Il busto di San Gregorio Armeno tra i tesori in argento della diocesi di Nardò

di Marcello Gaballo

Oggetto di grande venerazione da parte della città di Nardò è il reliquiario a braccio con la reliquia di San Gregorio, copia di un precedente trafugato negli anni ’80 e poi rifatto nel 1989 dalla Ditta Catello di Napoli

Non da meno è il mezzobusto del Santo protettore della città di Nardò, già restaurato dall’Istituto Centrale del Restauro di Roma nel 1986, che viene portato processionalmente la sera del 19 febbraio tra le vie principali della città, subito dopo il pontificale del vescovo in Cattedrale, accompagnato dalle confraternite cittadini, le Autorità religiose e civili ed un seguito di fedeli che stanno sempre più riscoprendo il culto del santo.

Mercoledì 12 febbraio 2020, in Cattedrale, sarà presentato al pubblico il busto argenteo, egregiamente restaurato ed ultimato nelle settimane scorse, con la presenza degli artefici dell’importante intervento (Mariana Cerfeda e Giuseppe Tritto) e di uno dei più qualificati conoscitori dei manufatti in argento presenti in Puglia, Giovanni Boraccesi, che qualche anno fa scrisse un volume sui tesori argentei della Cattedrale di Nardò, per le edizioni Congedo (Capolavori di oreficeria nella Cattedrale di Nardò, Quaderni degli Archivi Diocesani di Nardo’ e Gallipoli – Nuova Serie – Supplementi V, Congedo, Galatina 2013).

Il santo, nel busto che si presenta, indossa i paramenti vescovili e mentre con la mano sinistra stringe un libro, la palma del martirio e la croce patriarcale, con la destra impartisce la benedizione; sul petto è inserita la reliquia. Nel dito anulare destro è infilato un anello d’argento con smeraldo. E’ merito dello stesso Boraccesi aver individuato in Nicola Alvino, apprezzato argentiere napoletano, l’artefice della preziosa opera.

L’occasione è utile per riproporre quanto già scrissi diversi anni fa nel libro sui Sanfelice a Nardò (Antonio Sanfelice vescovo della diocesi di Nardò. La straordinarietà e la lungimiranza dell’uomo e del pastore attraverso i documenti di archivio, in Antonio e Ferdinando Sanfelice: il vescovo e l’architetto a Nardò nel primo Settecento, a cura di M. Gaballo, B. Lacerenza, F. Rizzo, Congedo, Galatina 2003), poiché si continuava ad avere incertezza sul prezioso busto settecentesco, allora datato con approssimazione.

Le notizie furono desunte da una serie di atti notarili conservati nell’Archivio di Stato di Lecce, attestando come l’opera fosse stata realizzata a Napoli nel 1717, come si evince pure dall’iscrizione incisa sulla stessa.

A distanza di un anno dalla consegna al clero e alla città di Nardò il busto richiedeva già  un intervento di restauro, a causa dei cedimenti di alcune delle lamine argentee che lo ricoprivano. In un atto del notaio neritino Emanuele Bonvino del 1718 si legge che il mastro argentiere Giovan Battista Ferreri di Roma era stato saldato dall’economo della cattedrale sac. Domenico Grumesi, per conto di Mons. Sanfelice (1707-1736):

Costituito personalmente avanti di noi in testimonio publico il Sig.re Gio: Batt(ist)a Ferrieri della città di Roma, al p(rese)nte in questa Città di Nardò mastro Argentiere, il quale spontaneam(en)te e per ogni miglior via, avanti di noi dichiarò come hoggi p(rede)tto giorno esso Sig. Gio: Batt(ist)a have presentato al Sig. D. Domenico Grumesi economo di questa mensa vescovile qui p(rese)nte una tratta pagabile ad esso da Mons(igno)re Il(ustrissi)mo R(everendissi)mo D. Antonio Sanfelice vescovo di questa Città sotto la data in Napoli li 15 del corrente mese di Giugno in somma di ducati quindici, come dalla suddetta tratta alla quale et havendo esso Sig. Gio: Batta richiesto detto Sig.re D. Dom(eni)co per la consegna e soddisfatione delli suddetti ducati quindici, e conoscendo il medesimo esser cosa giusta e volendo soddisfare la tratta suddetta che può hoggi p(rede)tto giorno esso Sig.re Gio: Batta presentialmente e di contanti avanti di noi numerati di moneta d’argento ricevè et hebbe detti ducati quindici dallo detto Sig.re D. Dom(eni)co p(rese)nte date et numerate di proprio denaro detto Il(ustrissi)mo e R(everendissi)mo Mons(ignor) Vescovo come disse, e sono a saldo, e complimento e fino al pagam(ento) della statua d’Argento del nostro Prò(tettore) S. Gregorio Armeno fatta fare nella Città di Napoli da detto Ill.mo R.mo Sig.re come disse, così d’Argento, metallo , oro, indoratura e manifattura e di qualsi’altra spesa vi fusse occorsa…

Nell’ atto dunque l’argentiere si dichiara soddisfatto della somma avuta, impegnandosi per il futuro di apportarvi ogni restauro, senza nulla pretendere, fatta eccezione per l’argento che gli sarebbe stato fornito per le necessarie riparazioni.

Essendo stato il busto realizzato a spese del Vescovo probabilmente egli ne restava anche proprietario, visto che con altro atto del medesimo notaio, ma del 20 febbraio 1722, il Sanfelice donò alla Cattedrale il nostro busto, il braccio d’ argento di S. Gregorio e quello, anch’ esso argenteo, col dito di S. Francesco di Sales, che tuttora si conserva nello “stipo dei santi” della Cattedrale.

Per amor di completezza occorre dire che tale donazione includeva altre suppellettili preziosissime, come alcuni “reliquiari d’ argento lavorati in Roma”, due “dossali o baldacchini”, un paliotto d’ argento, una cartagloria e la croce tempestata di smeraldi. Quasi tutti questi preziosi ora trovano posto nel Museo Diocesano di Nardò.

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