267 a.C.) e probabilmente prese il nome di Sant’Andrea solo alcuni secoli più tardi quando i bizantini vi costruirono una cappella dedicata al santo. In passato l’isola era usata dagli abitanti di Gallipoli per pascolare le greggi, che venivano trasportate tramite imbarcazioni. Ciò era possibile per la presenza di una fonte di acqua dolce a nord dell’isola. L’isola, oggi completamente disabitata, rappresenta un patrimonio unico dal punto di vista naturalistico. L’area rappresenta, infatti, l’unico sito di nidificazione, del versante ionico ed adriatico d’Italia, della specie di gabbiano corso.

Collocata al centro di un’area marina interessata da habitat particolarmente sensibili, come la prateria di posidonia, l’isola è inoltre tappa dei percorsi migratori dell’avifauna e luogo botanico di elevato valore scientifico, in quanto ospita specie endemiche come lo statice iapigico salentino (limonium japijicum). L’isola è stata riconosciuta dalla direttiva CEE detta «Rete natura 2000», quale habitat naturale di importanza comunitaria, è stata individuata area naturale protetta dalla legge regionale della Puglia n.19 del 24 luglio 1997, ed è stata inoltre qualificata di particolare interesse storico e artistico, ai sensi della legge n. 1089 del 1939, con nota del Ministero per i beni e le attività culturali. Sul versante settentrionale è presente una zona paludosa ricca di giunco, che per evitare diventasse fonte di malaria venne collegata al mare con l’apertura di due brevi canali sulla costa. Notevole anche l’importanza archeologica per la presenza di insediamenti risalenti all’Età del Bronzo.

Il Faro dell’isola di Sant’Andrea, Gallipoli (2)

 

Sull’isola ci sono due approdi, situati uno a nord-est e uno a sud-est, e un grande faro costruito nel 1866. Il faro è sempre stato in attività, dotato di un congegno a sei lampeggianti, con un fascio luminoso che raggiungeva le due miglia marine. Alla fine del 2005, su intervento del sottosegretario alla difesa, il senatore Rosario Giorgio Costa, sono stati avviati lavori di ristrutturazione. Il nuovo impianto è entrato in attività il 26 marzo 2006 (alle 18.15) con una lampada da 1000 Watt alimentata da pannelli fotovoltaici. La sua portata oggi è di quasi 20 miglia marine. L’intervento di recupero, interamente a carico del Ministero della Difesa, è costato 180.000 euro. Nel 1997, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell’11 agosto, all’epoca Romano Prodi, a seguito della legge finanziaria, l’isola di Sant’Andrea è stata inserita in un elenco di beni, predisposto su proposta del Ministero della Difesa, dei quali veniva disposta la vendita a privati. Nel dicembre 2000, rappresentanti di partiti politici e di associazioni varie hanno però chiesto e ottenuto dal tribunale di Lecce la sospensione della vendita dell’isola di Sant’Andrea [3].

ph Lycia Perrone

 

Note

[1] https://www.viaggiareinpuglia.it/at/4/castellotorre/5546/it/Faro-di-Torre-San-Giovanni-158-(LE)

[2]  https://www.nauticareport.it/dettnews/turismo_e_ormeggi/isola_di_santandrea__gallipoli_le-18-6254/

[3]  Idem.

 

Per la prima parte:

I guardiani del mare si raccontano e i più belli sono nel Salento (I parte)

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