Nardò: il duca Belisario può far celebrare messa nel suo palazzo

di Armando Polito

Su Belisario Acquaviva, ultimo duca di Nardò con tale nome, vedi Bernardino Tafuri, Dell’origine, sito ed antichità della città di Nardò, in Opere di Angelo, Stefano, Bartolomeo, Bonaventura, Giovanni Bernardino e Tommaso Tafuri di Nardò stampate ed annotate da Michele Tafuri, Stamperia dell’Iride, Napoli,1848, v. I, pp. 443-445.

Di seguito il documento di autorizzazione emesso dall’arcivescovo di Amalfi Paolo Emilio Filonardi (Roma, 1580 – Roma, 24 aprile 1624) su autorizzazione di papa Paolo V (1552-1621). È contenuto in un manoscritto del secolo XVII (Borg. lat. 67, carta 188r e v) custodito a Roma nella Biblioteca Apostolica Vaticana. Esso, come si vedrà, non reca data, ma, siccome è seguito da altre licenze concesse ad altri nel 1618, è plausibile che risalga a quell’anno. Ad ogni buon conto non può essere anteriore all’aprile del 1618, data in cui il Filonardi fu nominato nunzio apostolico, carica ricordata proprio all’inizio.

Lo riproduco con, di mio, la trascrizione a fronte e  la traduzione in calce.

Paolo Emilio Filonardo di Roma, arcivescovo di Amalfi per grazia di Dio e della sede apostolica, e attualmente nunzio per il Regno di Napoli per conto dell’illustrissimo signore nostro papa Paolo V e commissario appositamente deputato a tutto ciò che dopo è posto. A tutti e ai singoli fedeli di Cristo che leggeranno la presente, nonché a quelli che la vedranno e alla quale siano pervenuti  o in qualsivoglia modo spetti, dichiariamo quale licenza concediamo al signore Belisario Acquaviva duca di Nardò in forza della facoltà concessaci dal signor nostro papa Paolo e con la presente disponiamo che al medesimo duca sia lecito e possa far celebrare il sacrosanto sacrificio della messa nella sua cappella o oratorio della medesima città di Nardò con i suddetti limiti e condizion, in modo che l’oratorio adeguatamente a ciò arredato, rimanga libero da tutti gli usi domestici, tuttavia dall’organizzazione del luogo anche da visitare e da approvare, affinché qualche messa

possa celebrare per mezzo di qualsiasi sacerdote secolare o regolare su licenza, tuttavia, dei suoi superiori, rispettati ed esclusi i giorni di Pasqua di Resurrezione, Pentecoste e Natività di nostro signore Gesù Cristo e in presenza del suddetto signor duca e della sua famiglia, così che si pensi che gli altri, oltre ai domestici necessari al medesimo duca, che qui partecipasseo alla messa nei giorni festivi non abbiano soddisfatto per niente il precetto dell’obbligo di ascoltare la messa in chiesa e che tuttavia sia celebrata una sola volta al giorno, finché non sarà stata concessa licenza di celebrarla nel detto palazzo. In questa dichiarazione di fede e testimonianza noi presenti abbiamo sottoscritto di propria mano e abbiamo ordinato che fosse corredata del solito sigillo. Emesso a Napoli nel palazzo apostolico1. Nel giorno

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1 Da intendersi palazzo della nunziatura apostolica.

 

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3 Commenti a Nardò: il duca Belisario può far celebrare messa nel suo palazzo

  1. BELISARIO ACQUAVIVA, SPOSO DI PORZIA PEPE*, MUORE IL 1619…

    SE “il documento di autorizzazione emesso dall’arcivescovo di Amalfi Paolo Emilio Filonardi (Roma, 1580 – Roma, 24 aprile 1624) su autorizzazione di papa Paolo V (1552-1621)[…] non reca data, ma, siccome è seguito da altre licenze concesse ad altri nel 1618, è plausibile che risalga a quell’anno”, FORSE, si può anche ipotizzare che la concessione al signore Belisario Acquaviva duca di Nardò di poter “celebrare il sacrosanto sacrificio della messa nella sua cappella o oratorio della medesima città di Nardò”, sia stata data per gravi motivi di salute: l’ultimo duca di Nardò, infatti, morì l’anno dopo – il 1619.

    * PORZIA PEPE (+1623), figlia di Marcantonio Pepe “Barone di Contursi sua patria, e della Baronia di Fasanella” (cfr. Enrico Bacco, “Il regno di Napoli diviso in dodici provincie, nel quale brevemente si …”: https://books.google.it/books?id=S3kDzW-ICP8C&pg=PA67&lpg=PA67&dq=MARCANTONIO+PEPE&source=bl&ots=FV6XuQcL95&sig=ACfU3U1Q5fIJOjP5_CHdIk4B968f0zV1Xg&hl=en&sa=X&ved=2ahUKEwjCpsjA6LHpAhVPAxAIHU1qA8EQ6AEwCXoECAUQAQ#v=onepage&q=MARCANTONIO%20PEPE&f=false)

    P.S. RICORDANDO IL LAVORO DELLA FONDAZIONE SULLE SIBILLE (https://www.fondazioneterradotranto.it/tag/santa-maria-di-casole/) E UN “VECCHIO” INVITO A RAGGIUNGERE CONTURSI TERME(https://www.fondazioneterradotranto.it/2016/09/13/dalla-sibilla-ai-carmati-di-san-paolo-e-allorto-dei-turat/#comment-61716):

    UN FORMIDABILE SPLENDENTE CONTRIBUTO DI UNO SPIRITO PROF-ETICO DOTATO, INCONTRATO NELL’ATTENZIONE COMUNE A ERMES, A ERMETE TRISMEGISTO, ALLE SIBILLE, E ALLA STORIA DELLA NOSTRA TERRA (NON SOLO DELLA CAMPANIA E DELLA PUGLIA, DELLA TERRA DI OTRANTO E DEL SALENTO), “DELLA TERRA, IL BRILLANTE COLORE”. Personalmente, ne sono – semplicemente – onorato e grato. Auguro al libro sulle SIBILLE del prof. POLITO e del dott. Gaballo una veloce realizzazione … e con la sua grande qualità “salmonica” (già largamente manifestata e intravista nelle varie prove della Rivista della Fondazione) di risalire la corrente da S. Maria di Leuca (città-capolinea dell’acquedotto pugliese) arrivare a Caposele, alle sorgenti del Sele, e, così, a Contursi Terme – al più presto!!! Un grande “Grazie”! E buon lavoro!!!

    Federico La Sala

      • UNA PICCOLA, GRANDE, STORIA: CONTURSI TERME (SALERNO), RIPACANDIDA (POTENZA), NARDO’ (LECCE)…

        Ch.mo Prof. Armando Polito … benché il tempo, piano piano, cancella ogni traccia, è da riconoscere che il lavoro “archeologico” (passato, presente, e futuro) non è mai perduto – è strutturalmente legato alla questione del “principio” (del famoso “arché”).

        I “vecchi” ricordi, soprattutto se sono stati “vivi e graditi”, portano con loro stessi una memoria del “Principio”, del “c’era una volta” (mal compreso e, per lo più, ridotto a canzonetta e favoletta) che richiama il fondamento stesso del nostro essere e del nostro vivere – quello della Costituzione, del Dialogo, e della Fiaba (http://www.lavocedifiore.org/SPIP/article.php3?id_article=5814): “In principio era il Logos”!!!

        A ONORE DEL SUO LUNGO ED ECCEZIONALE LAVORO, ricordo ancora che il filo della storia di Contursi come quello di Nardò e, ancora, quello di Ripacandida sono legati e intrecciati saldamente e aprono ad altri collegamenti, è il caso di dire (e come ben sa!), ad altri fili e alla intera rete della storia in generale!!! Non lo dimentichi, non dimentichiamolo, e lo dimentichino gli stessi lettori (e i famosi “posteri”)!!! Un “grazie!” e un grande “buon lavoro”!

        * Si cfr.: UN PALAZZO UN MONASTERO. I Baffari-Rossi e le Teresiane di Ripacandida (PZ). Una traccia per ulteriori approfondimenti(https://www.fondazioneterradotranto.it/2018/06/23/i-baroni-sambiasi-e-le-monache-di-santa-teresa-a-nardo/#comment-246713).

        Federico La Sala

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